Elon Musk non è l’Anticristo

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di Matteo Martini – 19/01/2025

Fonte: Matteo Martini

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Vorrei rassicurare sia gli apocalittici che gli integrati: Elon Musk non è l’Anticristo.
E non è nemmeno il salvatore libertario che porterà alla dissoluzione dello Stato verso una nuova utopia.
Se fosse l’Anticristo del resto lo si nobiliterebbe  già.
Alla fine è un imprenditore geniale (come molte persone nello spettro autistico ad alta
funzionalità), che ha avuto successo ma ha anche delle idee e delle fissazioni apocalittiche sul collasso della civiltà e sul bisogno di salvare il genere umano dai movimenti anti crescita.
Alcune di queste sue fisse, impiantate nel suo campo cognitivo con la stessa insistenza dell’ Asperger (vedi una Tumberg) sono sensate a mio avviso (la decrescita demografica e la stagnazione tecnologica sono un pericolo), altre sono ossessioni sue, personali o indotte (la paura del cambiamento climatico e dell’intelligenza artificiale generale, la seconda derivante dalle sue letture compulsive di fantascienza).
Sono reduce dalla lettura di sue due biografie, compresa quella autorizzata, in particolare quella di Ashlee Vance. Un’idea, anche psicologica del personaggio, me la sono fatta.
Lo trovo un individuo dalla personalità ingombrante e magniloquente, come molti Asperger (dato su cui nessun analista sembra concentrarsi), questo tratto lo porta a caricarsi di monoideismi potenzialmente irrazionali, o giusti ma in modo irrazionale. Tumberg è un altro esempio. Crociati ideologici perfetti ma pericolosi.
Sul piano politico ha idee abbastanza deboli, sono piuttosto le idee di un tecnocrate e di un tecnico.
Credo che sia stato favorito nei suoi successi dall’essere perfettamente in linea con i “pendoli” (per usare un termine di Vadim Zeland) del nostro tempo. In realtà è anche ingenuo e diverse società gli sono state soffiate per non essere in grado di capire certe dinamiche umane (anche questo rientra nei tratti dello spettro cognitivo), il che lo rende sotto questo profilo inadatto alla politica.
Spaventa o attira perché in realtà è una figura cosmico-storica (lo dico in senso reale), come lo fu Napoleone: cioè incarna perfettamente in un unico individuo lo Zeitgeist di un’epoca. E la nostra epoca di tecnologia stagnante o iperbolica, post-moderna, con i suoi conflitti fra wokismo e tentativi di resistergli, è molto “muskiana”. Soprattutto in Occidente (Russia Cina Iran e India sono meno esposti a queste dinamiche contraddittorie della società occidentale, hanno le loro linee separate di sviluppo).
Ma anche se incarna le inquietudini e i rivolgimenti interni di un’intera civiltà resta a mio avviso un imprenditore avvenirista, a volte allucinato, brillante, ma con idee politiche confuse (il cui obiettivo principale è andare su Marte), e direi con basi culturali deboli.  Carismatico ma poco lucido nel gestire i rapporti e soprattutto capire le dinamiche del potere.
Può essere pericoloso, come lo è un pazzo come Milei messo al potere, perché i problemi non si risolvono tagliando la sfera di intervento pubblico e regalandola alla “società”, cioè un pugni di investitori amici. Ma non voglio entrare nel merito della teoria dello Stato minimo.
Mi concentro sulla figura: a mio avviso troppo egocentrica e non riflessiva, incapace di mediazione, rigida e fanatica, ossessionata da visioni tecnologiche allucinatorie e ideologizzate.
Già altre figure di nerd della PayPal Mafia, la attuale “Little Tech” che ha sposato la campagna di Trump, gli anarco-capitalisti come Thiel e gli altri, sembrano più concreti, pragmatici e adatti a interferire nella politica a lungo termine.
Non condivido le idee dell’anarco-capitalismo e credo che aiuteranno ad accelerare il fallimento dell’Occidente nella competizione con le potenze emergenti, ma questo non è il merito del post.
Su Musk credo che continuerà a pesare come un macigno e credo che la sua influenza sia più pericolosa che utile (anche se meno sovversiva di quella di un Soros o di Larry Page o di Fink, che ora sta abbandonato le politiche Net-zero).
Credo anche che i suoi tratti psicologici e le tendenze irrazionali ne aumentino la pericolosità sociale vista la sua posizione.
Ultimo: non sono sicuro che resterà l’uomo più ricco del mondo. Ricco lo è in base alla stima di crescita delle società in cui ha partecipazione, non sulla base degli utili di queste. E molto di ciò può rivelarsi una “bolla”: chi crede veramente che si venderanno in futuro chip per collegare cervello e lavatrice via wifi? Ecco un aspetto che manca agli avveniristi è il realismo tecnologico.
Su questo Musk è un Bill Gates con gli steroidi: ha puntato su idee tecnologiche ancora più irrealizzabili della manipolazione genetica a RNA. Altre sono realizzabili, come l’auto elettrica, ma non sostenibili (e forse un giorno lo capiranno anche i cinesi, ma alla fine del ciclo di mercato dell’elettrico).
In questo senso il suo successo non è basato sui successi reali ma nella fede e nelle aspettative degli investitori. Per questo Musk non è un genio creatore ma un sorprendente intercettatore delle correnti psicologiche che fluiscono nel mondo degli investitori, dei stakeholders, e di una fetta dei consumatori ricchi. Su questo direi che ha le capacità psichiche di un “medium”, il che non fa di lui un mago, sia chiaro.
Se Starlink è un progetto di assoluto successo (anche invadente e pericoloso), che ha introdotto un monopolio privato in uno spazio non normato giuridicamente, e SpaceX una scommessa il cui funzionamento strategico è ancora incerto, Tesla è una stronzata che si regge solo sul marketing e sulla capacità dei ricchi di spendere per sentirsi “woke”. Ma la tenuta del mercato dell’auto elettrica come mezzo di locomozione di massa, nel lungo periodo è abbastanza incerta. Si scontra peraltro con la scarsità delle terre rare (di sicuro più rare degli idrocarburi).
Neuralink, che in un anno ha messo due impianti, è all’estremo opposto dello spettro: una scommessa a perdere in partenza.
È legittimo chiedersi se l’imprenditore sudafricano amante della fantascienza sia più simile a Edison, o a Totò che vendeva la fontana di Trevi a uno sprovveduto Decio Cavallo. Con la differenza che Musk crede davvero di avercela.





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