Imagoeconomica
Un impatto importante, forse senza precedenti. L’intelligenza artificiale modificherà così tanto il mondo del lavoro che milioni di persone dovranno avere nuove competenze, mentre le aziende affideranno alle nuove tecnologie una quantità crescente di compiti, quelli più routinari e ripetitivi, ma non solo. È quella che già viene definita quarta rivoluzione industriale, una rivoluzione che, secondo il Future of Jobs Report 2025 del Forum economico mondiale, rimodellerà settori e professioni in tutto il mondo. E se alcuni comparti soffriranno più di altri – anche a Wall Street, secondo una ricerca di Bloomberg, l’IA minaccia 200mila posti di lavoro –, il saldo netto sarà ampiamente positivo, con 78 milioni di opportunità di lavoro a livello globale, saldo netto tra 170 milioni di nuovi posti e 92 milioni di posizioni lavorative che saranno spazzate via da qui al 2030.
A concorrere a questa sfida le novità nella tecnologia, nell’economia, nella transizione ecologica, i cambiamenti demografici, ma è necessario, sottolinea il documento del Forum in vista del meeting dei leader mondiali a Davos dal 20 al 24 gennaio, un’«urgente riqualificazione» per preparare la forza lavoro o saranno a rischio molti altri milioni di lavoratori. Per il lavoro del futuro prossimo, insomma, serve «un’azione collettiva nei settori pubblico, privato e dell’istruzione per affrontare le crescenti carenze di competenze». Secondo Till Leopold, responsabile del settore Lavoro, salari e creazione di posti di lavoro del Forum, «tendenze come l’IA generativa e i rapidi cambiamenti tecnologici stanno stravolgendo i settori e i mercati del lavoro, creando sia opportunità senza precedenti sia notevoli rischi».
I compiti in più rapida crescita si trovano nella tecnologia, nei dati e nell’IA, ma anche quelli svolti nell’assistenza, nell’educazione, nel settore infermieristico sono attesi in aumento. Così come in crescita dovrebbero essere i lavoratori agricoli, gli autisti delle consegne e gli operai edili, destinati a registrare «la maggiore crescita occupazionale in termini assoluti entro il 2030». I posti di lavoro in maggior declino, invece, saranno quelli di cassieri, assistenti e segretari, addetti alle pulizie, addetti alla stampa e mestieri affini, contabili, commercialisti e revisori, grafici, periti nel settore assicurativo.
Le competenze in più rapida crescita entro il 2030 includeranno – secondo il rapporto del Forum – quelle tecnologiche insieme a quelle umane, come le capacità cognitive e di collaborazione. Fra le prime, intelligenza artificiale, big data e cybersecurity vedranno una rapida crescita della domanda. Fra le competenze umane il pensiero creativo, la resilienza, la flessibilità e l’agilità «rimarranno fondamentali». Una combinazione di entrambi i tipi di competenze sarà «sempre più cruciale in un mercato del lavoro in rapida evoluzione».
Proprio la carenza di competenze – secondo il rapporto del Forum – continua a essere l’ostacolo più significativo alla trasformazione aziendale in risposta alle macrotendenze globali, citata dal 63% dei datori di lavoro come principale barriera per rendere le proprie attività a prova di futuro. «Se la forza lavoro mondiale fosse rappresentata da un gruppo di 100 persone, si prevede che 59 necessiteranno di una riqualificazione o di un aggiornamento entro il 2030, 11 delle quali difficilmente la riceveranno; ciò si traduce in oltre 120 milioni di lavoratori a rischio di licenziamento a medio termine».
Se uno studio condotto da Citibank lo scorso giugno aveva evidenziato come l’industria bancaria sarà la più colpita di qualsiasi altro settore dalla rivoluzione dell’Ia, stimando nel 54% i posti di lavoro potenzialmente automatizzabili, secondo una nuova indagine di Bloomberg solo a Wall Street l’IA minaccia 200mila posti di lavoro nei prossimi 3-5 anni. A pagare saranno soprattutto coloro che svolgono compiti di routine e ripetitivi, i più facilmente rimpiazzabili dalle macchine. In media i manager dei maggiori istituti prevedono un taglio della forza lavoro del 3% nel prossimo quinquennio, anche se alcuni stimano riduzioni ben più consistenti del 5-10%. Non tutti i posti di lavoro coinvolti dall’IA saranno eliminati: per molti lavoratori si tratterà di acquisire nuove competenze, magari con un cambio di ruolo, con l’obiettivo di una maggiore produttività.
«Anche se non sappiamo il pieno effetto dell’Ia sulla nostra attività e sulla società in generale – ha evidenziato l’ad di JP Morgan Jamie Dimon – siamo convinti che le conseguenze saranno straordinarie. L’impatto sarà come quello di alcune delle maggiori invenzioni degli ultimi centinaia di anni. Pensiamo alla macchina da stampa, al motore a vapore, all’elettricità, al computer e a Internet». Un nuovo mondo del lavoro, insomma, ancora più tecnologico ma che difficilmente potrà fare troppo a meno della componente umana.
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