Pompei. La protesta dei precari: “Sottopagati e senza sicurezze, chiediamo lo stato di emergenza”

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Sottopagati e senza sicurezza, chiesto lo stato di emergenza e un tavolo istituzionale di confronto per far luce sulle condizioni di lavoro dei lavoratori degli Scavi di Pompei.

Da oltre venticinque anni, i dipendenti della Opera Laboratori Fiorentini gestiscono servizi essenziali presso il Parco Archeologico mariano. Tra questi biglietteria, infopoint, guida turistica e controllo accessi. Tuttavia, nonostante il loro contributo fondamentale, questi lavoratori denunciano da anni condizioni contrattuali e lavorative inadeguate.

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La principale criticità sollevata riguarda l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) del Commercio, considerato non idoneo alle mansioni svolte. “Questo contratto prevede tutele economiche e normative inferiori rispetto a quelle garantite ai dipendenti pubblici – dice il sindacato -. Ad esempio, la copertura economica per malattia si limita a soli tre eventi annui, nonostante il personale operi spesso all’aperto in condizioni climatiche avverse. Le denunce inoltrate ai vertici aziendali, alle istituzioni e agli organi di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro hanno prodotto scarsi risultati”.

Negli ultimi anni, i lavoratori hanno intrapreso diverse azioni di protesta, tra cui scioperi e manifestazioni davanti al Ministero della Cultura, al Ministero del Lavoro e alla Regione Campania. Hanno inoltre avviato battaglie sindacali e legali per ottenere condizioni contrattuali più eque e stabili.

“I lavoratori continuano a operare in un regime di precarietà – ricordano -. Le richieste avanzate riguardano l’istituzione di una quota di riserva nei concorsi pubblici per coloro che hanno prestato servizio continuativo agli scavi di Pompei. Questa misura, già adottata per altre categorie di lavoratori, permetterebbe di valorizzare competenze consolidate e garantire una maggiore stabilità occupazionale”.

Il recente bando da 30 milioni di euro per i servizi museali integrati presso il Parco Archeologico ha riacceso le polemiche. “I nuovi contratti proposti prevedono inquadramenti economici inferiori rispetto a quelli della Pubblica Amministrazione e non specifici per il settore culturale. Tale situazione evidenzia una gestione che dirotta parte dei ricavi verso le società appaltatrici private, a discapito dei lavoratori e delle casse dello Stato”, ha denunciato il sindacato.

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Per queste ragioni, i dipendenti di Opera Laboratori Fiorentini hanno proclamato lo stato di agitazione, chiedendo l’apertura immediata di un tavolo interistituzionale.

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