Oliviero Toscani in Ogliastra: «Centenari ma giovanissimi»

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Perdasdefogu Ad Arles, lato-Rodano, aveva immortalato la donna più vecchia del mondo, Jeanne Calment, la francese che da bambina puliva i pennelli di Vincent Van Gogh, morta a 122 anni e 164 giorni. Scatto d’epoca firmato Oliviero Toscani, il più famoso dei fotografi italiani viventi, ha inventato icone, rivoluzionato moda e costumi, ha mostrato prete e suora che si baciano, geniale la sua biografia, Moriremo eleganti. Lo scorso 28 febbraio zoom su Dino Zoff: compiva 80 anni come lui, nati entrambi il 28 febbraio 1942, il portierone a Mariano del Friuli, il fotografo a Milano “nato mentre gli inglesi bombardavano la mia città”. Toscani, dopo la trasferta ad Arzana, ieri è approdato a Perdasdefogu, lato Flumineddu, per immortalare gli otto matusalemme del paese con l’unico record mondiale assoluto della longevità – certificato dal Guinnes di Londra. «Non potevo farmi sfuggire i volti di chi abita nel borgo con un centenario vivente ogni 223 abitanti», ha detto salutando sindaco e giunta in Piazza Europa. Bandana nera affrescata sulla fronte, camicia a quadretti bianchi e verdi, Toscani – con la moglie Kirsti Moseng fissa a fare scatti dal cellulare – ha fotografato e si è fatto fotografare a sua volta con Antonio Brundu prossimo ai 105, con Bonino Lai 103, e poi con i più giovani (102 anni) Federica e Concetta Melis, Maria Brundu sorella di Antonio, Mario Spanu, e i più giovani (solo cent’anni) Vittorio Lai noto Pistola e Annunziata Stori. Quest’ultima ha regalato alla signora Kirsti un sacchettino in cotone con “fregula di grano nostro”. L’hanno gustata a pranzo al Civico, dove Silvia Corgiolu ha accontentato gli “illustri ospiti” cucinandola con zucchine, cipolle, melanzane dell’orto di Abbamessi. «Complimenti», le ha detto Toscani. «Capisco da questi cibi genuini, da quest’aria fine uno dei segreti della longevità. So poi che tutti camminano e hanno sempre camminato. E so che uomini e donne sono a pari merito: record batte record». Che cosa l’ha colpita di più? «La lucidità del cervello, Brundu mi ha raccontato nel dettaglio come il 31 marzo del 1943 si salvò durante i bombardamenti americani su Cagliari e Monserrato e della morte per crepacuore del figlio dopo lo scoppio delle bombe. La maestra Federica ricordava i nomi dei suoi alunni laureati, Bonino Lai mi ha detto che stavano per fucilarlo in Veneto per una enne in meno in un telegramma, gli avevano scritto Italia è morta, era morta Italina la sorella, ma nazisti e fascisti credevano fosse un messaggio in codice».

Ha parlato a lungo con Pistola, Vittorio Lai.

«Di una simpatia travolgente, cacciatore ed ecologista, guidava la macchina fino a poche settimane fa, amante del bel vivere e delle belle donne. E sobrio nel mangiare. Un neo? In questi giorni ho notato che in Sardegna, spesso, si mangia troppo. E si spreca. È un peccato».

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Ha percorso a passo lento molte strade del paese.

«Ho apprezzato le gigantografie di tutti i centenari nel Corso centrale. È un segno di rispetto per gli anziani e per la memoria collettiva. Mi ha emozionato vedere il volto di Vittorio Palmas che legge Cent’anni di solitudine: lui, Vittorio, l’uomo vivo per due chili e che si salva nel lager di Bergen Belsen».

Come è nato questo progetto sui centenari?

«Da un’idea geniale del regista sardo Pietro Mereu, presidente della Mater Dea. Con i centenari, sta preparando un documentario sui campanacci, sta dando valore ai beni immateriali che sono la ricetta vincente per l’economia del futuro. Qui a Perdasdefogu c’è la chiesa preromanica di San Sebastiano dove farei un concerto a pagamento ogni sabato dell’anno, le campagne sono ricche di vegetazione, si fanno festival letterari, a giorni ci sarà la festa dell’ospitalità che risale a tre secoli orsono. Ho potuto toccare con mano il senso civico di comunità, il paese appare pulito, i murales, le piazze letterarie con Marquez, Deledda, Satta, Fiori e Sergio Atzeni. Lo stesso nome del paese dà le vertigini, il fuoco, le pietre, siamo ai fondamentali dell’universo, della storia dell’uomo».

Un centenario che le è rimasto impresso?

«Cito Gillo Dorfles. morto a 108 anni, l’età di Consòla Melis di Foghesu. Aveva casa a Bolgheri, vicino a Casale Marittimo dove vivo. Si lamentava dell’Italia che non sa valorizzare i tesori artistici. Ricordava gli anni all’università di Cagliari. Diceva: l’Italia può vivere d’arte. E anche d’arte, aggiungo io, può vivere la Sardegna».

Tutti i suoi centenari un una mostra a Roma?

«Sì, è il progetto di Mereu. Il tutto è previsto per il marzo 2023».

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La sua prima volta in Sardegna? «Non so essere preciso. Ricordo di essere stato a Orgosolo nel 1961 dopo che al festival di Venezia Vittorio De Seta aveva vinto il premio Opera prima e il Leone d’oro per il film Banditi a Orgosolo. Mi aveva intrigato l’inchiesta di Franco Cagnetta pubblicata da Piero Calamandrei su Nuovi Argomenti. Avevo notato l’impassibilità ieratica di donne e uomini davanti all’obiettivo».

Altri ricordi isolani?

«Una visita quando era presidente della Regione Renato Soru, venni con Stefano Boeri».

Che ricordo ha di Soru?

«Ermetico».

Tra qualche settimana si vota…

«Mi sforzo di essere ottimista. Ma un tarlo mi rode».

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Questa intervista fu fatta nel 2022 quando Toscani arrivò in Sardegna per il progetto fotografico sui centenari 



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