Arriva Trump, la sostenibilità va bene ma solo se conviene

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Vecchio mondo, addio. BlackRock abbandona la Net Zero Asset Managers Initiative. E molte aziende si spostano fuori dal contesto del pol. corr.


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Prima ci rendiamo conto che un vecchio mondo è finito e con ogni probabilità non tornerà più, meglio sarà per chi vuole cercare di capire e attrezzarsi con strumenti concettuali completamente nuovi. L’elezione di Trump non è stata la normale successione o l’usuale alternanza fra un presidente e un altro, ma una rottura nella storia i cui esiti sono per il momento largamente imprevedibili. Per molti aspetti preoccupanti. E riguardano praticamente tutti i versanti della vita economica e della cultura pubblica delle nazioni

 
Pochi giorni fa BlackRock, il più grande fondo di Private Equity del mondo, presente largamente anche in Italia, ha annunciato l’abbandono della Net Zero Asset Managers Initiative, un raggruppamento di investitori finanziari per un totale di 57.500 miliardi gestiti, che si era impegnato a investire solo in aziende in grado di raggiungere l’obbiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Analoga storia quella successa alla Net Zero Banking Association, abbandonata dopo l’elezione di Trump da colossi come JP Morgan, Goldman Sachs. Morgan Stanley e altri

 
Larry Fink, il ceo di BlackRock, era diventato negli ultimi anni la rockstar del capitalismo buono attento a tutte le pratiche del rinnovamento politicamente corretto. Attenzione agli stakeholder, cioè al mondo dei soggetti che ruotano attorno all’azienda più che ai soli interessi degli shareholdets, cioè degli azionisti. Sostenibilità ambientale in direzione net zero per il 2050, adozione della certificazione Esg (Environment, social, governance), pratiche Dei (diversità, equità, inclusione). Tutte cose molto importanti e tese a rinnovare la presenza del capitalismo nell’economia mondiale rendendolo più accettabile e condivisibile. Solo che… Solo che il mondo è un posto pieno di conflitti e di problemi per i quali non basta la buona volontà. Per esempio, visto che il consumo di combustibili fossili nel mondo continua a crescere per soddisfare il bisogno di energia soprattutto dei paesi poveri e che molti giacimenti si trovano proprio in paesi poveri che in questo modo migliorano nettamente il loro pil, investire nelle compagnie oil&gas è corretto o no? E se BlackRock decide di non investire per ottemperare allo zero emission e al suo posto arrivano i cinesi è meglio o è peggio? 

L’ottemperanza poi a una serie di certificazioni sociali e ambientali ha portato a un appesantimento di pratiche burocratiche di scarsa efficacia o addirittura all’emergere di casi clamorosi di Green Washing, con la parola sostenibilità usata come un passepartout verso l’opinione pubblica e i finanzianti agevolati. Tanta carta, tante parole, pochi fatti. Anche le pratiche antidiscriminatorie hanno sollevato più di un’obiezione e addirittura cause da parte di dipendenti che si sono ritenuti discriminati…  dalle pratiche antidiscriminatorie. “Ero più bravo ma il mio posto è andato a qualcuno meno bravo di me solo per ragioni politiche”. Poi ci sono gli azionisti, i quali per un po’ hanno guardato con benevolenza a questi tentativi per migliorare la reputazione delle aziende convinti che questo potesse migliorare anche i profitti delle stesse, le due cose dovrebbero andare insieme, ma di fronte alle esagerazioni o a occasioni di investimento mancate hanno cominciato a ricordare con una certa durezza ai Fink di turno che il compito principale di un’impresa è remunerare gli azionisti, che altrimenti spostano i loro soldi da un’altra parte e buonanotte  e che bisogna quindi fare profitti. In questo quadro titubante arriva Trump. Attenzione. L’elezione del nuovo presidente non cambierà molte cose nel mondo della sostenibilità che vanno bene. Il suo principale sostenitore è un signore che produce, per altro in buona parte in Cina, l’auto elettrica di maggiore successo. E le rinnovabili negli Stati Uniti e nel mondo non si fermeranno certo perché Trump ha urlato “drill baby drill”. Lo stesso Fink ha assicurato che le politiche del fondo non cambieranno e continueranno a investire, già sono impegnati per 1.000 miliardi di dollari nel settore della sostenibilità. Ma solo se conviene

   
Nello spostarsi di molte aziende fuori dal contesto del politicamente corretto, anche la decisione di Zuckerberg di abbandonare il fact-checking su Facebook fa parte di questo movimento, sarebbe sbagliato leggervi solamente il desiderio di compiacere la nuova amministrazione americana. Piuttosto un ritorno ai fondamentali dell’iniziativa imprenditoriale abbandonando un panorama pieno di buone intenzioni, ma un po’ velleitarie, che appaiono d’un tratto, qui c’entra Trump, improvvisamente invecchiate. C’è la presa d’atto insomma che  un nuovo animale molto aggressivo si aggira in città, e che la lotta per la sopravvivenza si è fatta più aspra. Vedremo se l’Europa saprà interpretare questa nuova fase senza per forza dover rinunciare ad alcuni sani principi. Ma certo far finta di niente e illudersi che tutto possa tornare rapidamente come prima sarebbe un errore fatale. 
 





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