Omar E., 28 anni, era davanti all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti. Lì ha assistito all’incidente costato la vita al 19enne. Ha dichiarato: «Mi hanno avvicinato e intimidito»
«Stavo tornando a casa, volevo mangiare un panino da un ambulante all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti. Ho iniziato a sentire le sirene già all’altezza dell’incrocio di via Toscana. Ho avuto l’istinto di prendere il telefono in mano e ho iniziato la registrazione. Mi sarei aspettato di registrare l’inseguimento e non l’incidente».
Inizia così la deposizione di Omar E., il 28enne supertestimone della morte di Ramy davanti al pm Marco Cirigliano. È il giovane a cui due militari, oggi indagati per depistaggio e favoreggiamento, avrebbero fatto cancellare il video dell’incidente. «Vedevo questi mezzi percorrere via Ripamonti ad una velocità inaudita. Arrivati all’incrocio la moto ha inchiodato, l’auto era vicinissima, ho sentito le gomme dell’auto fischiare sui binari e ho sentito la collisione».
Il giovane, autista Ncc, racconta: «La macchina non ha avuto la prontezza di frenare subito, ho visto poi in quel momento l’urto tra la macchina e lo scooter. Ricordo che i ragazzi erano in procinto di svoltare, quindi l’auto con l’anteriore destro ha tamponato il posteriore sinistro dello scooter». Poi aggiunge: «Credo che i carabinieri non si aspettassero che a quella velocità i ragazzi inchiodassero e provassero a svoltare, sono stati sorpresi. Anche io mi aspettavo andassero dritti. Secondo me quello è stato il momento in cui, se ci fosse stata distanza, non ci sarebbe stato l’impatto».
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Nei video si vede il ragazzo indietreggiare: «Ero molto agitato, ho visto la macchina che non è riuscita a frenare, lo scooter aveva perso il controllo dopo l’urto e ha iniziato a sbacchettare a causa della velocità senza riuscire a mantenere l’equilibrio. Il conducente dello scooter è stato sbalzato in avanti mentre lo scooter e l’auto hanno colpito il palo». In realtà la prima relazione dei vigili (ma è in corso una consulenza della procura) sembra escludere che lo scooter sia stato buttato a terra dai carabinieri.
Poi due militari si rivolgono a lui. «Stavo ancora registrando quando una pattuglia si è avvicinata chiedendomi il documento e dicendomi di cancellare il video». Di preciso cosa hanno detto?, chiede il pm. «Frasi del tipo “cancella immediatamente il video”, “fammi vedere che lo hai cancellato”, a quel punto mi hanno fatto la foto al documento e hanno aggiunto “adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia”». Cosa aveva ripreso? «Tutto. Non ho rivisto il video avendolo cancellato subito (non lo vedranno neanche i carabinieri, ndr) ma sono sicuro di aver ripreso tutta la sequenza». Si è sentito intimidito? «Sì non mi aspettavo una reazione del genere e avevo paura di essere caricato in auto. Si sono messi ai miei lati chiedendomi di mostrare loro il cestino e di svuotare lo stesso, cosa che ho fatto».
Il 28enne racconta di essere stato contattato dalle Iene e di aver consegnato a loro il telefono. Spiega di aver autorizzato a far operare tecnici privati sullo smartphone. Poi però il giornalista «mi disse che non potevano far niente perché si trattava di una prova». E «lo avevano passato agli avvocati di Fares». Ora è in corso una consulenza informatica della procura per capire se davvero il video esista e sia recuperabile. Ma anche quanti passaggi di mano ci siano stati, e se ci sono state manomissioni.
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