di Marzio Fait
Panettoni, spumanti e insalate di rinforzo… Le Feste rappresentano un’occasione speciale per stare insieme, condividere momenti significativi e, naturalmente, mangiare. Tuttavia, tavole imbandite e piatti pieni possono trasformarsi facilmente in un boccone amaro: lo spreco alimentare.
Secondo Assoutenti, un’organizzazione indipendente che tutela e promuove i diritti dei consumatori, durante il periodo natalizio in Italia finiscono nel bidone circa 500mila tonnellate di cibo (l’equivalente di 20.000 camion pieni nda). Uno spreco che, se è difficile da quantificare in termini visivi, incide in maniera più tangibile sui portafogli: fino a 80 euro per famiglia in sole due settimane.
Ma il problema non si limita solo al Natale. Ogni anno, nel mondo, un terzo del cibo prodotto non viene consumato. Questo rappresenta un’enorme perdita di risorse e di lavoro, oltre che una delle principali fonti di inquinamento a livello globale: lo spreco alimentare, infatti, è responsabile del 10% delle emissioni totali di gas serra. Una situazione difficile da accettare, alla luce di un aumento demografico vertiginoso e dell’acuirsi delle disuguaglianze, che già oggi negano a molte famiglie la possibilità di mettere in tavola un pasto sano e nutriente.
Ridurre lo spreco alimentare è quindi una necessità ambientale, economica e sociale. Una sfida che TRENTINOSOLIDALE ODV riconosce e affronta da più di vent’anni, attraverso il recupero del cibo rimasto invenduto sugli scaffali dei supermercati trentini.
Ne abbiamo parlato con Marco Menapace, membro del direttivo di TRENTINOSOLIDALE.
Un quarto di secolo di storia
Nato dall’intraprendenza di un piccolo gruppo di persone, TRENTINOSOLIDALE è un’organizzazione di volontariato che può contare su 782 volontari e 33 punti di distribuzione sparsi su tutto il territorio provinciale. “Ogni giorno raccogliamo dai 70 agli 80 quintali di cibo da supermercati, piccoli negozi e agricoltori, per un valore di vendita annuo di circa 4,5 milioni di euro” racconta Menapace. “Raccogliamo e doniamo tutto ciò che non può più essere venduto: frutta, verdura, latticini, carne, prodotti confezionati. Cibo ancora buono, ma non più commerciabile perché vicino alla data di scadenza, perché lievemente danneggiato o per semplici motivi estetici, quindi soprattutto frutta e verdura.”
Alle 5:30 del mattino, i furgoni di TRENTINOSOLIDALE partono dalla sede di Via Nepomuceno Bolognini,, a Trento, per ritirare il cibo invenduto dai supermercati. Una volta rientrati, i volontari scaricano il cibo, stoccano quello confezionato, preparano gli scatoloni e danno nuova vita, con una leggera mondatura, a frutta e verdura. Il cibo non adatto al consumo umano, invece, viene destinato agli allevatori locali per nutrire gli animali. Intorno a mezzogiorno tutto è pronto per la distribuzione.
“Nel 2024 abbiamo aiutato 2.187 famiglie” sottolinea Menapace. “Per molte persone, il cibo che mettiamo a disposizione ogni giorno rappresenta un supporto fondamentale e permette loro di affrontare con maggiore serenità le spese per l’affitto e le bollette.”
Ma TRENTINOSOLIDALE collabora anche con numerose organizzazioni sociali del territorio. A tal proposito, Menapace ricorda un episodio simpatico: “Nell’agosto del 2023 – mi ricordo che era particolarmente caldo – ci chiama un supermercato di Salorno con un problema non da poco: il freezer era fuori uso, e c’era da intervenire in fretta per evitare di buttare tutto. Ho preso il furgone e, sotto un sole cocente, sono partito. Recuperato il cibo, l’abbiamo portato alla Casa della Giovane di Trento, dove le cuoche l’hanno trasformato in stufati, spezzatini e ragù che hanno sfamato le ospiti per dieci giorni.”
Il quadro normativo
Il contrasto allo spreco alimentare in Italia è regolato dalla Legge Gadda del 2016, che semplifica le procedure burocratiche per la donazione delle eccedenze alimentari per scopi sociali e solleva i donatori da responsabilità legali, purché siano rispettate le norme igienico-sanitarie.
“I supermercati hanno molti vantaggi nel donare il cibo non commerciabile” spiega Menapace. “Risparmiano sui costi di smaltimento dei rifiuti e possono scaricare l’IVA sui prodotti donati”.
Tuttavia, per quanto la legislazione italiana ed europea siano abbastanza avanzate, gli sforzi non sono ancora sufficienti. “Una delle principali criticità è legata alla normativa sulla scadenza dei prodotti, che è molto rigida e spesso non è indicativa della qualità del cibo. Molti alimenti, come latte e uova, sono consumabili anche dopo la scadenza, eppure le persone, anche per abitudine, preferiscono buttarli. Per questo è importante lavorare molto sulla sensibilizzazione.”
Educazione e sensibilizzazione
Per questo motivo, da alcuni anni, TRENTINOSOLIDALE realizza progetti nelle scuole per educare le nuove generazioni. “Quest’anno, oltre a una proposta didattica sul tema della riduzione degli sprechi, abbiamo lanciato un concorso per gli studenti degli istituti alberghieri trentini con l’idea che riflettano sullo spreco alimentare attraverso un elaborato scritto o video. I tre vincitori riceveranno dei buoni da spendere in libreria o in negozi di articoli sportivi o elettronici.”
Ma educare i giovani non basta. “Bisogna lavorare molto anche con le famiglie” aggiunge Menapace. Infatti, se è vero che tanto cibo viene sprecato lungo la filiera produttiva, molto altro viene gettato nelle nostre case. “Dobbiamo imparare a guardare nel frigorifero cosa abbiamo prima di fare la spesa e utilizzare per primi i prodotti prossimi alla scadenza. Serve anche molta più consapevolezza su come il nostro cibo viene prodotto e sulle ripercussioni delle scelte che facciamo.”
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