Ormezzano l’intelligenza sentimentale dello sport (e del Torino)

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Ho scritto questo post, sulla bacheca su facebook, di Timothy Ormezzano.

“Caro Timothy, che gli sia lieve la terra.

Il mio ricordo di Ormezzano

Un anno e mezzo fa, a margine del volley, Europeo, femminile, a Torino, mi invitai a casa sua, a filmare i ricordi visivi. Mi disse, in avvio e alla fine: “Mi raccomando, acqua in bocca con mio figlio, che non avrebbe voluto assolutamente”.
Carissimo, era un gigante, è un gigante, è stato unico. Quelle ore mi hanno riempito il cuore, fra le ore più belle della mia vita. Un abbraccio a tutti voi, anche da mia moglie, Silvia Gilioli”.

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E’ stato un grande piacere, un onore assoluto visitare e soprattutto riprendere quel suo appartamento nel sottotetto, fra coppe e liberi, articoli di giornale e dediche. Per me, un enorme sottovalutato, vicino a Gianni Brera, in valore assoluto. La voce stentorea, la sicurezza, l’ironia, la satira, la voglia di vivere, il torinismo, il piacere degli sport olimpici, la letteratura, i libri, le donne, i soldi sperperati, la famiglia.

Gpo è stato, è unico. Averlo raccontato fra gli ultimi sulla sua vita è stato un enorme privilegio.

La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Sportsenators.it”

Abbiamo provato con il figlio di Ormezzano

Abbiamo chiesto un videoricordo a Timothy, il figlio giornalista: “Non me la sento, Vanni, scusami. Ho speso troppe energie nervose nei giorni del lutto”.

Di Gpo, come si firmava, anche nelle lettere private, abbiamo parlato diffusamente anche con Franco Bragagna, il giornalista della Rai, re di atletica e sport invernali, nato a Padova e con moglie di Pordenone.

Grazie sempre a Ormezzano junior, abbiamo recuperato materiale visivo pubblicato da testate torinesi.

Pubblichiamo il testo del ricordo letto da Timothy Ormezzano al funerale del giornalista e scrittore morto venerdì 27 dicembre.

Quando non si è mai pronti

Non si è mai pronti alla scomparsa di un papà, nemmeno se cardiopatico 89enne, seppur con l’animo di un eterno ragazzo come te. Non eravamo pronti nemmeno all’ondata di affetto che ci ha travolto e stravolto. Grazie di cuore a tutti.
Il giornalista e scrittore, un concentrato di talento ed estro, è stato raccontato egregiamente in questi giorni su tutti i giornali.

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Cito l’articolo online di Marco Ciriello: “Gpo era Google prima di Google: sapeva tutto, si ricordava di tutto, era stato ovunque tranne che in Antartide e per questo non aveva scritto di polo. Era l’intelligenza sentimentale, una cosa più affascinante dell’intelligenza artificiale”. L’articolo si chiude così: “Ha attraversato i giornali italiani e la storia del Paese con la leggerezza di un ragazzino immortale. Correva per raccontare e raccontando correva. Un minatore del tempo, quando sembrava che avesse detto tutto cominciava a scavare ed usciva l’oro. Abebe Bikila intervistato ad Addis Abeba, la Vasaloppet o la prima Tienanmen pre-rivoluzione culturale. Il mondo ridotto a pagina. La pagina dilatata a mondo”.

Un giusto ricordo

Ma è giusto celebrarti anche come un grande papà e nonno di otto nipoti. Ti ho scoperto in modo definitivo dopo il G8 di Genova. Avevi preso posizioni forti e per certi versi scomode, denunciando tutto. Nel documentario Ottopunti avevi detto questo: “Andai a Genova pensando chissà cosa ha combinato mio figlio e perché non è stato così furbo a sottrarsi ad arresti e cariche. Poi lentamente ho spostato la mia Genova amata e distrutta un po’ da parte. Perché una ragazza o un ragazzo con la testa rotta è peggio di una banca con la vetrina rotta, anche se al mondo interessa di più la banca”.

La bravura di Ormezzano

E ancora, parlando delle lunghe assenze in famiglia di un inviato speciale: “La colpa è la mia fortuna nel lavoro, che mi ha fornito un alibi continuo di distrazione dagli eventi e occasioni di non partecipazione. Come faccio, devo lavorare, mi hanno dirottato lontano… Ci voleva un trauma per far sì che io adesso mi svegli di notte non solo pensando a Timothy ma anche a un bambino del Darfur che piange. E che mi senta un verme perché non posso far nulla. Dopo il G8, se è possibile, io e Timothy ci vogliamo ancora più bene, se è tecnicamente possibile incrementare questo bene”. Allora avevi detto di aver provato il dolore più lancinante della tua vita. Ora lo stiamo provando noi, chissà che non possa nascere di nuovo qualcosa di buono.

Ci hai insegnato l’onestà, la leggerezza, l’ironia, l’umiltà, la curiosità, il relativo e il giusto. Mi hai insegnato a non prendere scorciatoie. Eri un maestro di altruismo, anche nei piccoli gesti di ogni giorno. Ad esempio, come mi ha ricordato Maria Camilla, quello di parcheggiare vicino all’altra macchina per rubare meno spazio possibile a chi sarebbe arrivato dopo di te. Mi hai mostrato come osservare senza troppa serietà un mondo spesso poco serio come quello del calcio. Mi hai insegnato a tifare per gli indiani e non per i cowboy, a sostenere quelli che perdono con onore e a volte nemmeno quello. Hai insegnato a stare dalla parte degli ultimi, quelli che ti apparivano nei tuoi sogni pieni di sensi di colpa perché, come dicevi spesso, “mi è andata bene nella vita…”.
E allora arrivederci papà, goditi questa trasferta. Saluta i tuoi fratelli ma anche i tuoi miti come Mazzola e Maroso. E se ti scappa, l’11 gennaio, oltre al compleanno di Olivia, dai un’occhiata al derby, chissà mai che… Fai buon viaggio, papà. Ti voglio bene. ♥️.





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