«Riprendendo una lettera di don Primo Mazzolari, mi piace pensare che chi oggi non va a votare è un innamorato deluso dalla politica. La gente ha delle attese da essa. Però rischi anche di prendere cantonate enormi se trovi persone che non ti aiutano a riconoscerti nel valore e nella grandezza delle cose». Per cui, secondo don Bruno Bignami, serve uno sguardo particolare sulle vicende umane e sul potere della parola «a contatto con la realtà» delle persone sfiduciate.
Questi sono alcuni dei passaggi chiave che il direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociale e lavoro, e docente di Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana, il cremonese don Bruno Bignami ha illustrato, a partire dal suo ultimo libro “Dare un’anima alla politica”, nel pomeriggio di domenica 19 gennaio in Seminario, a Cremona, in occasione dell’annuale incontro diocesano rivolto a quanti sono impegnati sul territorio in ambito amministrativo, politico, economico, sociale e del Terzo settore. Un centinaio di amministratori che hanno risposto all’invito dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, guidato da Eugenio Bignardi che ha coordinato i lavori. Presenti numerosi sindaci, tra i quali il primo cittadino del capoluogo, Andrea Virgilio, e il Presidente della Provincia di Cremona Roberto Mariani, insieme anche ai rappresentanti dei Consigli di amministrazione delle sei Comunità Energetiche Rinnovabili sorte sul territorio diocesano proprio a partire da un progetto della Diocesi.
«Questo incontro ogni anno prende forme diverse perché intuiamo nuove opportunità nella bellezza del ritrovarci dentro un dialogo possibile tra sacerdoti, commissioni pastorali, interlocutori laici nelle parrocchie» ha detto monsignor Napolioni nei saluti iniziali. Ricordando la figura di don Beppe Diana, parroco di Casal di Principe, e le sue parole di risveglio per la sua gente davanti all’oppressione camorrista, il vescovo ha sottolineato come «noi vogliamo tradurre la gioia di vivere in forme di impegno e alleanza sociale da diffondere a tanti e soprattutto ai più deboli. Per amore del popolo possiamo dire “no” a tutte le bruttezze, affinché l’impegno corrisponda alla speranza di cui ci facciamo pellegrini».
Introduzione del vescovo Antonio Napolioni
Don Bignardi ha aperto la sua riflessione citando l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’ultima Settimana sociale dei cattolici italiani, lo scorso luglio a Trieste, e nel quale metteva in guardia dalla “democrazia della maggioranza”: «Serve rimettere al centro le persone, le relazioni, le comunità per mirare al bene comune, che non è il bene pubblico, ma il bene di tutti e di ciascuno». Sollecitato su questi temi, don Bignami ha così evidenziato la crisi politica che attraversa l’Italia, l’Europa e il mondo, caratterizzata dall’incapacità della politica di fornire risposte adeguate e di mantenere un confronto costruttivo, portando a scontri e alla caduta dei paradigmi che hanno sostenuto il secolo scorso.
Il bene comune va difeso, custodito e fatto crescere, secondo il sacerdote: «Oggi siamo come custodi della democrazia. Abbiamo una responsabilità grande, che è quella di far capire che essa è un valore aggiunto alla nostra vita, alla vita sociale, alle nostre famiglie». Se si vuole, dunque, ridare un senso alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini, ha sostenuto Bignami, «serve recuperare il potere di comunicare con qualcun altro; essere attivatori di processi e non di risultati, essere capaci di fecondità e generatività dentro le realtà più complesse di quella che appaiono». La politica, ha detto ancora don Bignami riprendendo le parole di Papa Francesco, è intenerirsi, avere quella «capacità di ascoltare l’altro e dare risposte nel concreto, dentro la vita delle persone, attraverso la tenerezza e non la forza. Il rischio, altrimenti, è diventare “burocrati della politica”». Un modo, dunque, di «creare condizioni che favoriscano l’impegno, la partecipazione di tutti dentro i rispettivi mondi ed esperienze dell’umano» è quello di «riconoscere il valore delle persone che ci stanno accanto», nonostante le responsabilità «di un lavoro logorante, estenuante, senza orari come quello di un amministratore».
Per contribuire al bene comune è necessario tornare a impegnarsi in prima persona. A questa urgenza don Bignami ha offerto tre «domande scomode»: «quali sono le “esperienze di contrasto” che ritieni intollerabili e per le quali ti muove un impegno personale nel cambiamento nel cuore, operare qualcosa di diverso?», «che cosa sta dicendo il mio territorio di unico alle altre persone, e quindi quale vocazione assegneresti alla terra in cui vivi?», e «che cosa comporta per la propria formazione la capacità di collocarsi in alto?». Citando don Primo Mazzolari, «l’”alto della politica” non è uno spazio di schieramento, ma una novità di stile». L’appartenenza politica è insomma uno strumento, «non un possesso o un punto di arrivo». La fede cristiana, che ci si creda o meno, secondo don Bignami offre «uno sguardo etico» e «il valore della comunità. E la politica è anche questo: creare reti, votare persone che sappiano tenere insieme e non dividere». Elementi dal quale partire per contribuire, ciascuno nelle proprie umanità, al bene comune.
Dopo la relazione di don Bignami c’è stato tempo per confrontarsi ulteriormente su idee, difficoltà, proposte di condivisione tra la comunità ecclesiale e chi opera nella società alla ricerca del bene comune.
Intervento di don Bruno Bignami
Jacopo Orlo
Fonte:
TeleRadio Cremona Cittanova
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