Bologna e il limite dei 30 all’ora in tutta la città: «Meno morti? Non solo multe ma tenere alta la guardia. In regione gli incidenti costano 1,7 miliardi l’anno»

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di
Daniela Corneo

Marco Pollastri, nuovo presidente dell’Osservatorio regionale per la sicurezza stradale e il bilancio di Città 30:«Questo provvedimento va portato avanti a livello regionale e servono continui corsi di aggiornamento per chi guida»

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È stato uno dei primissimi promotori della Città 30, quando ancora la Città 30, con quel suo «marchio» oggi ben riconoscibile, non esisteva. Ma il limite dei 30 in alcune zone dei centri storici, quando nel 2015 lui manifestava a nome del centro Antartide (per cui lavora da 20 anni) insieme a Salvaiciclisti e a gruppi ambientalisti, c’era già e in pochissimi lo rispettavano. Marco Pollastri, direttore del centro Antartide, è diventato da pochi giorni il nuovo presidente dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale della Regione Emilia-Romagna, la struttura che promuove azioni di educazione, formazione e diffusione della cultura della sicurezza stradale per ridurre il numero di vittime sulla strada.

Pollastri, il sindaco Lepore l’altro giorno ha presentato il bilancio del primo anno di Città 30. Si aspettava dati così positivi? Neanche un pedone morto e il 49% in meno di vittime sulle strade.
«I dati del primo anno di Città 30 danno sicuramente una risposta moto chiara. C’è chi fa polemica e sostiene che il calo di incidenti e feriti è dovuto al rallentamento sulle strade causato dai cantieri. Io risponderei che questo in ogni caso dimostrerebbe che la velocità è comunque un fattore determinante».




















































Non avendo un sistema puntuale e capillare di misurazione della velocità, non è rischioso considerare il calo di incidenti e feriti una diretta conseguenza del provvedimento della giunta?
«Quando si interviene con provvedimenti come la Città 30, non avendo la possibilità di raccogliere il dato della velocità dal punto di vista scientifico, si deve andare a misurare l’effetto presunto. Si può quindi dire che i dati diffusi dal Comune sul calo di incidenti e morti sono compatibili con il provvedimento messo in atto. Per capire la reale efficacia di questa misura bisogna vedere se la si riesce a mantenere, la sfida più grossa è a livello culturale. Bisogna tenere alta la guardia».

E come farlo?
«Non bastano le norme e le sanzioni, non bastano nemmeno solo le misure strutturali. Servono varie misure a cui affiancare l’attività educativa e di informazione che va rafforzata, senza limitarsi solo alle scuole, però. Serve un’attività educativa dai 3 ai 100 anni. Si pensi solo a chi ha preso la patente 30 anni fa, nel frattempo il codice della strada è cambiato molte volte: chi ha 65 anni oggi non ha mai studiato le rotonde,per esempio. Servono corsi di aggiornamento per chi guida. Gli incidenti stradali hanno un costo sociale troppo elevato».

Ce lo può quantificare?

«Gli ultimi dati ufficiali disponibili sono riferibili al 2023: in Emilia-Romagna nell’anno di riferimento per gli incidenti stradali sono stati spesi 382 euro pro capite. Significa 1,7 miliardi in un anno, sono cifre enormi, se vogliamo stare solo sulle cifre, perché poi non sono invece quantificabili le sofferenze, i lutti che questi incidenti causano nella popolazione. Il costo sociale degli incidenti stradali va ridotto, è questo l’obiettivo su cui mi è stato chiesto di lavorare».

L’altro giorno il presidente de Pascale, plaudendo ai dati della Città 30 registrati nel capoluogo emiliano, ha sostanzialmente invocato un’estensione regionale del provvedimento.
«I dati della Città 30 sono emblematici di un lavoro che deve essere portato avanti anche a livello regionale, come ha detto de Pascale, supportando i territori che fanno tantissimo. Mi piacerebbe anche portare un respiro internazionale nell’Osservatorio, andando a vedere cosa fanno di buono negli altri Paesi e provando ad applicarlo in Emilia-Romagna con i doverosi adattamenti locali».

Ma la Città 30 ha davvero già prodotto quel cambio culturale di cui parla il sindaco Lepore?

«Parlerei a livello più generale e secondo me c’è senz’altro una diversa consapevolezza del tema della sicurezza stradale, ma il nostro Paese va a ondate anche in questo. Quindi va ottimizzato al massimo il momento di attenzione e bisogna puntellare man mano i risultati ottenuti».

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