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Si è tenuta nello scorso fine settimana a Soncino, una due giorni dedicata all’approfondimento della figura di Padre Giovanni Battista Manzella, missionario vincenziano, soncinese di nascita e sardo di adozione, a 170 anni dalla sua nascita.
Da quando il Parroco di Soncino, don Giuseppe Nevi, ha deciso di offrire alla comunità soncinese un ciclo di incontri su Padre Manzella, per riscoprirne il carisma e l’intensa opera missionaria, si sono già svolti tre incontri molto importanti. Il primo, accompagnato da una mostra sulla vita e sulle opere di Padre Manzella, si tenne nell’ottobre del 2003, con protagonista Suor Carmela Tornatore che, in rappresentanza dell’Istituto delle Suore del Getsemani di Sassari (fondato dal Manzella insieme alla mistica sarda Madre Angela Marongiu), parlò ai soncinesi della forte personalità del missionario vincenziano e delle opere che gli valsero l’appellativo di “Apostolo della Sardegna”. Il secondo incontro si tenne nel mese di gennaio del 2004, con Padre Erminio Antonello, vincenziano come Padre Manzella, che attraverso lettere e altri suoi scritti autentici ne delineò la caratura morale e spirituale.
Sabato scorso la comunità soncinese ha avuto il piacere e l’onore di conoscere l’Arcivescovo di Sassari, Mons. Gian Franco Saba, che ha tenuto una conferenza presso la sala consigliare del comune, celebrando poi la Messa pro populo della domenica mattina nella splendida chiesa di San Giacomo.
Nei suoi interventi Mons. Saba ha tenuto a mettere in risalto le grandi capacità del missionario soncinese nell’evangelizzare un terra, quella sarda dei primi decenni del Novecento, in cui la povertà, economica e morale, di larga parte della popolazione, rappresentava una delle principali piaghe. Portare il Vangelo agli ultimi, affrontando la sfera spirituale e sociale insieme, è stato uno dei punti di forza di Padre Manzella, che gli ha permesso di entrare non solo a contatto con l’indigenza del tempo, ma di viverla insieme al popolo, nei dolori quotidiani, cercando di porvi rimedio con la carità che lo contraddistingueva e che lo portava a offrire conforto (ma anche aiuti concreti) ai più bisognosi, ad esempio reclutando volontari per organizzare orfanotrofi per bambini, affrontando questioni spinose legate al lavoro e alle forme di schiavitù che allora soggiogavano le fasce più deboli della popolazione, così come la lotta alle dipendenze causate dalla sofferenza e dal disagio e per migliorare la condizione della donna e del lavoro femminile, facendo di quella che oggi chiamiamo “inclusione” un punto cardine della sua opera.
L’amore del Manzella per la Sardegna e la sua gente, tanto bisognosa di carità e di fede, quanto ancora legata alla scaramanzia e ad altri riti di natura pagana, lo portò a raggiungere risultati impensabili, consumando tutte le sue forze fino all’ultimo istante di vita.
L’Arcivescovo ha voluto ricordare anche un’altra figura degna di nota per la Sardegna, benché originaria del nostro territorio. Una figura religiosa che lo ha preceduto, come Arcivescovo di Sassari dal 1917 al 1929, e quindi coeva del Manzella: Monsignor Cleto Cassani, originario di Vailate. E proprio a Vailate Mons. Saba ha voluto recarsi, nel pomeriggio di sabato, per pregare sulla tomba dell’illustre predecessore.
Ora non resta che attendere passi significativi sul cammino che i soncinesi auspicano possa portare alla beatificazione di Padre Manzella, innalzandolo alla meritata gloria degli altari.
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