Bibbia, libretto e brevario: il Foglio devoto celebra Giorgia e sorpassa a destra TeleMeloni

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Con encomiabile impegno il Foglio di domenica 12 gennaio ieri pubblicava il testo della conferenza stampa di “fine anno” della nostra Giorgia Meloni, senza ignorare le domande dei giornalisti (che pure avrebbero avuto ben il loro peso e qualche utilità, non sempre ovviamente, in quella che si doveva definire appunto conferenza stampa) e impaginando come se si dovesse ritagliare la pagina e piegare a mo’ di libretto da conservare sul comodino accanto al letto e da consultare nei momenti di smarrimento, a conforto delle proprie ansie. Iniziativa pregevole, a conferma di quella “pratica” che è sembrata rinnovarsi prepotentemente di questi tempi, che si chiama “culto della personalità”. Iniziativa originale: mai s’era assistito ad una simile impresa editoriale.

Della conferenza stampa avrebbero già tutti dovuto godere in diretta, grazie all’accurato servizio Rai. Comunque, chi non avesse potuto per motivi di lavoro o semplicemente perché aveva di meglio da fare, avrebbe trovato amplissimi resoconti sui quotidiani del giorno dopo, colonne e colonne e foto su foto a dettagliare le nobili gesta (o meglio i gesti e le smorfie) e le alate parole della nostra leader.

Il gadget con la conferenza stampa di fine anno della Presdelcons

Ma il Foglio ha voluto proporre qualche cosa di più, a prova di sincera devozione: il “libretto” di Giorgia, la “bibbia” di Giorgia, il “breviario” di Giorgia.

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Non avendo mancato la conferenza stampa e pure la lettura successiva, mi sono sentito per il momento esentato dal riprendere in mano quell’aureo stampato, anche perché non ho dimenticato le “voci” attorno alle quali con sapienza retorica si era espressa la nostra presidente del consiglio, dalla pace a Trump, da Musk (un amabile simpaticone, libero di esprimersi come vuole e di gestire i suoi media come vuole, soprattutto se a sostegno dei nazisti: sono idee, non ingerenze) a Soros (colpevolizzato come fosse un propagandista bolscevico, mentre è solo un ricco signore che ha finanziato qualche ong e creato qualche università: ma nessuno dei presenti lo ha ricordato alla nostra), dall’Ucraina al premierato forte, in una sequenza di parole e di occhiatacce che avrebbe tramortito qualsiasi essere vivente, non certo i giornalisti allenati e stipendiati per rimanere svegli. Allo stesso modo non ho dimenticato il silenzio circa altre questioni, dalla sanità al lavoro, dalle alleanze europee alle amicizie europee alle auto ex italiane.

Claudio Cerasa, direttore del Foglio

Però a un paio di righe all’inizio non ho potuto rinunciare: mi è rimbalzato quel numero di 340/trecentoquaranta risposte ad altrettante domande di giornalisti, diligentemente conteggiate da tale Alfano, per dimostrare che lei (o Lei) non si è mai sottratta al contradditorio. Quasi una al giorno, come la pillola contro il colesterolo, una prova la sua di rispetto per l’informazione libera e democratica. Spiegava infatti la nostra leader pacatamente, rassicurante: “Capirete che non ritengo di dovermi difendere dalla previsione (sic dal Foglio) di rappresentare un limite e un problema per la libertà di stampa e quindi per la democrazia…”. Trecentoquaranta risposte: ma sì, quali querele temerarie, quali restrizioni alla diffusione di notizie di natura giudiziaria, quali cause bavaglio, quale invasione della Rai, “servizio pubblico”. Niente. Funziona tutto bene e ne siamo felici. Solo che poi ti capita sotto gli occhi il rapporto della Commissione europea (di sei mesi fa, recente quindi), Rule of Law, che denuncia il contrario, che il ricorso alle querele per diffamazione diventa intimidazione, che la divulgazione di informazioni giudiziarie nei procedimenti penali viene compromessa, che la governance della Rai non garantisce il rispetto della rappresentatività delle opinioni, rispetto che dovrebbe caratterizzare il servizio pubblico, che la sua indipendenza è manomessa, eccetera. Si potrebbe aggiungere, ricorrendo ancora al report europeo, che “sono stati segnalati casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione che continuano a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti…”: più di cento “incidenti” registrati l’anno scorso…

A nostro carico il Word Press Freedom Index, il rapporto stilato da Reporter senza frontiere, ci colloca pure nella parte centrale della classifica tra gli stati europei: la “libertà di stampa” in Italia presenterebbe “problemi notevoli”.

Saranno notizie “tendenziose”, malevole, roba da complotto, che forse dovremmo archiviare di fronte alle trecentoquaranta risposte di Giorgia. Tuttavia la nostra, avesse a cuore davvero la democrazia e non solo la propria esistenza, potrebbe ripensarci, non solo negare tutto, non solo confinare tutto nella cattiveria dei soliti cattivi. Il Foglio una postilla autocritica non gliela negherà di certo. Per la seconda edizione.



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