In aumento le aziende condotte da stranieri

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Un’artigiana straniera – Gefi/Artigiano in Fiera

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Sono poco piĆ¹ di 200mila, rappresentano il 20% degli imprenditori individuali artigiani e, negli ultimi dieci anni, sono cresciuti del 20%. La metĆ  proviene da soli quattro Paesi di origine, il 60% opera nelle costruzioni e quasi la metĆ  opera nel triangolo Lombardia-Emilia Romagna-Toscana. ƈ lā€™identikit degli imprenditori stranieri che svolgono attivitĆ  artigiane che emerge da uno studio Unioncamere e InfoCamere sullā€™evoluzione delle imprese individuali del comparto negli ultimi dieci anni.

Un movimento in progressiva espansione, quello dellā€™imprenditoria immigrata che ha scelto lā€™artigianato, il cui dinamismo (+33.847 imprese nel decennio esaminato) non basta a contrastare la riduzione in atto da tempo della componente autoctona del comparto. Negli ultimi dieci anni, infatti, il perimetro delle imprese individuali artigiane con titolare nato in Italia ha fatto segnare un arretramento del 14,6% corrispondente a una riduzione assoluta pari a -133,242 unitĆ . Sommando le due dinamiche, il bilancio complessivo del comparto artigiano fa dunque segnare un deficit di imprese pari a -99.395 nel decennio.

Sempre nel periodo esaminato, la percentuale di titolari stranieri nelle imprese artigiane ĆØ passata dal 15,5% al 20,5%, evidenziando una trasformazione del settore, dove nuove competenze e culture si integrano con la tradizione italiana, alle prese con un difficile processo di ricambio generazionale.

Regioni come la Campania, la Calabria e la Basilicata hanno registrato tassi di crescita superiori al 40%, mentre in Emilia Romagna e Lombardia le imprese straniere (rispettivamente 25.993 e 45.256 unitĆ ) rappresentano oltre il 25% del totale, dimostrando che lā€™imprenditoria straniera rappresenta ormai una parte strutturale del tessuto produttivo locale.

La crescita delle imprese artigiane con titolari stranieri non si limita a un semplice aumento numerico, ma abbraccia una trasformazione profonda di settori chiave. Nel settore delle costruzioni, il 29,1% delle imprese artigiane ĆØ oggi a titolaritĆ  straniera (117mila unitĆ  al 30 settembre 2024), con un incremento significativo del 13% nel periodo. Anche nei servizi alle imprese, si evidenzia un aumento del 55% tra le imprese con titolare straniero, che ora rappresentano il 27,8% del totale, superando la quota delle 14mila unitĆ .

Lā€™analisi dellā€™artigianato a titolaritĆ  straniera, elaborato sulla base di Movimprese, lā€™analisi statistica del Registro delle imprese delle Camere di Commercio, racconta anche unā€™evoluzione interessante per quanto riguarda etĆ  e genere. In particolare, sono gli imprenditori over 50 a trainare la crescita, con un incremento del 125,7% negli ultimi dieci anni, a cui si aggiunge un aumento ancora piĆ¹ marcato (+223,5%) tra gli over 70. La presenza femminile ĆØ anchā€™essa in forte crescita: nel decennio, il rapporto Donne/Uomini ĆØ salito complessivamente da 17,1 a 20,1, con un aumento significativo nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, dove ĆØ cresciuto di oltre 4 punti percentuali. Questo andamento ĆØ indice non solo di una maggiore partecipazione femminile nel comparto artigiano ma, probabilmente, anche di un processo di integrazione e stabilizzazione delle donne straniere nelle economie locali, particolarmente nelle aree piĆ¹ sviluppate del paese.

La presenza piĆ¹ solida di artigiani stranieri si registra in settori strategici come costruzioni, ristorazione e trasporti, presidiati in modo particolare da imprenditori provenienti da specifici Paesi. Le aziende nel settore delle costruzioni, per esempio, vedono una forte presenza di titolari romeni (27.914 unitĆ ) e albanesi (26.515 unitĆ ), mentre nel settore dei servizi, la Cina e l’Egitto giocano un ruolo significativo, con un’alta concentrazione di attivitĆ  nel trasporto, magazzinaggio e ristorazione.

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Ā«Il lavoro ĆØ il migliore strumento per l’inclusione dei lavoratori stranieri, che ĆØ un tema cruciale per il futuro delle nostre imprese e della nostra societĆ . Non ĆØ solo un’opzione, ma una necessitĆ . Ma non possiamo dimenticare le criticitĆ . Esiste un mismatch delle competenze: spesso i lavoratori stranieri non possiedono livelli di formazione adeguati alla domanda del mercatoĀ». Lo sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli. Ā«Occorrono quindi programmi di formazione, in Italia e nei Paesi di origine – voglio citare per esempio un nostro progetto di Scuola dei Mestieri in Etiopia – per garantire che questi lavoratori possano inserirsi efficacemente nel tessuto produttivo e si riduca fino a scomparire la piaga del lavoro irregolare, che genera emarginazione annullando i diritti. Insomma, l’immigrazione non va subƬta, ma governata. Spesso non siamo solo datori di lavoro, ma siamo anche coloro che accompagnano e affiancano nel percorso di integrazione sociale ed economica – conclude Granelli – . E l’artigianato ĆØ anche l’ambito nel quale il cittadino straniero puĆ² trovare l’occasione per fare impresa e mettere a frutto le proprie competenzeĀ».





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