Herbert Kickl, leader del Partito della Libertà (FPÖ), ha buone possibilità di diventare il prossimo cancelliere austriaco, il primo di estrema destra nel dopoguerra. Lunedì il presidente Alexander Van der Bellen gli ha affidato l’incarico di formare il governo: un’alleanza con il Partito Popolare (ÖVP, conservatore) è possibile. Kickl ha come modello l’ungherese Viktor Orbán e come lui è piuttosto apertamente filorusso, oltre che radicale nell’opposizione all’immigrazione.
È già stato ministro dell’Interno, ha una lunga storia all’interno del partito FPÖ e una retorica estremista in cui compaiono termini che richiamano il passato nazista del paese. Ha vinto le elezioni di settembre con un messaggio politico incentrato sul concetto di “Fortezza Austria”, chiusa per contrastare «l’invasione degli immigrati» e tornare a essere una «società più omogenea».
Kickl ha 56 anni e fino a qualche anno fa poco lasciava prevedere che diventasse il leader capace di portare l’estrema destra al potere in Austria. Una biografia non autorizzata uscita nel 2014 cita una sua frase di quando era ancora un dirigente dell’FPÖ: «Se il partito fosse una nave, preferirei essere in sala macchine piuttosto che alla cena del capitano». Gli autori lo definiscono «un tribuno con problemi relazionali»: era considerato un ottimo stratega politico, ma con poco carisma e limitate capacità di presa sull’elettorato.
Nato in Carinzia in una famiglia borghese e con un nonno nazista (cosa peraltro piuttosto comune nella regione), Kickl ha studiato Filosofia ma non ha finito l’università, entrando nel partito alla fine degli anni Novanta con ruoli operativi: scriveva discorsi, inventava slogan, elaborava piani di comunicazione, organizzava la campagna elettorale. Fu Jörg Haider, il primo a portare Partito della Libertà oltre il 20 per cento dei voti e alla rilevanza nazionale e internazionale, a vedere le sue capacità di “marketing politico”: ma quando Haider nel 2005 lasciò l’FPÖ (morì poi nel 2008 in un incidente stradale), Kickl a sorpresa non lo seguì.
Divenne invece segretario del partito, braccio operativo del leader Heinz-Christian Strache. Strache nel 2017 divenne vicecancelliere, prima che la sua carriera politica terminasse a seguito di uno scandalo, accusato di avere usato i fondi del partito per spese personali e ripreso in un video mentre discuteva la possibilità di fare favori alla Russia in cambio di finanziamenti per la propria campagna elettorale. A Strache subentrò come presidente della FPÖ Norbert Hofer che, seppur nel contesto dell’estrema destra, sembrò voler ammorbidire toni e immagine del partito. Nel 2021 invece prevalse la linea di Kickl, più estrema e battagliera: dopo una carriera ventennale divenne quindi leader del partito.
L’FPÖ ha già partecipato a cinque governi austriaci, sempre in alleanze in cui era “socio di minoranza”: il primo nel 1983, l’ultimo fra il 2017 e il 2019, con Sebastian Kurz cancelliere. Allora Kickl fu ministro all’Interno e si fece notare soprattutto per aver organizzato una serie di retate e indagini negli uffici dei servizi segreti, accusati di irregolarità: l’inchiesta legalmente non portò a nulla, ma screditò i servizi austriaci nel contesto internazionale. Nello stesso periodo Kickl fu al centro di altre polemiche per aver contestato la convenzione europea sui diritti umani, dicendo che «le leggi devono seguire la politica e non la politica le leggi» e per un programma di «concentramento» dei richiedenti asilo. Disse di non aver usato «deliberatamente» il termine che richiamava i campi nazisti.
I suoi sostenitori lo chiamano “Volkskanzler”, “cancelliere del popolo”, un termine che rivendica, ma anche quello con cui i nazisti si rivolgevano ad Adolf Hitler nei primi anni dopo la presa del potere, prima che diventasse il Führer. (Hitler nacque in Austria ma fu naturalizzato tedesco; prese il potere nel 1933 e nel 1938 l’Austria si unì alla Germania nazista con un plebiscito).
Lontano dal governo e in campagna elettorale le sue posizioni sono diventate ancora più estreme: durante la pandemia ha promosso tesi complottiste e antiscientifiche, promuovendo fra l’altro l’ivermectina, un farmaco antiparassitario, come cura contro il COVID. Le battaglie no-vax e contro le restrizioni imposte dal governo gli sono valse l’appoggio di una nuova parte dell’elettorato, poi l’argomento principale è tornato a essere l’immigrazione.
Il programma del partito prevede la creazione di centri per migranti in paesi terzi, all’esterno dell’UE, ma anche espulsioni per gli immigrati condannati «anche solo in primo grado» o che dimostrino di non essere «sufficientemente inseriti». Durante la campagna elettorale Kickl ha parlato anche di “remigrazione”, un progetto di deportazione di massa “cittadini di origine straniera non integrati”, e ha definito «una ong di destra» gli “identitari austriaci” di Martin Sellner, un gruppo apertamente razzista e filonazista.
Fortemente antieuropeista, soprattutto quando si tratta dei regolamenti dell’Unione per contrastare il cambiamento climatico, Kickl è anche contrario alle sanzioni alla Russia e vorrebbe tornare a comprare il gas naturale dal regime di Vladimir Putin (l’Austria lo ha fatto fino a novembre 2024). A luglio ha creato un gruppo di destra nel Parlamento Europeo, chiamato “Patrioti per l’Europa”, con l’ungherese Orban e Andrej Babis, l’ex primo ministro della Repubblica Ceca del partito populista Azione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO). L’Austria, l’Ungheria, la Slovacchia di Robert Fico e la Repubblica Ceca (Babis è in testa nei sondaggi per le elezioni previste a ottobre), potrebbero creare un gruppo di governi centroeuropei vicini alla Russia ed euroscettici, con possibili ripercussioni sul sostegno all’Ucraina.
Ma il successo di Kickl e della FPÖ è stato costruito anche con una comunicazione molto moderna, che ha sfruttato come molti altri partiti di destra i social network, ma che contava anche su mezzi di comunicazione propri, che hanno permesso al partito di prescindere dai media tradizionali. Oggi l’FPÖ pubblica un proprio settimanale online, la Neue Freie Zeitung (Nuovo Quotidiano Libero), produce due podcast che si occupano di attualità e approfondimenti politici e ha una sua tv molto seguita, la FPÖ TV, che trasmette principalmente dall’omonimo canale YouTube.
Kickl è molto presente in prima persona, con comizi, messaggi, interviste, mentre resta totalmente riservato riguardo alla sua vita privata (è sposato e ha un figlio): è nota solo la sua passione per il triathlon e per le ultramaratone in montagna.
Dopo la vittoria elettorale di settembre, con circa il 29 per cento dei voti (il miglior risultato di sempre), Kickl era stato inizialmente escluso dai tentativi di formazione di un governo, anche per rapporti di aperta ostilità con il cancelliere uscente Karl Nehammer: dopo il fallimento delle trattative per un’alleanza fra fra Partito Popolare (conservatore), Socialdemocratici e NEOS (centrista) e le conseguenti dimissioni da leader dei Popolari di Nehammer, quell’isolamento è venuto meno.
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