La Trieste culla delle startup fra biotech e diagnostica – StartUp Magazine

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iomedicale e dispositivi medici indossabili valgono un giro d’affari che nel mondo è pari a 300 miliardi. Un settore dove in Europa si spendono in media 200 euro l’anno per abitante. La nuova frontiera sarà quella di poter fare un check-up quasi completo attraverso il proprio smartphone. In questo scenario Trieste sta diventando la nuova Silicon Valley delle Science della vita grazie alla presenza di 10 mila ricercatori, con una media per abitante che è dieci volte quella europea. Non è un caso che dai laboratori dell’Area Science Park, uno dei motori di innovazione a Nord Est, sia uscita InsilicoTrials, la piattaforma per l’accelerazione dei test sui farmaci premiata la scorsa settimana dai guru della Bay Area come «startup dell’anno» per l’intelligenza artificiale.

Nel post pandemia la sanità pubblica continua a fare i conti con una cronica crisi di risorse. Da qui la necessità di investire in innovazione e tecnologia, anche ricorrendo ai privati. In Friuli Venezia Giulia la Regione ha lanciato il Cluster delle Scienze della Vita per sostenere startup innovative e finanziare imprese, università, enti di ricerca e altri stakeholder che operano nel sistema socio-sanitario regionale. Fra gli investitori in campo c’è Biovalley Investments Partner, presieduta da Diego Bravar, vicepresidente di Confindustria Alto Adriatico e guru del settore a Trieste essendo stato fra l’altro fondatore dell’ex Tbs Group, una delle prime startup triestine di successo nelle tecnologie applicate alla sanità: «Biovalley -spiega Bravar – investe in Pmi e startup innovative nel biomedicale e biotech, un settore competitivo e con molti player. Siamo un gruppo industriale che punta a essere un motore di aggregazione e innovazione a Nord Est nelle scienze della vita e nel digitale. Il settore biomedicale sta crescendo a un ritmo del 7% l’anno e solo il valore delle apparecchiature mediche negli ospedali italiani è pari a 10 miliardi».

I ricavi consolidati di Biovalley, che controlla il Bic, l’incubatore di imprese triestino, ammontano a circa 10 milioni con un Ebidta (il margine operativo lordo) che supera il milione: «È un settore che cresce. Abbiamo investito a Trieste in aziende come Logic, che si sta imponendo nell’ingegneria clinica. Di recente abbiamo puntato su un’azienda che ha inventato un piccolo robot che prepara i farmaci per la chemio. Collaboriamo con istituti d’eccellenza come il Centro internazionale per l’ingegneria genetica e le biotecnologie, per lo studio di biofarmaci generici a costi più contenuti».

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Due anni fa Biovalley aveva acquisito il controllo dello Swiss Integrative Center For Human Health di Friburgo, che controlla l’incubatore Bluefactory, specializzato nella diagnostica salivare di precisione per individuare le varianti del Covid. La fine della pandemia e il ridimensionamento degli aiuti pubblici nella sanità in Svizzera potrebbero però portare «a un disimpegno dall’investimento a Friburgo», spiega Bravar.

A Trieste c’è un vero distretto del biomedicale che ruota sulla presenza di big come Eurospital che oggi, con oltre 160 collaboratori e quasi 50 milioni di fatturato, è presente in 50 Paesi. E poi l’ex Tbs poi Althea, fondata dallo stesso Bravar, leader nella manutenzione di apparecchiature medicali per ospedali e centri diagnostici, che il fondo Permira ha ceduto nel 2022 al fondo infrastrutturale italiano F2i Sgr. Fra le realtà industriali anche Diaco Biofarmaceutici e Sifra Est, che realizza sacche per uso medicale da quasi 35 anni nell’area industriale di Trieste.

Ma oltre i big c’è un territorio di frontiera nella ricerca. L’altro motore del biomedicale è infatti il parco tecnologico di Area Science che sull’integrazione scienza e industria ha creato un vero e proprio modello. Spiega la presidente Caterina Petrillo: «L’interesse nel settore delle scienze della vita è di fatto un elemento che ci ha caratterizzato in modo costante. Negli anni, infatti, Area ha registrato diversi insediamenti e sviluppato numerosi progetti di ricerca e innovazione». Fra questi, grazie anche ai finanziamenti Pnrr, «stiamo implementando un’infrastruttura di ricerca, operante in modalità open access, per studiare nuovi patogeni emergenti umani, animali e vegetali di potenziale impatto sulla salute, la sicurezza o l’economia».

Tutto ciò grazie a una rete di laboratori d’avanguardia che rappresenta un vantaggio competitivo: dal centro di calcolo ai laboratori di biologia strutturale di Elettra e a quelli di ottica e microscopia del Cnr, alle linee di spettroscopia di Elettra e Fermi, senza dimenticare i laboratori dell’Icgeb.

Un esempio tipico è la presenza qui della padovana Alifax, grossa azienda di diagnostica clinica, che ha stabilito i suoi laboratori di ricerca e sviluppo nel favorevole microclima di Area Science Park con Alifax Reserach & Development in cui lavora un team iper-specializzato in biologia molecolare. Nel settore agrolimentare Gold Standard Diagnostics Trieste, produce e commercializza i kit diagnostici per l’analisi di contaminanti chimici quali micotossine, residui di farmaci ed ormoni negli alimenti e nei mangimi animali. Ab Analitica, anch’essa con i suoi laboratori di ricerca in Area, ha ideato un software per velocizzare le analisi e tracciarne i risultati già adottato da diversi ospedali italiani. In Area Science c’è anche Diesse Diagnostica, attiva nei sistemi di diagnostica in vitro innovativi nei settori dell’ematologia, della sierologia e della batteriologia. Un’altra azienda, Bilimetrix, ha lanciato un dispositivo unico al mondo, nato e sviluppato nei laboratori di Basovizza: si tratta di un piccolo oggetto, dall’aspetto simile a un Pos, che permette di rilevare in tempo reale e ovunque, anche a casa propria, la bilirubina nel sangue per prevenire i danni da ittero. È presente con un centro di ricerca a Trieste anche il gruppo Bracco (leader nella diagnostica per immagini, 1,4 miliardi di fatturato di cui l’89% sui mercati esteri con circa 3.600 dipendenti) che ha investito molto nello stabilimento di Torviscosa, recuperando alla produzione una parte dell’ex Caffaro. E poi c’è Ulisse Biomed, quotata su Euronext Growth, il segmento dei piccoli della Borsa di Milano, una “healthcare biotech company” attiva nella diagnostica, fondata una decina di anni fa con un “seed round” di un milione di euro. Oggi possiede numerosi brevetti nel suo settore.

Riproduzione Il Nord Est



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