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CREMONA – Potrebbe essere arrivata all’ultimo atto la vicenda – per più di un aspetto surreale – dei pagamenti agli operatori del Cup dell’Ospedale da parte della Cooperativa aCapo di Roma. Nell’incontro molto partecipato di oggi pomeriggio, il direttore amministrativo dell’Asst Gianluca Leggio, affiancato da Giacomo Giatti (direttore gestione acquisti) e Carmen Ghidetti (responsabile Area Accoglienza – Cup Aziendali) ha voluto rassicurare i lavoratori, dipendenti di aCapo («ma per noi é come se foste nostri»); precisando che in questi giorni la direzione di Asst ha monitorato costantemente la situazione e ricevuto in giornata garanzia dalla cooperativa che sta provvedendo a liquidare il 70% delle retribuzioni di competenza del dicembre 2024, equivalente al saldo.
E mentre si attende di capire se gennaio porterà con sé l’auspicata normalizzazione, il caso sembra comunque sprofondare in un carosello di smentite e problemi di comunicazione tra Lazio Crea e Cooperativa aCapo, con la quale l’Asst ha un regolare contratto per lo svolgimento del servizio e la retribuzione dei lavoratori, contratto onorato da pagamenti puntuali.
Nella nota diffusa oggi, il presidente del Cda di aCapo, Paola Loreti, contesta la ricostruzione secondo la quale i dipendenti del Cup verrebbero pagati «‘a singhiozzo’ ormai da mesi», e il fatto che al 15 gennaio i dipendenti stessi sarebbero stati ancora in attesa dello stipendio di dicembre. Sottolinea inoltre che aCapo «ha sempre rispettato i propri obblighi verso committenti e lavoratori».
Ma riconosce subito dopo che si sono verificati «lievi ritardi nei pagamenti in ottobre per le competenze di settembre (saldate in due tranche entro il 22 ottobre), per la tredicesima (saldata fra il 30 dicembre e il 10 gennaio), e che la mensilità di dicembre è stata saldata il 17 gennaio (cosa che evidentemente non è stata comunicata ad Asst, ndr)».
Precisa che il Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Cooperative fissa il termine per corrispondere la retribuzione al giorno 20 del mese successivo a quello di competenza; limite che la stessa aCapo anticipa per prassi di 5 giorni, vale a dire proprio al 15. I problemi registrati in settembre-ottobre «sono da attribuirsi ad una congiuntura negativa di fattori che hanno riguardato i rapporti con più contraenti».
Per quanto attiene le spettanze di dicembre, l’emissione delle due fatture (il 25 novembre e il 16 dicembre) da Lazio Crea a favore di Contact Care Solutions srl, capofila del raggruppamento di imprese di cui aCapo fa parte, risultava semplicemente ‘non pervenuta’. «La circostanza – precisa Loreti – è stata appresa da aCapo solo a mezzo stampa per come riferita da Lazio Crea; questo perché fino al 15 gennaio aCapo non aveva evidenza di alcun pagamento in proprio favore relativamente a quel periodo, e comunque non era stata resa edotta precedentemente dell’avvenuta liquidazione». Così il Cda – in una nota interna – aveva esplicitamente chiamato in causa ‘lo stato di pagamento di Lazio Crea, il cui ritardo genera le maggiori difficoltà’; ma ciò è avvenuto perché «aCapo è stata indotta in errore» per il motivo già indicato, «probabilmente a causa di uno spiacevole flusso informativo nei rapporti con la propria mandataria».
Detto questo, non possono certo essere ignorati «il contesto e la congiuntura difficili che la nostra come tante cooperative sociali sta affrontando, con il supporto delle parti sociali e della nostra associazione di rappresentanza Legacoop». Né il fatto che – sola fra tanti – «dal febbraio 2024 ci siamo adeguati alle nuove tabelle ministeriali previste dal rinnovo del Ccnl delle cooperative sociali, che prevedono aumenti delle retribuzioni fino al 12%. Se aCapo si è trovata costretta a chiedere un sacrificio ai propri lavoratori è stato sulla base di un principio di solidarietà generale, non certo di ‘colpe’ o penalizzazioni attribuite localmente e che respingiamo».
Una dettagliata spiegazione, nella quale comunque l’Asst di Cremona non viene minimamente menzionata. Nonostante paghi aCapo puntualmente per un servizio e per le conseguenti retribuzioni, che si scoprono invece essere in balia di elementi esterni al contratto tra le due parti: da non meglio precisati ‘principi di solidarietà generale’ al singolare ‘spiacevole flusso informativo’ che permette di sapere solo a mezzo stampa se si è stati pagati. Ma allora per cosa paga – davvero – Asst Cremona? Rispondere non dovrebbe essere così difficile.
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