Cremona Sera – Per una maggiore tutela del settore, la liuteria dovrebbe aspirare più ad una dimensione nazionale piuttosto che a rinnovate forme di tutela locale “in difesa”

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Il confronto e il dibattito su alcuni temi fondanti della liuteria, dalla trasmissione dei saperi alla certificazione e al riconoscimento internazionale, sono tornati ad occupare le prime pagine non solo della cronaca locale cremonese, ma anche quella di altre città che hanno una lunga e consolidata tradizione liutaria. Nella giornata odierna, ad esempio, nella Sala della Cultura di Palazzo Pepoli si è celebrata a Bologna la prima consegna del De.Co. (marchio di Denominazione Comunale d’origine approvato dalla Giunta del Comune di Bologna) che contraddistinguerà alcune attività liutarie bolognesi che potranno giovarsi di un nuovo marchio d’eccellenza. Con delibera del Comune di Bologna del 26 novembre 2024 i liutai Ezia Di Labio, Roberto Regazzi, Bruno Stefanini ed Alessandro Urso, oltre ad alcune istituzioni quali il Museo Civico di Medicina – che ospita i cimeli del Laboratorio del Maestro liutaio Ansaldo Poggi (1893-1984) – e la Scuola di Artigianato Artistico del Centopievese. hanno ottenuto l’iscrizione al registro De.Co. di Bologna. Un primo passo verso la valorizzazione della liuteria bolognese che vanta una tradizione iniziata e proseguita quasi ininterrottamente da oltre cinque secoli e che, da oggi, potrà fregiarsi di un riconoscimento territoriale che valorizzerà le espressioni liutarie fortemente identitarie della città di Bologna che contribuiranno a salvaguardare la tradizione e la cultura locale.

«Continua l’attività di Città metropolitana di Bologna nella valorizzazione dei saperi e delle identità del territorio – ha affermato Debora Badiali, sindaco di Budrio a supporto del Sindaco metropolitano di Bologna per i Distretti culturali – e con l’assegnazione del De.Co. torniamo alla musica, arte importante che caratterizza e accompagna non solo la storia di Bologna e dei comuni metropolitani, ma che proietta con slancio il futuro delle nostre comunità unendo artigianato, cultura, carattere popolare, innovazione e qualità. Sono questi gli elementi cardine che emergono dalla storia magnifica della liuteria e dalle storie delle persone che hanno reso e continuano a rendere possibile questa esperienza».

Ha aggiunto Andrea Bargiacchi, Responsabile Area Economico Sindacale CNA Bologna:

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«La liuteria rappresenta un fiore all’occhiello per l’artigianato e per CNA che attualmente a Bologna associa una quindicina di costruttori di strumenti musicali. CNA da sempre è impegnata nella tutela e nella valorizzazione delle imprese di liuteria. Col maestro Bignami, negli anni ’80, CNA contribuì ad aprire la Scuola di Liuteria Artistica Bolognese e in questi 20 anni ha organizzato mostre di liuteria molto apprezzate: nel 2002 “Il Suono di Bologna” dedicata a tutta la liuteria bolognese e successivamente mostre specifiche su Otello Bignami, Raffaele e Giuseppe Fiorini. Il nostro impegno, oggi, è che questo mestiere e questa tradizione vengano trasmessi alle nuove generazioni».

Se da una parte la trasmissione del sapere liutario non è più in pericolo (e prova ne sono i numerosi corsi organizzati da associazioni professionali, da istituzioni scolastiche, dai Conservatori di Musica e dai Comuni con fondi ad hoc oppure con fondi europei), tutt’altra è la situazione della difesa dell’autenticità dei manufatti realizzati. Nel nostro Paese, se da una parte stanno aumentando i riconoscimenti pubblici per la valorizzazione delle eccellenze locali, si è ancora se non all’anno zero, all’anno uno per quanto concerne l’analisi del mercato del falso, l’attivazione di specifici studi di settore, la promozione di adeguati servizi di protezione e di tutela per le imprese liutarie e per i consumatori finali (musicisti e collezionisti), la promozione di attività di sensibilizzazione e di formazione per i musicisti e l’adozione di incisive azioni di anticontraffazione congiunte, a livello nazionale ed internazionale, e la condivisa definizione di piani di policy. Tutte queste azioni, a giudizio di chi scrive, dovranno essere prospettive future a cui tendere per una migliore difesa del “Made in Italy liutario artigianale” e per attuare una effettiva salvaguardia non solo del sapere liutario locale, ma anche e soprattutto dei manufatti prodotti sul territorio che, soprattutto in sede internazionale, non risultano indenni dal fenomeno contraffattivo. Per una maggiore tutela del settore, la liuteria dovrebbe aspirare più ad una dimensione nazionale piuttosto che a rinnovate forme di tutela locale “in difesa” poiché, così facendo, la liuteria rischierà di rimanere solo “indifesa”.

Osservatorio Italia antiriciclaggio per l’Arte





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