Mantovano al lavoro sulla norma che fa saltare l’obbligo di iscrizione nel registro degli indagati. Ma è scontro con la Lega: “Non va inserita nel ddl sicurezza”
Non è la prima volta che il Pd denuncia la svolta autoritaria impressa da questo governo e il rischio di neofascismo alle porte. Tanto più questa volta, quando il grido d’allarme è molto fondato. È il caso della sirena fatta risuonare ieri dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando che parla di “prove generali per uno Stato di polizia” e non esagera. Il dirigente del Pd si riferiva in particolare allo “scudo penale”, norma alla quale sta lavorando il sottosegretario Mantovano su mandato della premier. Prevede l’eliminazione dell’iscrizione obbligatoria nel registro degli indagati dei poliziotti per tutti i reati legati all’uso della forza, armi da fuoco incluse. A decidere sull’eventuale iscrizione sarebbe in un secondo momento e in presenza di prove il magistrato. La competenza passerebbe dalle Procure al procuratore generale presso la corte d’appello, istituzione ritenuta chissà se a torto o a ragione più malleabile.
La premier ha deciso di procedere in questo senso dopo il caso del maresciallo Luciano Masini, indagato, in quanto “atto dovuto” per aver ucciso l’uomo che lo stava aggredendo dopo aver ferito quattro persone nel riminese. La norma fa un salto di qualità anche rispetto a quelle già draconiane e limitrofe allo Stato di Polizia contenute nel ddl Sicurezza in discussione nella commissione Affari costituzionali del Senato dopo essere stato approvato dalla Camera nel settembre scorso. Stavolta infatti non ci si limita a innalzamenti di pena, copertura delle spese legali per i poliziotti indagati, come nel ddl, e neppure vengono varate nuove norme per rendere quasi automatica l’archivizione. Lo scudo penale va oltre perché lede il principio fondamentale per cui la legge è uguale per tutti.
In partenza l’idea della premier era inserire la norma proprio nel ddl Sicurezza come emendamento. L’ipotesi non è stata del tutto abbandonata ma ha perso terreno a favore di decreto legge ad hoc, che il cdm dovrebbe varare in tempi brevi, non appena sarà terminato il lavoro istruttorio di Mantovano. L’inserimento dello scudo nel disegno di legge esasperebbe ulteriormente lo scontro già in atto tra FdI e la Lega, supportata in questo caso anche da Forza Italia. I due partiti alleati insistono per approvare il ddl Sicurezza così com’è, senza modifiche di sorta. Gli emendamenti delle opposizioni sono 1300, i tempi che la commissione può dedicare alla Sicurezza sono limitati dall’obbligo di varare il Milleproroghe. La premier non intende ricorrere alla cosiddetta “tagliola” per falcidiare gli emendamenti e dunque i tempi saranno lunghi. Se il ddl sarà modificato, dovrà tornare alla Camera e i tempi si allungheranno ulteriormente. Per questo il Carroccio e il capo dei senatori azzurri Gasparri insistono per evitare modifiche e gradirebbero molto la “tagliola”.
Sul piano istituzionale però procedere a passo di carica sarebbe un passo grave e con pochi precedenti. Il capo dello Stato ha avanzato alcuni rilievi precisi, mettendo in dubbio la costituzionalità di due passaggi: il divieto di acquisto delle schede telefoniche per gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno e il passaggio da obbligatorio a facoltativo del rinvio dell’esecuzione della pena per le donne incinte o con figli minori di un anno. Dovendo già intervenire su questi due punti per evitare un clamoroso sgarbo istituzionale nei confronti del presidente della Repubblica, il partito della premier medita di intervenire anche su un altro punto critico, l’acquisizione da parte dei servizi segreti degli atti segreti in mano alle amministrazioni pubbliche. Spiazzata dalla proposta di FdI la Lega, che ambisce alla corona di partito più d’ordine che ci sia, ha reagito con una proposta, illustrata ieri, sul patrocinio gratuito per le forze dell’ordine e i familiari, norma in realtà già sostanzialmente presente nel ddl. Pur essendo d’accordo con lo scudo penale, la Lega è contrarissima a inserirlo nel ddl Sicurezza che, insiste il capogruppo Molinari, “deve essere approvato così com’è”.
I due partiti hanno interessi diversi, ma solo in termini di immagine, non di sostanza. La Lega, truculenta e rumorosa, mira a comparire come il solo partito davvero inflessibile nella destra. FdI, o più precisamente Giorgia Meloni, non intende violare il galateo istituzionale ed entrare in rotta di collisione con il Quirinale. I tempi schiamazzanti dei comizi e degli strilli truculenti sono passati in secondo piano. La priorità, oggi, è dimostrarsi istituzionalmente impeccabili in Italia come in Europa. Ma nella sostanza differenze non ce ne sono. Il ddl innalza le pene per qualsiasi atto sia o somigli a resistenza alla forza pubblica nelle dimostrazioni, ignorando completamente l’opportunità di sorvegliare anche l’operato della polizia con l’inserimento del numero identificativo. Di fatto proibisce le proteste in carcere senza neppure considerare l’obbligo di risolvere prima i guasti, ammessi dallo stesso governo, che sono all’origine di quelle proteste. Lo scudo penale corona il tutto e nel complesso forse Orlando ha torto. Non è solo un “preparare il terreno” per lo Stato di polizia. È la sua inaugurazione ufficiale.
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