A Bruxelles le indagini contro le grandi piattaforme tecnologiche procedono, anche se in molti sospettano che la Commissione possa essere disposta a fare concessioni a Trump
Il Financial Times ha riportato che la Commissione Europea sta rivalutando le indagini condotte dal marzo scorso su Meta e X ai sensi del Digital Services Act (Dsa) e su Meta, Amazon, Google e Apple ai sensi del Digital Markets Act (Dma) con lo scopo di ridurle o di modificarne l’ambito.
Così facendo la Commissione si mette al riparo da ritorsioni politiche da parte di Trump, intenzionato a sostenere i leader dei social media americani nel respingere le multe di una Ue, a loro detta, fin troppo zelante nel promuovere “sempre più leggi che istituzionalizzano la censura”.
Una pronta smentita è arrivata dal gabinetto di Henna Virkkunnen, commissaria europea per le tecnologie digitali e di forntiera, che ha negato una battuta d’arresto nell’applicazione del Dma, sostenendo di aver programmato una riunione di coordinamento con Teresa Ribera, commissaria europea per la concorrenza.
L’importanza di evitare una guerra commerciale con gli Usa
Ieri poi Stéphane Sèjournè, vicepresidente della Commissione responsabile per la prosperità e la strategia industriale, ha spiegato al Mattinale Europeo che “c’è la necessità imperiosa di evitare una guerra commerciale nei prossimi mesi con la nuova amministrazione Trump” e che la presidente Von der Leyen “avrà la missione di mantenere l’unità dei ventisette”, trovando un equilibrio tra gli interessi collettivi e quelli individuali degli stati membri.
“Il rischio infatti è che ogni paese si faccia avanti per difendere i propri obiettivi specifici” ha dichiarato Sèjournè “quando invece, se agiamo uniti, possiamo evitare il conflitto”.
Gli strumenti per offrire un “deal” a Trump
In vista di un “deal” con Trump, la Commissione ha già predisposto strumenti difensivi e offensivi.
Il lato “difesa” include offerte per comprare gas naturale liquefatto e altri prodotti di cui l’Europa ha bisogno, cercando di convincere Trump a evitare l’introduzione di dazi del 20% su tutte le importazioni, come è stato detto in passato. Tra le ipotesi in discussione c’è anche l’idea di aumentare gli acquisti di armi dagli Stati Uniti, per rafforzare l’industria della difesa europea. Una proposta che divide gli Stati membri: la Francia spinge per un “buy european”, mentre Germania e Polonia, tra gli altri, sono contrari.
Tra gli strumenti offensivi preparati dalla Commissione, qualora Trump mantenesse fede alla promessa dei dazi, l’esecutivo di Von der Leyen dovrà decidere se applicare dazi in modo reciproco oppure colpire prodotti ad alto valore aggiunto per gli Stati Uniti.
Un altro fronte di negoziazione con l’amministrazione Trump riguarda la sicurezza europea e la ricostruzione dell’Ucraina. La richiesta di Trump che gli europei si facciano carico della propria sicurezza, in particolare in relazione alla difesa e alla crisi ucraina, potrebbe tradursi in uno scambio vantaggioso: l’UE rafforza la propria capacità di difesa e contribuisce più attivamente alla ricostruzione dell’Ucraina, in cambio di un alleggerimento delle tensioni commerciali. Tuttavia, i dubbi sulla fattibilità di una politica di difesa comune europea sono enormi, a causa delle divergenze politiche tra i vari Stati membri e della difficoltà di reperire fondi senza compromettere la spesa sociale.
Il rischio per la credibilità globale dell’UE
Tuttavia, la scelta di adottare un approccio transazionale con Trump per evitare una guerra commerciale potrebbe avere conseguenze gravi sulla credibilità dell’Europa come attore globale. “Se l’UE non applica e non rispetta le proprie leggi, stabilite democraticamente come il Dsa e il Dma, non ci si può aspettare che altri lo facciano”, avverte Umberto Gambini, partner di Forward Global e esperto di digitale.
I prossimi giorni, in cui Von der Leyen parlerà al World Economic Forum di Davos e davanti al Parlamento europeo, saranno importanti per capire come la Commissione deciderà di gestire, secondo le dichiarazioni della portavoce Paula Pinho, “la realtà politica che mette pressione sul livello tecnico”.
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