La Toscana e l’Olimpiade: cerchi, sogni e occasioni

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di Roberto De Ponti

Un bel sogno olimpico non si nega a nessuno. È elegante, non impegna e puoi sempre dire «pazienza, ci abbiamo provato». E la grandeur di Firenze bene si presta per candidarne la bellezza a ospitare un domani o un dopodomani i Giochi: con quali impianti ancora non si sa bene

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Un bel sogno olimpico non si nega a nessuno. È elegante, non impegna e puoi sempre dire «pazienza, ci abbiamo provato». E la grandeur di Firenze bene si presta per candidarne la bellezza a ospitare un domani o un dopodomani i Giochi: con quali impianti ancora non si sa bene, ma l’idea di diventare per un paio di settimane il centro dello sport mondiale (oltre che un mastodontico catalizzatore di quattrini) ha un fascino a cui nessuno sa resistere.

Il nome di Firenze come potenziale candidata a ospitare i Giochi risale alla notte dei tempi: pare che già nel 1967, all’indomani dell’alluvione, la città arrivò a tanto così dal correre per l’edizione 1976 (che poi andò a Montreal).




















































Giordano Goggioli, ex atleta, giornalista e dirigente sportivo fiorentino, venne stoppato dall’allora presidente del Coni Giulio Onesti, che in cambio della rinuncia offrì alla città 13 miliardi di lire per gli impianti sportivi. Dario Nardella nel 2019 aveva proposto un tavolo (si è sempre fatto così…) per convincere Bologna a proporsi insieme per i Giochi del 2032. «Sarà la prima Olimpiade diffusa e sostenibile», disse, e aggiunse: porteremo la prima tappa del Tour de France a Firenze

A onor del vero, questo è riuscito a farlo. In tempi più recenti, un Matteo Renzi vinto dall’emozione per la cerimonia di chiusura di Parigi 2024, i Giochi che da premier avrebbe voluto assegnare a Roma se i Cinque Stelle non si fossero messi di mezzo, ha rilanciato l’idea.

«È il momento di progettare la prossima occasione. Nel 2028 le Olimpiadi saranno a Los Angeles, nel 2032 in Australia, nel 2036 in Asia, a occhio in India. Se vogliamo giocarci una chance dobbiamo attendere il turno europeo del 2040. Roma si è chiamata fuori, ahimè. Milano avrà le Olimpiadi invernali. Tocca a un altro territorio italiano. Mi piacerebbe moltissimo che fossero Firenze e la Toscana: hanno tutto per ospitare i giochi olimpici».

Renzi parlava di 2040. Ieri Eugenio Giani ha accelerato il passo, rilanciando la candidatura Toscana-Emilia Romagna già per il 2036, cioè tra 11 anni. Che sembrano lunghissimi, ma quando si deve partire da zero o quasi sono un amen. Spalleggiato dal suo nuovo dirimpettaio Michele De Pascale: «Non dobbiamo porci limiti per lavorare in maniera congiunta sui grandi eventi». Tutto bello, a parte il fatto che per lo stadio olimpico Firenze e Bologna dovrebbero chiedere un aiutino a Roma, che quindi si prenderebbe nei fatti l’intestazione di un’eventuale edizione diffusa dei Giochi.

E il presidente del Cio, Thomas Bach, ha fatto sapere che almeno dieci città hanno già espresso l’intenzione di candidarsi, da Barcellona a Istanbul, da Berlino agli Emirati Arabi, e sarà uno scontro tra chi ha già gli impianti sportivi e chi ha i soldi per costruirli a tempo record. Perché il punto è proprio questo: quali impianti, e quali infrastrutture, può presentare la Toscana per essere credibile?

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Non si può pensare di spingere per ottenere i Giochi e poi, nel caso, rimediare alle mancanze con i soldi in arrivo da chissà chi, sarebbe etico presentare la candidatura di una Regione all’avanguardia dal punto di vista sportivo e impiantistico, degna di un’Olimpiade. Ben venga il sogno di Giani, se è l’occasione per rinnovare strutture sportive e non solo. E solo dopo pensare ai cinque cerchi.

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19 gennaio 2025 ( modifica il 19 gennaio 2025 | 09:31)

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