Nel commemorare il 57esimo anniversario del devastante terremoto del 1968, i sindaci della Valle del Belice hanno deciso di autoconvocarsi per chiedere al governo della Regione linee guida specifiche che impediscano lo scempio del paesaggio con quella che definiscono «un’invasione di pale eoliche alte fino a 200 metri e distese enormi di pannelli fotovoltaici» sul nostro territorio.
A farsi promotrice dell’iniziativa: la prima cittadina di Montevago (Agrigento), la deputata regionale di Forza Italia Margherita La Rocca Ruvolo: «Noi sindaci – dice – ci siamo autoconvocati per venerdì pomeriggio 17 gennaio nella biblioteca comunale del mio comune proprio per assumere una iniziativa forte e condivisa.
Lo faremo insieme ad associazioni e liberi cittadini, perché il fenomeno della produzione di energia alternativa, contro cui naturalmente non abbiamo nulla, si sta estendendo in maniera esagerata e preoccupante, non tenendo conto della tutela del nostro straordinario paesaggio e delle possibilità di utilizzarlo a fini turistici».
Secondo La Rocca Ruvolo «bisogna stabilire e perimetrare le zone idonee e quelle non idonee del territorio regionale per investimenti così sovradimensionati, come quelli già presentati tra Sambuca di Sicilia e Montevago.
Siamo diventati terra di conquista – aggiunge – visto che le società produttrici si portano via l’energia che producono e alle nostre comunità lasciano solo le briciole.
Occorre tutelare il nostro paesaggio perché, di questo passo, tutti i programmi di cui da anni parliamo a proposito di valorizzazione del turismo, dell’enogastronomia e dei percorsi naturalistici, rischiano di schiantarsi su pale eoliche lunghe 200 metri e distese infinite di pannelli fotovoltaici che deturpano l’ambiente e compromettono il lavoro di chi, negli anni, ha investito in attività ricettive».
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Belìce, una messa per il 57° anniversario del terremoto
A proposito delle iniziative per l’anniversario del devastante sisma sarà celebrata giovedì 16 gennaio, alle ore 10, nella chiesa Ss. Trinità di Salaparuta (Trapani) la santa messa commemorativa del 57° anniversario del terremoto ‘68 del Belìce.
Alle 11, nella sala conferenza di piazza mercato, sarà inaugurata una mostra fotografica a cura di Giuseppe Verde. Interverranno: il sindaco Michele Saitta, Salvo Cucina, dirigente protezione civile Sicilia, Nicola Catania, coordinatore dei sindaci del Belìce.
Schifani, impegno per un futuro migliore
«Ricordiamo, con profonda commozione e rispetto, il cinquantasettesimo anniversario del tragico terremoto che colpì il Belìce nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, causando lutti e sofferenze che hanno segnato per sempre la storia della nostra terra.
Quella tragedia non è solo un ricordo doloroso, ma anche un monito per tutti noi a non abbassare mai la guardia di fronte ai rischi naturali e a impegnarci costantemente per la sicurezza e il benessere delle nostre comunità ». Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che aggiunge: «La Regione è al fianco della popolazione di quella valle, custode della memoria di un territorio che ha saputo risollevarsi con dignità e determinazione. La catastrofe del 1968 ci ha insegnato l’importanza della solidarietà e della collaborazione. È nostro dovere, oggi più che mai, trasformare quel dolore in uno stimolo per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.
Il mio pensiero va alle vittime di quella terribile notte, alle loro famiglie e a tutti coloro che, con impegno e speranza, hanno contribuito alla rinascita di que
sta terra».
 La Fondazione Orestiadi presenta le nuove donazioni di opere
Nella ricorrenza del devastante terremoto del Belice del 1968, la Fondazione Orestiadi come di consueto ne celebra la memoria nel segno dell’arte e della cultura. Domenica 19 gennaio alle ore 11.00 al Baglio di Stefano si rinnova l’appuntamento annuale con la presentazione delle nuove donazioni all’istituzione siciliana, e delle opere realizzate dagli artisti in residenza. Quest’anno sono Guido Baragli, Mario Benedetti, Leonardo Fisco, Matteo Fraterno, Francesco Preverino, Jano Sicura, Rossana Taormina e Michele Tombolini, i protagonisti.
Otto artisti che appartengono a generazioni diverse, differenti ambiti delle arti visive e da diverse città italiane (Venezia, Terni, Napoli, Torino) oltre che dalla Sicilia, rappresentano insieme un interessante spaccato della produzione artistica contemporanea, mantenendo viva l’idea dell’arte come motore del rinnovamento. Una visione che ha animato la ricostruzione di Gibellina e la fondazione del Museo delle Trame Mediterranee trovando legami e conferme nella storia. Dalle opere in città di Consagra e Burri, da Paladino a Schifano e Accardi; dalle presenze di Beuys e Isozaki, al Cerchio della vita di Long, dai versi degli antichi poeti siculo-arabi a quelli dei contemporanei, da Adonis a Evtushenko, solo per citarne alcuni, per arrivare fino ai nostri giorni.
Le opere allestite negli atelier del Baglio e negli spazi esterni, testimoniano i progetti espositivi e le relazioni intercorse con gli artisti, come le otto ceramiche policrome di Leonardo Fisco (Sciacca 1938), l’opera dal titolo Ti-mpone, 2023 di Matteo Fraterno (Torre Annunziata,1954), e quella di Michele Tombolini, (Venezia 1963); tutti artisti invitati in alcune delle mostre proposte dalla Fondazione nel corso del 2024.
L’installazione Domicili coatti, 1998 di Guido Baragli (Palermo,1962-2023), proviene da Gemma Insalaco, che con questa donazione al museo ha voluto ricordare la memoria del compagno scomparso Nicola Bravo.
Mentre dalle residenze artistiche provengono le opere realizzate da Francesco Preverino (Settimo Torinese, 1948), che alla città ha dedicato il trittico Gibellina, 15 gennaio 1968; e da Rossana Taormina (Partanna, 1972), artista nata in un piccolo paese della Valle del Belìce, dove trascorre la sua infanzia all’indomani del terremoto. Negli spazi esterni del Museo si presentano le opere del maestro Mario Benedetti (Terni 1938), grande interprete dell’incisione, e dell’artista siciliano, di formazione tedesca Jano Sicura (Ferla,1950).
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