La spaccatura risale al 2022 – Retroscena. Mattarella è assai perplesso sull’affido a un privato di servizi militari, ma pesa pure il vecchio niet del VI reparto, che al ministero si occupa di Tlc
(Di Pierluigi G. Cardone e Giuseppe Pipitone – ilfattoquotidiano.it) – L’uomo del Colle ha detto no. Almeno per ora. Nella vicenda della trattativa tra l’Italia e SpaceX c’è un punto fermo: la “perplessità” di Sergio Mattarella. Non si tratta di dubbi tecnici e neanche di antipatie personali – per così dire – nei confronti di Elon Musk. Ciò che preoccupa il capo dello Stato, dicono nel governo, è l’ipotetica cessione di sovranità all’azienda privata di un cittadino straniero. Lo ripete da tempo, in varie occasioni. Già il 20 dicembre 2023, durante lo scambio di auguri con le alte cariche istituzionali, il presidente fu nettissimo: “Oligarchi si sfidano in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri”. Insomma, è una questione di sicurezza nazionale e lo sarebbe anche se al posto di Musk ci fosse Jeff Bezos o un altro miliardario di diverso orientamento politico.
Nel mondo dello spazio, però, c’è chi racconta una storia diversa. È un intrigo di generali, interessi economici, ambizioni politiche e correnti interne al mondo della Difesa. In questo racconto il Quirinale non ha un ruolo attivo: è solo il depositario finale di consigli e relazioni. Tutto nasce con l’avvento di Guido Crosetto. A una parte consistente delle forze armate il metodo del nuovo ministro non piace: scompagina equilibri consolidati negli anni, ha un attivismo che lede poteri e sottopoteri. In questo conflitto si inserisce la vicenda Starlink.
Siamo nel 2022 e sull’eventuale accordo con Musk c’è una sorta di via libera da parte di ministeri e servizi. I motivi sono noti: Starlink è avanti anni luce rispetto ai competitor, è sicuro, relativamente poco costoso e – particolare non ininfluente – già utilizzato da alcune forze armate (un’antenna di Musk è ben visibile in alcune fotografie della nave Vespucci). Sul più bello, però, arriva un niet inaspettato, quello del VI Reparto della Difesa, che si occupa di informatica, cyber e tlc: il sì a Starlink affosserebbe un nuovo progetto di costellazione satellitare made in Italy, da realizzare dopo uno studio di fattibilità affidato a due società, una siciliana e una pugliese. Costo? Circa 700 milioni in 3 anni per la fase preliminare.
Problema: in via XX Settembre quasi nessuno conosce quel progetto. Neanche Crosetto, che non la prende bene: è stato tenuto all’oscuro e vuole vederci chiaro. Sono mesi ad alta tensione: partono una serie di lettere formali, il quadro si complica, scoppia una sorta di guerra tra la corrente pro Starlink e quella contraria. Lo stallo è inevitabile. Fino all’autunno 2024, quando – nella girandola di nomine militari – al ministero cambiano molte pedine: via i “congiurati”, dentro figure più fedeli a Crosetto. L’idea di affidarsi a SpaceX riprende vigore. A ottobre il primo indizio: il sottosegretario Alessio Butti fa sapere che il governo valuta l’uso di SpaceX per coprire le aree non raggiunte da internet. Il resto è storia recente. Vince Donald Trump, Musk diventa suo consigliere e inizia la crociata contro chi non la pensa come lui, come i giudici italiani che avevano dato torto al governo sui migranti in Albania. Mattarella non le manda a dire: “Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. È il 13 novembre, Palazzo Chigi suggerisce all’entourage di Musk di evitare sparate sull’Italia. Consiglio vano, al pari del tentativo del suo staff di creare un contatto diretto con il Colle.
La scorsa settimana il viaggio di Giorgia Meloni da Trump e l’annuncio di Bloomberg fanno tornare in auge la trattativa. Opposizioni contrarie, mondo dello spazio in gran parte favorevole. E il Colle? Di traverso. Il 17 dicembre, dopo aver parlato di “potenze finanziarie private, capaci di sfidare le prerogative statuali”, Mattarella aveva posto alcune domande: “Chi può garantire che questo trasferimento di potere dalla sfera pubblica a quella privata abbia come fine la garanzia della libertà di tutti?”. Buon senso dietro cui, però, c’è chi vede la reazione della cordata messa da parte da Crosetto con le sue ultime nomine e che continua ad avere accesso al Colle. Tradotto: le perplessità di Mattarella sono politiche, ma sarebbero avvalorate anche da pareri tecnici di chi vorrebbe affossare il legame con Musk.
Contromossa: viene chiesto all’Agenzia spaziale un rapporto per spiegare perché urge dotare il Paese di una costellazione ed elencare le varie opzioni. Poi toccherà al Consiglio Supremo di Difesa analizzare il report e fare una scelta: il parere del capo dello Stato, che presiede il Consiglio, non è vincolante, ma un suo no sarebbe la pietra tombale su ogni rapporto organico con SpaceX. Certo, le singole forze armate (e i ministeri) potrebbero decidere di operare in autonomia, ma si tratterebbe di accordi di portata inferiore. Solo un’ipotesi? L’8 gennaio alla Camera Crosetto ha usato queste parole: “La Difesa è interessata, obbligata forse, a integrare le proprie capacità con quelle fornite da satelliti in orbita bassa”.
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