I compleanni dei bambini si sono trasformati in feste sfarzose e imperdibili che mettono al centro la competizione tra genitori piuttosto che il desiderio di socializzare dei bambini, ce ne ha parlato la pedagogista Anna Granata.
Intervista a Anna Granata
Professoressa associata di Pedagogia all’Università di Milano Bicocca
Feste di compleanno sfarzose, post su ogni social per mostrare la magnificenza della propria festa o la tristezza di un bambino in mezzo a palloncini di ogni forma e colore, ma solo, perché nessuno si è presentato alla sua festa di compleanno.
In cosa si sono trasformate le feste di compleanno di oggi e soprattutto, rispondono al desiderio di intessere rapporti tra pari dei più piccoli o a quello di competizione dei genitori? Ce ne ha parlato la professoressa Anna Granata, docente di pedagogia presso l’Università di Milano Bicocca, che ha elencato le contraddizioni del nostro tempo, legate alle feste di compleanno per bambini.
dott.ssa Anna Granata (professoressa associata di Pedagogia all’Università di Milano Bicocca)
Perché i compleanni dei bambini sembrano essere centrali nella nostra società, soprattutto per i genitori?
Negli ultimi anni nel nostro contesto sociale e culturale è emersa una grande attenzione per il tema del compleanno anche di bambini molto piccoli, questo ci può far riflettere sul fatto che ormai nella nostra società abbiamo pochi riti. I matrimoni diminuiscono, ci sono scarse occasioni per celebrare eventi e ritrovarsi a livello comunitario in un rito collettivo che unisce generazioni diverse, dunque il compleanno nella nostra società è rimasto l’ultimo rito. Da qui capiamo perché per i genitori, soprattutto della classe media, il compleanno del loro bambino diventa un momento cruciale. Ci sono alcune anomalie che lo sottolineano, se un tempo i compleanni estivi dei figli nati a luglio o agosto si festeggiavano in vacanza, oggi i genitori recuperano i compleanni dei figli, tra settembre e ottobre. Sembra un appuntamento immancabile per la vita ordinaria della famiglia.
Si tratta spesso di feste mastodontiche, a tema, con animazione, che fine fa il divertimento del bambino in questo contesto?
Credo che dietro a questi compleanni ci sia anche una dimensione di status, perché attraverso la festa di compleanno e l’impegno economico attorno alla festa, dalla prenotazione di spazi enormi nei mesi invernali, a momenti caratterizzati da animazione, personale che intrattiene bambini più o meno grandi, coinvolgimento economico di chi partecipa attraverso la dimensione del dono, la classe sociale e lo status socio economico di ogni famiglia è evidente. Infatti anche se i bambini sono molto piccoli la proposta è sempre molto ambiziosa. La domanda che verrebbe da farsi ora è quanto interessi ad un bambino di 3 o 5 anni una festa in grande stile, rispetto ad una piccola festicciola in casa, con qualche amico. Probabilmente interessa più ai genitori che ai bambini. Il focus sembra spostarsi dall’interesse del bambino alle capacità socio-economiche dei genitori.
Dunque sono i genitori i veri protagonisti di queste feste di compleanno?
Esatto, proprio perché sembra ci sia la ricerca del grande evento per bambini molto piccoli, come il pigiama party proposto a bimbi che frequentano la scuola dell’infanzia e vengono invitati a dormire fuori, dimensione che nell’infanzia non è ricercata dai piccoli. Anche affittare una sala al cinema per un compleanno della primaria, organizzare una festa a tema in grande stile, non sono di per sé fattori negativi ma danno l’idea dell’enfasi grandiosa dietro ad un evento che in alcune culture non è importante, nella nostra è esaltato ma risponde alle aspettative del mondo adulto, non a quelle dell’infanzia.
Cosa ci dice della tendenza della moda delle borsette di compleanno che il festeggiato regala agli invitati a fine festa?
Se un tempo l’aspetto positivo della festa era quello comunitario, che infatti riguardava persone insieme unite positivamente e vedeva il dono come simbolo per comunicare la dimensione di partecipazione al festeggiamento del festeggiato. Da qualche anno è centrale l’aspetto consumistico della festa, è stato introdotto infatti il regalino di fine festa, un gesto che può sembrare piccolo, anche perché l’importo economico non è significativo, ma che nella testa dei bambini significa che partecipare ad una festa vuol dire fare un regalo ma anche ricevere qualcosa in cambio. Ciò danneggia l’idea stessa della spontaneità comunitaria del piacere di stare insieme, e la festa diventa uno scambio nella logica del do ut des.
La tendenza dei genitori di raccontare tramite i social le esperienze disastrose dei compleanni dei propri bambini invece cosa ci dice?
Dietro a queste notizie che catturano l’attenzione dell’opinione pubblica vedo un sovra investimento rispetto all’evento compleanno che diventa un momento a cui non è possibile mancare, quasi sia un obbligo sociale. Mi chiedo anche se radunarsi insieme attorno a questo rito nasca da relazioni reali o convenzioni sociali, perché se si tratta di semplici convenzioni allora può accadere che al compleanno di un bimbo non si presenti nessuno. Se invece è un momento che nasce da legami concreti e relazioni profonde che i piccoli intessono in classe ha un significato diverso.
Cosa significa per un bambino essere invitato al compleanno di un amico?
Io in realtà vedo una sorta di adultizzazione della lettura di questa esperienza, i piccoli non hanno lo stesso rapporto con le feste organizzate o il tempo degli adulti, i bimbi devono vivere liberamente le loro relazioni. Ancorarsi all’importanza del compleanno imperdibile rischia di far perdere ai bimbi quel valore della libertà e della spontaneità delle loro relazioni, tipico dell’infanzia. Sembra che non si possa mancare al compleanno dell’altro se non con una scusa molto valida, si tratta pderò di categorie adulte che non hanno ragione di essere nel tempo dell’infanzia, è infatti la proiezione degli adulti sui figli della socialità, impostata su modalità adulte a cui i bambini sono e dovrebbero rimanere estranei.
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