Manovra, allarme dalla Corte dei conti: «A rischio i servizi sociali nei Comuni»

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di Giorgio Bernardi ni

Il presidente della sezione regionale della Toscana Nispi Landi: «Alcune risorse implementate, ma forti riduzioni e tagli»

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I tagli previsti dalla Finanziaria del governo Meloni «avranno conseguenze nell’immediato per gli enti locali», con un impatto «forte». È l’incubo ricorrente dei sindaci, ma stavolta l’allarme non ha appartenenza partitica, perché a lanciarlo è il presidente della sezione regionale toscana della Corte dei conti, Mario Nispi Landi

Il magistrato è stato invitato  dall’Anci, l’associazione dei sindaci, in un incontro a Palazzo Medici Riccardi per esaminare gli effetti operativi della manovra sui bilanci dei Comuni. Nispi Landi ha spiegato che «ci sono da una parte alcune risorse che vengono implementate», ma dall’altra «ci sono state anche forti riduzioni di spesa e tagli». 




















































Il settore che è destinato a subire più forte l’impatto? «È il sociale. È vero che in parte i tagli possono essere compensati da alcuni interventi del Pnrr ma è tutto da vedere», soprattutto perché quelle del Piano di ripresa e resilienza sono azioni «che saranno valutabili nel lungo periodo, mentre le riduzioni di risorse hanno conseguenze nell’immediato».

La manovra del governo Meloni, a dire il vero, segna almeno un punto «conquistato» dalla stessa Anci, che aveva chiesto con forza al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) di eliminare il blocco del turnover nei Comuni, che quindi ora hanno possibilità di assumere. Tuttavia il contraltare, bilanci comunali alla mano, è preoccupante: l’introduzione di un nuovo metodo per operare gli accantonamenti, un taglio sugli investimenti e una serie di restrizioni sulla spesa corrente che potrebbero creare problemi nell’anno a venire o già in quello in corso. E non si può dire nemmeno «mal comune, mezzo gaudio» dato che l’impatto della manovra sarà più consistente per i Comuni più piccoli rispetto a quelli più grandi. E per la Toscana rispetto alla maggior parte delle altre regioni italiane. 

«Questa regione — spiega ancora il presidente della sezione toscana della Corte dei conti, elencandone le ragioni — è tra quelle col più alto tasso di anzianità della popolazione e ciò impatta sulle competenze degli enti locali in materia di assistenza. Ha una fortissima capacità attrattiva per l’immigrazione e anche queste sono competenze che impattano sui bilanci degli enti locali».

Non saranno dunque Comuni come quello di Firenze a versare le lacrime più amare. Eppure è proprio un consigliere comunale di Palazzo Vecchio a evidenziare la seconda conseguenza preoccupante della legge: «Aver fatto una manovra di tagli e decurtazioni per gli enti locali mette a rischio la tenuta di molti piccoli Comuni», dice senza mezzi termini Nicola Armentano (Pd), vicepresidente di Anci Toscana oltre che consigliere della Città metropolitana fiorentina. «Ben venga — spiega — l’aumento delle risorse per accoglienza, assistenza e inclusione dei minori, ma ci sono tante altre spie nella Finanziaria che mettono in crisi la sostenibilità del territorio nei piccoli Comuni: non penalizzarli con queste restrizioni di spesa aiuterebbe a non spopolarli, è un problema vero che in Toscana viviamo direttamente».

La risposta all’analisi del magistrato arriva a stretto giro anche dal direttore di Anci Toscana: «La spesa corrente delle amministrazioni comunali è diminuita. I Comuni hanno già dato, potrebbero dare di più i ministeri», dice Simone Gheri. Ricordando, almeno nella forma, le parole che a novembre aveva pronunciato anche il presidente della Regione Eugenio Giani, che aveva proposto al ministro della Sanità tagli ai bilanci dei ministeri per investire nel settore. «I Comuni sono tra l’incudine e il martello — aggiunge Gheri — penso si debba riaprire una stagione di riflessione sulla finanza pubblica». 

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