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Si avvicina il tanto atteso evento del “Marateale Award in Winter”, giunto alla sua quarta edizione. La manifestazione, che premia le eccellenze del cinema, si svolgerà il 20 gennaio 2024 a Roma, presso il suggestivo sesto piano della Rinascente di piazza Fiume. “Marateale – Premio internazionale Basilicata”, è guidato dalla direzione artistica di Nicola Timpone e la presidenza di Antonella Caramia, il festival ha già alle spalle sedici edizioni di grande successo, consolidando la sua reputazione nel panorama cinematografico.
Premi e protagonisti della serata
Durante la cerimonia di premiazione, che avrà inizio alle 17.30, verranno riconosciuti diversi volti noti del cinema italiano e internazionale. Tra i premiati, figurano nomi di spicco come Rocco Papaleo, Claudia Gerini, Serena Rossi, Neri Marcorè, Matilde Gioli, Giampaolo Morelli, Nando Irene, Gloria Guida, e infine Simauele Carrino il protagonista del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“. Anche il panorama internazionale sarà rappresentato da personalità del calibro di Nick Vallelonga, due volte Premio Oscar, e dai produttori Vince e Brenda Emmett e Angelo Boffa attore e produttore. La serata si preannuncia ricca di emozioni e celebrazioni, con la consegna dei riconoscimenti a cura di illustri membri dell’industria cinematografica.
Novità e riconoscimenti per il futuro
Oltre alla premiazione, la serata sarà l’occasione per svelare anticipazioni sulla XVII edizione di Marateale, prevista per l’ultima settimana di luglio nella splendida cornice della “perla del Tirreno”.
Intervistando l’attore, regista e musicista Rocco Papaleo
Premio Marateale, Premio Internazionale Basilicata. La Basilicata è la sua terra, è sicuramente per lei un posto speciale, che tipo di rapporto ha con lei?
“È un rapporto che, paradossalmente, si è evoluto nel tempo. Quando ho preso maggiore coscienza, soprattutto dopo aver fatto il mio film ‘Basilicata coast to coast’ ho avuto un approfondimento e un rafforzamento del legame perché l’ho conosciuta meglio. Sono entrato più nelle sue pieghe, attraversando anche un’altro me stesso. Quindi direi che il rapporto è molto forte, un rapporto di amore, anche se c’è una polemica nemmeno troppo velata riguardo l’andamento delle cose e l’assenza di una vera politica culturale. Tuttavia, il primo livello rimane quello del sentimento di legame e di appartenenza.”
Oltre ad essere un grande attore, il suo primo approccio all’arte è stata la musica. Che tipo di rapporto ha con la musica e che tipo di musica ascolta oggi?
“Diciamo che sono un amante della musica in generale e mi definisco un onnivoro. Ascolto un po’ di tutto. Ora, con le app, seguo anche i suggerimenti che mi permettono di scoprire cose nuove. Non sono un ascoltatore schematico; spazio dal jazz alla musica classica.
Il mio rapporto con la musica è essenziale, è un’espressione che si manifesta in modo evidente o nascosto nelle mie proposte. Quindi, direi che la musica continua ad essere un filo conduttore nel mio percorso.”
Lei ha dimostrato di essere un attore che spazia dal tragico al comico. Cosa manca alla comicità italiana oggi o cosa è, secondo lei, superfluo?
“Qui entriamo veramente in una soggettività. Dal mio punto di vista, come spettatore, ho bisogno di una comicità di un umorismo profondo. La farsa e la risata fine a se stessa mi interessano poco; ho sempre bisogno di qualcosa che sia un po’ più in equilibrio tra umorismo e dramma. Cerco un umorismo poetico. Parlo sempre come spettatore, e di riflesso cerco di includere quella dimensione anche nelle proposte che faccio.”
Secondo lei, qual è stato il suo trampolino di lancio?
“Ci sono stati tanti step. Sono stato molto fortunato. Da giovane, ho iniziato con la varietà di Milly Carlucci, che è stato un trampolino importante, ma purtroppo fu sospeso dopo due puntate. Poi c’è stata “Classe di ferro”, una serie che ha avuto un buon impatto, e ciclicamente sono successe cose che hanno permesso una lenta escalation. Se devo individuare un momento forte, direi che darei un ex aequo a “Basilicata coast to coast” e al Festival di Sanremo.”
Che cos’è per lei il cinema?
“Il cinema è innanzitutto intrattenimento, come tutta l’arte. Si propone di intrattenere e nutrire. Naturalmente è anche un’occasione per riflessioni e ci possono essere quei film che ti cambiano un pò l’essenza di te. Entri in un modo nella sala e ne esci un po’ cambiato. Ho bisogno di commozione oltre all’umorismo, per ricevere ciò di cui ho bisogno quando assisto a un film.”
Ha lavorato con molti artisti, (Pieraccioni, Veronesi, Placido, Manetti Bros, Massimiliano Bruno la lista è veramente lunga) sia come attore sia come regista. Ci sono tre o quattro film di cui pensa che erano destinati a lei e basta?
“No, non credo ci siano film che non potevo fare. Penso che ci siano sempre alternative. Quando partecipi a un film, una parte ti si lega addosso e sembra impossibile che ci possa essere un’alternativa. Tuttavia, credo che siamo tutti intercambiabili. C’è sempre qualcun altro che potrebbe farlo diversamente e magari anche meglio”.
È amatissimo dai giovani. Cosa consiglieresti alle nuove leve che lottano per fare questo mestiere molto difficile?
“Consiglio di prepararsi, scoprire il proprio talento, affinarlo e rimanere ancorati alla propria personalità e singolarità. Quello fa la differenza.”
Ultima domanda: che cos’è per lei la felicità?
“Temo sia qualcosa di sfuggente, almeno nel mio caso. Sono abbastanza incostante nell’umore. Ci sono picchi di allegria e benessere in cui posso pensare di provarla. Il mio orizzonte è allungato nell’ avere un figlio di 26 anni, e quindi la mia felicità attraversa la sua. Se lui è felice, di conseguenza lo sono anche io.”
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