Il segretario regionale della Lega: «Con la sua lista possiamo vincere da soli, Veneto battaglia decisiva»
Un grande bluff o la partita della vita? Per Alberto Stefani, vice federale di Matteo Salvini, segretario regionale e deputato della Lega, quel «corriamo da soli» alle prossime Regionali è probabilmente «la» svolta di un’intera carriera politica. Tanto più che il candidato in solitaria potrebbe (ma non è detto) essere proprio lui.
È vero che i militanti chiedono a Luca Zaia, posto che il terzo mandato sembra tramontato, di guidare la campagna delle Regionali?
«Premesso che aspettiamo la pronuncia della Corte, registriamo nella base esattamente questa richiesta. I militanti chiedono che ci sia, in prima persona, per difendere il suo lavoro straordinario e ciò che abbiamo costruito. Luca Zaia sarà il protagonista dei prossimi anni del Veneto».
E per garantire voti trasversali, c’è chi li quantifica in un rotondo 20% supplementare oltre al bacino Lega…
«Zaia ha dimostrato di avere un consenso trasversale, in grado di raccogliere un voto territoriale senza confronti possibili. La sua presenza in partita sarebbe un valore aggiunto fondamentale».
Gira qualche indiscrezione su un vostro sondaggio interno in cui le due liste, Lega e Zaia, più Azione e Udc arriverebbero a un 40%. Conferma?
«Le rispondo così: sono assolutamente convinto che la lista Lega e la lista Zaia siano in grado di coagulare la maggioranza del consenso territoriale in Veneto. Registro con piacere l’apertura di Azione».
Nella Lega nazionale si è parlato di una modifica del simbolo con l’eliminazione del nome di Salvini salvo, poi, la smentita…si cambia simbolo oppure no?
«In questo momento non mi risulta sia all’ordine del giorno. Salvini è, e sarà, il nostro segretario federale».
Veniamo al succo: correrete davvero soli se il centrodestra non si compatterà su un candidato presidente leghista? O è strategia al rialzo per strappare spazi in giunta?
«La Lega si riconosce nella casa del centrodestra, detto questo a quel tavolo è vitale far valere i numeri del nostro movimento. Non c’è nessuna animosità con FdI, anzi, i miei rapporti con loro sono buoni. E non sono neppure fra chi li accusa di non avere una buona classe dirigente, non è vero. Semplicemente il nostro esercito di amministratori ha un’esperienza maturata sul campo molto robusta, assolutamente solida, anche per il tempo più lungo in cui si è sviluppata. Il piano, però, è un altro: alla vigilia delle Regionali a contare sono i numeri: 159 sindaci, 1.178 amministratori, 11 mila tesserati (uno dei dati migliori degli ultimi 10 anni), oltre 300 sezioni. Numeri la cui importanza è stata confermata alle Comunali dove la Lega ha vinto in quasi tutti i Comuni, anche andando da sola. Siamo consapevoli di avere una forza territoriale data anche dal peso dei nostri candidati, peso quantitativo e qualitativo».
Alle Politiche e alle Europee, però, FdI ha raccolto percentuali doppie rispetto alla Lega in Veneto…
«Il voto amministrativo, lo dimostrano i numeri di cui sopra, è un’altra partita. Alle Regionali si va di preferenze e territorio».
Un candidato civico potrebbe essere il punto di mediazione accettabile?
«Ripeto, noi puntiamo a un candidato leghista per la Regione. E non è un puntiglio: la vocazione autonomista del Veneto non nasce per sbaglio. Checché se ne dica, nasce dalla Liga e dalla sua storia, da un consiglio regionale monolitico che l’ha portata avanti. Il candidato deve essere leghista anche perché abbiamo un lavoro importante da finire in Regione».
A strappare non si rischia la caduta del governo?
«Conto che una soluzione si troverà».
Posto che si voterà, appare chiaro, in autunno, quando si chiuderà sul nome?
«Non spetta a me decidere i tempi ma prima ci si confronta e si trovano delle soluzioni e meglio è. Noi stiamo già lavorando alle liste».
Anche con Azione e Udc?
«La collaborazione con entrambi è stata già sperimentata con successo alle ultime amministrative».
Candidato sarà Mario Conte o lei?
«Non limiterei la rosa, per quanto sia lusinghiero, a questi due nomi. Saremo in grado di offrire non solo un candidato presidente – uomo o donna – ma anche una squadra di persone di alto profilo magari maturata negli anni con, alle spalle, un background importante».
Sembra stia parlando di una figura come quella della vice presidente Elisa De Berti…
«Elisa è un’ottima figura e una persona valida. C’è chi ha temuto io giocassi al rottamatore, invece abbiamo già dimostrato di voler contemperare esperienza e rinnovamento nel partito».
Sarà Zaia a decidere il nome del suo successore?
«Trovo doveroso che Luca abbia decisamente voce in capitolo anche sulle liste, insieme al segretario federale e al direttivo regionale».
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