Il “Global Risks Report 2025” del World Economic Forum (WEF) pubblicato ieri identifica i rischi principali per il mondo nei prossimi anni. “Nel complesso – si legge sul sito web del WEF – gli eventi meteorologici estremi sono stati identificati sia come rischi immediati, sia nel breve e nel lungo periodo”. Suona ancor più paradossale, allora, lo scarso attivismo dei governi che alla crisi climatica sono chiamati a trovare una soluzione.
Tra i rischi a breve termine emergono conflitti armati tra stati, disinformazione e cambiamenti climatici estremi. A lungo termine, dominano i rischi ambientali, come il collasso degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. Un panorama geopolitico frammentato, caratterizzato da tensioni crescenti e una fiducia indebolita nelle istituzioni, complica la cooperazione globale necessaria per affrontare le crisi. Il rapporto invita i leader a rafforzare il dialogo internazionale per prevenire l’instabilità e garantire un futuro sostenibile e inclusivo.
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Rischi immediati (2025) e a breve termine (2025-2026)
Il documento del WEF segnala i rischi globali su base temporale: rischi immediati (2025), a breve termine (2 anni) e a lungo termine (10 anni).
Il rischio più urgente per il 2025 è rappresentato dai conflitti armati tra Stati, indicati come preoccupazione principale da un quarto degli intervistati. Seguono la disinformazione e il cambiamento climatico. Questi fattori minano la stabilità sociale e politica, alimentano polarizzazione e fragilità economiche, e complicano le risposte alle crisi globali.
La disinformazione, per il secondo anno consecutivo, emerge come una delle minacce principali, erodendo la fiducia nei governi e nei sistemi istituzionali. A ciò si aggiungono eventi climatici estremi e l’inquinamento, che non solo aggravano i danni ambientali ma mettono a rischio la salute pubblica e l’integrità degli ecosistemi.
Per affrontare queste sfide, il rapporto sottolinea l’importanza di interventi immediati e coordinati, mirati a prevenire instabilità e frammentazione sociale.
Rischi (ambientali) a lungo termine
Nel lungo periodo (10 anni), i rischi ambientali – come eventi climatici estremi, perdita di biodiversità e inquinamento – sono prioritari, secondo gli esperti consultati dal WEF. Si legge nel documento: “I rischi ambientali dominano l’orizzonte di lungo periodo, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classifica dei maggiori rischi per i prossimi dieci anni”.
Il quinto rischio ambientale per rilevanza è l’inquinamento, percepito come minaccia significativa anche nel breve termine.
Parallelamente, emergono rischi sociali e tecnologici, come il crescente divario economico e gli effetti negativi dell’intelligenza artificiale mal gestita. Questi fattori, interconnessi, potrebbero accentuare ulteriormente la frammentazione geopolitica, alimentando tensioni internazionali e indebolendo la cooperazione globale, sottolinea il World Economic Forum. Il rapporto invita a investire in soluzioni sostenibili, nella protezione delle risorse naturali e nel rafforzamento della resilienza delle comunità, per evitare un futuro segnato da crisi irreversibili.
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Multilateralismo e fiducia nelle istituzioni
Quasi due terzi degli intervistati prevedono un panorama globale turbolento entro il 2035, in particolare a causa dell’intensificarsi delle sfide ambientali, tecnologiche e sociali. Oltre la metà degli esperti si aspetta una certa instabilità entro i prossimi due anni, a testimonianza della diffusa frattura della cooperazione internazionale. C’è, dunque, una impellente questione multilateralismo – che abbiamo segnalato anche a valle delle ultime tornate negoziali globali su clima, biodiversità, inquinamento da plastica.
“Le crescenti tensioni geopolitiche, l’erosione della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema globale come mai prima d’ora”, ha dichiarato Mirek Dušek, Managing Director del World Economic Forum. “In un mondo segnato da divisioni sempre più profonde e rischi a cascata, i leader globali hanno una scelta: promuovere la collaborazione e la resilienza o affrontare un’instabilità crescente. La posta in gioco non è mai stata così alta”.
I rischi sociali, come la disuguaglianza e la polarizzazione all’interno delle società, occupano un posto di rilievo nella classifica dei rischi a breve e a lungo termine. Le crescenti preoccupazioni per le attività economiche illecite, l’aumento del debito e la concentrazione di risorse strategiche evidenziano vulnerabilità che potrebbero destabilizzare l’economia globale nei prossimi anni. Tutti questi problemi rischiano di esacerbare l’instabilità interna e di erodere la fiducia nei governi, complicando ulteriormente gli sforzi per affrontare le sfide globali.
“Dai conflitti ai cambiamenti climatici, stiamo affrontando crisi interconnesse che richiedono un’azione coordinata e collettiva”, afferma Mark Elsner, responsabile della Global Risks Initiative del World Economic Forum. “È urgente un rinnovato impegno per ricostruire la fiducia e promuovere la cooperazione. Le conseguenze dell’inazione potrebbero farsi sentire per le generazioni a venire”.
Metodologia
Il Global Risks Report 2025 si basa sull’analisi di oltre 900 esperti globali di diversi settori: leader e professionisti delle imprese globali; politici, funzionari e rappresentanti di enti governativi; ricercatori e studiosi di università e istituti di ricerca; rappresentanti di organizzazioni non governative; esperti di innovazione, cybersecurity, intelligenza artificiale e tecnologie emergenti.
Il rapporto, spiega il WEF, combina dati quantitativi e qualitativi per identificare i principali rischi globali a breve e lungo termine, valutandone impatti e probabilità.
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