TERMOLI. A Termoli nasce la rete delle Sartorie sociali d’Italia: un intreccio di cultura, maestria manifatturiera, sostenibilità e innovazione sociale. Progetto pilota per l’intera nazione, la firma sabato 25 gennaio ore 10 presso la sede di Scuola e Lavoro.
Le “Sartorie sociali” possono essere ricomprese, a buon diritto, all’interno di quella “Economia sociale” che incarna, come sottolineato nella Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del novembre 2023, l’economia del domani. Promotrice di coesione sociale, l’Economia sociale svolge un ruolo cruciale all’interno di quei processi di sviluppo economico e industriale sostenibile e di partecipazione attiva dei cittadini nella società, coerenti con le indicazioni dell’Agenda 2030.
Una mappatura delle “Sartorie sociali” realizzata dalla Fondazione “Progetto Legalità” (legata alle figure di Falcone e Borsellino), nel rimarcare il loro valore economico e sociale e loro diffusione sull’intero territorio nazionale, sottolinea l’esigenza di una strategia mirata a promuovere/accompagnare queste iniziative e la necessità che le stesse facciano “rete” per condividere conoscenze, pratiche e “servizi comuni”. Da qui la proposta di dar vita a una “rete” tra le “Sartorie sociali”, ripresa all’interno del percorso progettuale “Intrecci artistici e culturali” promosso dall’aps Arci Francesco Jovine, con il sostegno della Fondazione Banco di Napoli e il patrocinio della Provincia di Campobasso.
Un percorso progettuale presentato a Guglionesi nell’ambito dell’iniziativa lanciata, nel 2023, dalla Commissione Europea “ReSet the trend – make fast fashion out of fashion” volta a sensibilizzare i cittadini europei sui “danni ambientali e sociali prodotti dal fast fashion”. Un modello produttivo, quello del “fast fashion”, fondato sulla continua e rapida produzione di altissimi volumi di abbigliamento di “bassa qualità” (composti prevalentemente da tessuti sintetici) venduti a “prezzi bassi”. Un basso prezzo che ha, negli anni, alimentato una esasperata ricerca del “minor costo” di lavorazione, generalmente conseguita comprimendo oltremisura il costo del lavoro (dei 75 milioni di lavoratori occupati nel settore solo il 2% riceve un salario dignitoso – “Venice Sustainable Fashion Forum”) e quello per la tutela dell’ambiente e dei luoghi di lavoro (è ancora vivo il ricordo della tragedia del “Rana Plaza” con i suoi 1138 morti). Un modello produttivo, quello del “fast fashion”, insostenibile perché consuma una enorme quantità di risorse per produrre una enorme quantità di “capi – usa e getta”, poco “indossati” e destinati, per l’85% dei casi, in discarica (le immagini di Atacama in Cile e di Accra in Ghana sono drammaticamente eloquenti).
Le “Sartorie sociali”, invece, nella loro quotidiana attività coniugano il “saper fare” con la sostenibilità e l’inclusione sociale. Attraverso le loro bellissime storie ci raccontano come realizzano i loro “capi durevoli – slow fashion” (il contrario dell’usa e getta del “fast fashion”) (ri)utilizzando tessuti naturali e intrecciando cultura, maestria manifatturiera, sostenibilità e innovazione sociale; ci raccontano come recuperano (valorizzando) il concetto artigianale della produzione offrendo, nel contempo, occasioni di (re)inserimento nel mondo del lavoro in particolare ai soggetti fragili. Il 2024 non è stato un anno facile per il settore moda. Il “lusso”, ha registrato un “rallentamento” come ben evidenziato nel rapporto McKinsey su “Lo stato della moda 2025”, penalizzando conseguentemente un settore composto, giova ricordarlo, per il 98,1% da piccole e medie imprese che danno lavoro al 65,4% degli occupati. Le aziende terziste maggiormente colpite dalla crisi, hanno visto drasticamente ridotti i loro ordinativi (vedi ricerca CNA). La costituzione della “rete” tra le Sartorie sociali mappate dalla Fondazione “Progetto Legalità”, prevista per il giorno 25 gennaio a Termoli, si inserisce in uno scenario complesso che pone al centro una “moda” inclusiva, sostenibile e “consapevole”.
La “rete” nasce, quindi, con l’obiettivo di valorizzare queste preziose esperienze, diverse nelle loro storie ma unite da una comune visione. Temi e storie che si coniugano con la sostenibilità, l’inclusione sociale, valorizzazione dell’arte manifatturiera che contraddistingue il nostro Paese e che ha contribuito al successo del “made in Italy” nel mondo, promuovendo modelli di produzione e consumo responsabili che, valorizzando il ruolo del “consumatore” generano quel nuovo modo di pensare e agire personale e collettivo che contribuisce a costruire una società più giusta, più sostenibile e inclusiva. Solo l’Economia sociale può garantire la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, in un momento in cui, il 2025, tutti gli Stati membri europei saranno chiamati a mettere in atto strategie politiche capaci di creare le giuste condizioni per il suo sviluppo.
Ad affiancare le Sartorie sociali promotrici della “rete”, ci sarà un forte e qualificato partenariato Istituzionale, scientifico, imprenditoriale e sociale. Tra questi il Centro Studi per la moda e le produzioni culturali ModaCult – Università Cattolica del Sacro Cuore che, attraverso il progetto “CreAbility”, supporterà il percorso progettuale per quanto concerne la formazione, la comunicazione e le strategie complessive della costituenda “rete”. Altri importanti partner sono l’associazione “Slow Fiber” che rappresenta una “rete” di aziende italiane che comprende tutta la filiera tessile della moda e dell’arredamento; l’associazione Next (Nuova economia x tutti) che costituisce una “rete” di organizzazioni nazionali tesa a realizzare un nuovo modello di economia sostenibile, civile e partecipato; la piattaforma di e-commerce “Gioosto”, accompagnerà la definizione di strategie commerciali in grado di connettere le “Sartorie sociali” con quella crescente fascia di consumatori disposta a premiare le aziende virtuose; la Fismo Confesercenti che rappresenta le piccole/medie aziende che si occupano della distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento.
Oltre 15 sartorie sociali dislocate su tutto il territorio nazionale saranno pronte a sottoscrivere un atto condiviso che ha visto attori del percorso progettuale, l’aps Francesco Jovine, il Parco Letterario e del Paesaggio Francesco Jovine che, l’Associazione culturale Artemusa, il Distretto di Economia Civile – Antonio Genovesi che contribuirà a valorizzare quella dimensione sociale dello sviluppo, richiamata nella nostra Costituzione, che caratterizza la “Sartoria sociale”. Significativo l’apporto dettato dal progetto “Laboratorio moda Molise” promosso dalla Provincia di Isernia, all’indomani della crisi di un’azienda leader nel settore moda, con l’obiettivo di valorizzare un “luogo” e un patrimonio di competenze creative e manifatturiere che aveva scritto pagine importanti nella storia della moda italiana.
All’incontro saranno presenti rappresentanti della politica regionale, l’assessore Gianluca Cefaratti ha immediatamente aderito all’invito, i due presidenti delle provincie di Campobasso e Isernia, Pino Puchetti e Daniele Saia, L’onorevole Remo Di Giandomenico presidente del Distretto Turistico Molise e Commissario dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo del Molise, partner del progetto, Sindaci, imprenditori e studiosi. Non si escludono altri importanti partner quali Università e Accademie delle Belle Arti, Enti Bilaterali, Enti di Formazione.
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