Europa preoccupata, il resto del mondo no. Ecco perché

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Stiamo per entrare ufficialmente nell’era Trump. Lunedì prossimo il presidente eletto degli Usa si insedierà alla Casa Bianca per il suo secondo mandato: quattro anni che si preannunciano quanto meno intensi e, per alcuni, problematici. Ma non tutti la vedono così.

Sono soprattutto gli europei infatti a perdere il sonno per il Trump bis, mentre il resto del mondo è molto più ottimista. Lo rivela un sondaggio dello European Council on Foreign Relations (ECFR) condotto a novembre 2024, subito dopo le elezioni presidenziali degli Stati Uniti, su 28.549 persone in 24 Paesi. La ricerca, dal titolo ‘Alone in a Trumpian world: The EU and global public opinion after the US elections (Soli nel mondo trumpiano: l’Ue e l’opinione pubblica mondiale dopo le elezioni americane)’, si inserisce nel progetto ‘Europe in a Changing World’ dell’ECFR e dell’Università di Oxford.

Il focus del sondaggio, condotto in 16 Paesi europei (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Turchia, Ucraina e Regno Unito) e otto non europei (Brasile, Cina, India, Indonesia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud e Stati Uniti), ha riguardato due aspetti: se l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti sia una cosa buona o cattiva per i cittadini americani, e se sia una cosa buona o cattiva per la pace nel mondo.

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In sintesi, l’Europa è l’unica a preoccuparsi, con solamente la Corea del Sud a farle compagnia. Un dato molto rilevante, che fornisce l’occasione per indagare la percezione di un mondo che cambia, dove il concetto stesso di Occidente non è più unitario, le cose sono molto più sfumate, le relazioni tra Paesi molto più fluide e dettate dalla convenienza del momento piuttosto che dalle ideologie. In effetti, sottolineano gli autori dello studio, “potrebbe non essere più possibile parlare di ‘Occidente’ come un singolo attore geopolitico”.

Ma partiamo da come viene percepito il ritorno al potere di Trump. In sintesi:

  • gli europei sono gli unici preoccupati, seguiti solo dalla Corea del Sud
  • molti credono Trump metterà fine alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente
  • gli altri Paesi sembrano vedere gli Stati Uniti guidati da Trump come una grande potenza ‘normale’ e non più una superpotenza, in un mondo definito ‘à la carte
  • gran parte del mondo considera l’Europa più potente di quanto non pensino gli europei stessi.

Chi è ottimista su Trump

Approfondendo quella che a noi europei suona incomprensibile, i Paesi più sereni sono India, Cina, Turchia e Brasile: gli intervistati pensano che il miliardario dal ciuffo arancione sarà un bene per gli Usa ma anche che porterà la pace nel mondo, o almeno che sarà in grado di ridurre le tensioni in Ucraina, in Medio Oriente e nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Dello stesso pensiero molti cittadini in Arabia Saudita, Russia, Sudafrica e negli stessi Stati Uniti.

Sarebbe interessante vedere cosa pensano i cittadini di Ecuador, Danimarca e Canada rispetto al ruolo di paciere di Trump dopo le recenti minacce che li ha visti coinvolti, minacce che comunque sono arrivate ben dopo lo svolgimento del sondaggio ECFR pubblicato ieri.

La posizione espressa dai Paesi più ottimisti, alquanto diversi tra loro come Cina, India e Turchia, si spiega col fatto che per molti dei loro cittadini i conflitti sono parte di uno scontro più ampio tra Occidente e Russia, tra democrazie e autocrazie, e dunque anche gli Usa giocano un ruolo centrale nella loro soluzione.

Inoltre, diverse persone nelle principali potenze non occidentali (specialmente in India, Indonesia, Cina e Arabia Saudita) considerano Russia e Ucraina ugualmente responsabili della continuazione della guerra e dunque l’Ucraina dovrebbe cedere qualcosa per raggiungere un accordo di pace con Mosca.

Nella stessa Ucraina le cose stanno cambiando: l’aspettativa di vittoria è crollata e gli ucraini ormai vogliono un compromesso. Ecco il perché di un risultato apparentemente sorprendente, viste le minacce da parte di Trump di porre fine agli aiuti: gli ucraini anche se di poco, sono più positivi che pessimisti sulle azioni di Trump. Sostanzialmente, lo vedono più in grado di quanto non sia stato Joe Biden di agevolare un accordo per concludere una guerra che si avvia a compiere, tra poco più di un mese, 3 anni.

C’è però preoccupazione sul contenuto di un accordo promosso dal futuro presidente Usa: qualcuno ha accettato l’impossibilità di recuperare tutto il territorio entro i confini del 1991, altri no, altri ancora premono per entrare nella Nato (per Putin sarebbe una sconfitta).

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Chi non è ottimista

Il secondo mandato del tycoon è anche fonte di ansia per qualcuno e questo qualcuno, come anticipato, è l’Europa. D’altronde, solo per citare alcuni dei motivi, sono mesi che Trump minaccia di scatenare una guerra di dazi che danneggerebbe il Vecchio Continente, in particolare gli Stati che esportano, su tutti la Germania che sarebbe molto colpita dalle misure del miliardario, in un momento di recessione economica e crisi istituzionale.

Peraltro nel suo primo mandato Trump effettivamente impose dei dazi sulle importazioni, quindi le sue idee sono prese molto sul serio, così come quella di volere a tutti i costi il controllo della Groenlandia, strategicamente e minerariamente importante, acquistandola o anche usando la forza militare.

E solo per rimanere alle ultime frizzanti settimane, il suo braccio destro e ‘co-presidente’ di fatto, Elon Musk, è ormai diventato un paladino dell’estrema destra, tanto da sostenerla molto attivamente in diversi Paesi europei col grosso rischio di influenzare l’opinione pubblica, in vista di importanti elezioni soprattutto in Germania e Regno Unito.

Ma il Vecchio Continente è praticamente solo nella sua angoscia: l’unico Paese non europeo preoccupato per Trump è la Corea del Sud, una democrazia che, come l’Europa, dipende per la sua sicurezza dagli Stati Uniti.

Ecfr Sondaggio Trump2

La solitudine dell’Europa in un mondo policentrico e ‘poliamoroso’

È soprattutto questa solitudine il dato che deve far riflettere l’Europa e farle prendere davvero consapevolezza di non essere più il centro del mondo. E che il mondo ormai si rivela molto più variegato e sfaccettato di quello binario a cui era abituata e che è scomparso da un pezzo. Piuttosto, il mondo oggi è caratterizzato da policrisi, e da molti poli di interesse e di potere: vecchi, attuali, emergenti.

Ma c’è di più: la rielezione di Trump mette ulteriormente a nudo le divisioni esistenti all’interno del blocco, con Paesi più vicini al tycoon e altri più lontani. Un dato di fatto che rende complicato e faticoso trovare unità interna e dunque la guida di un’opposizione globale alla nuova amministrazione a stelle e strisce.

L’analisi di ECFR certifica che l’Europa dovrebbe staccarsi dall’ordine liberale del dopoguerra fredda e focalizzarsi invece sulla realtà del mondo attuale e sulle opportunità di quello futuro. Il precedente ordine non tornerà, e affannarsi su quella strada significa rimanere tagliati fuori dalla realtà e dal potere. In sostanza, significa rimanere indietro e dunque salutare la prosperità e la sicurezza, termini ricorrenti nei discorsi dell’establishment istituzionale ma che rischiano di declinare e diventare privi di ogni sostanza.

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C’è comunque motivo di essere ottimisti: dal sondaggio, l’Europa pare godere ancora di un certo prestigio nel mondo, più di quanto non pensino gli europei stessi (compresi i britannici e gli svizzeri): molti considerano l’Ue un attore in grado di agire su un piano di parità con gli Stati Uniti e la Cina, come una grande potenza globale. Non solo: molti si aspettano che l’influenza dell’Ue cresca o almeno resti forte come oggi.

Le risposte degli intervistati tratteggiano anche alcune potenziali partnership per gli europei: Paesi come Brasile, India e Sudafrica vedono in generale l’Ue come un alleato o un partner. Inoltre, emerge un notevole potenziale per una partnership strategica tra il blocco e il Regno Unito (che si percepisce ancora come europeo) soprattutto per quanto riguarda la guerra in Ucraina e la sicurezza europea e con la Turchia, soprattutto per quanto riguarda il Medio Oriente.

I cittadini Ue invece vedono ancora gli Usa come principale amico e la Russia come arci-nemico, mostrando di rimanere un po’ attaccati a vecchi schemi politici, e continuano a considerare ampiamente altri (Turchia, Cina e India) come partner necessari.

E se anche il favore delle persone verso Trump dovesse scemare rapidamente, ECFR sottolinea come questo segnali una cosa ancora più importante: l’adesione della gente “a un mondo molto più transazionale”, che sancisce la fine dell’ordine internazionale liberale. I popoli vogliono altro, come dimostra in Europa l’ascesa dell’estrema destra, molto spesso dovuta a un voto di protesta contro le vecchie élite piuttosto che un consenso reale ai programmi dei partiti radicali.

Gli studi di ECFR in sostanza mettono in luce l’emergere di un ‘mondo à la carte’, in cui le grandi e le medie potenze cercano partner in modo fluido, a seconda del proprio interesse nazionale sulle varie questioni. Le relazioni tra Paesi insomma non sono più monogame: il mondo in policrisi e anche un modo ‘poliamoroso’.

L’influenza della Russia in crescita

Un esempio di relazione pericolosa per l’occidente, che non è riuscito a isolare la Russia in seguito all’aggressione dell’Ucraina, è quella tra Mosca e Pechino. La percezione del Paese slavo in Cina si è rafforzata marginalmente dalla fine del 2022, ma lo è anche la percezione della Cina in Russia.

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Diversi Paesi hanno accettato Mosca come ‘partner necessario’: india, Corea del Nord, Cina, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia) e la maggior parte delle persone si aspetta che l’influenza globale della Russia cresca nel prossimo decennio. Questa è anche l’opinione di quasi metà della popolazione in Brasile e Indonesia, sottolinea lo studio ECFR.

Gli Stati Uniti come grande potenza ‘normale’

Dall’altro lato, la percezione globale degli Stati Uniti come superpotenza duratura rimane in gran parte inalterata, ma cambia il posizionamento previsto dell’America nel sistema internazionale. In pratica, anche chi vede la rielezione di Trump come positiva, non pensa che questo porterà l’America a essere ‘Great Again’, come vorrebbe il MAGA tanto sbandierato dal tycoon. Il motivo è che ci si aspetta che la Cina sia almeno altrettanto competitiva, anzi che diventi la superpotenza mondiale (un’opinione condivisa ovunque, tranne che in Ucraina, Corea del Sud, India e America stessa).

Sottolinea lo studio: “L’ascesa della Cina prevista a livello globale suggerisce che il ritorno di Trump avviene mentre l’eccezionalismo geopolitico degli Stati Uniti sta iniziando a recedere. Le persone possono ragionevolmente credere che la sua politica estera sia orientata all’interesse nazionale prima di tutto”, cosa che “significherebbe che il suo Paese si comporterebbe come una grande potenza più “normale”, una più simile alle altre grandi e medie potenze di oggi (tranne l’Ue!), e più simile alle grandi potenze di precedenti periodi storici”.



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