Una relazione pubblicata sul Current biology ha riportato l’impatto che procurano per la fauna e l’ecosistema certe attività outdoor che oggi vanno per la maggiore. Tipo escursionismo, mountain bike e tante altre, creando un notevole danno alla fauna selvatica. Lo studio è stato condotto dal Bridger-Teton National Forest nel Wyoming. I ricercatori hanno utilizzato fototrappole e microfoni per testimoniare l’effetto delle attività ricreative umane sui mammiferi. Infatti è stato documentata l’attività degli animali volta a sfuggire e scansare tutti i rumori innaturali provocati da queste attività, al contrario dell’indifferenza ai rumori naturali. La cosa che ha dato maggior fastidio, con allontanamento immediato, è stato proprio il parlare forte degli escursionisti e dei bikers. Una specie molto sensibile si è rivelata quella dei wapiti. Molto meno, udite udite, hanno manifestato fastidio, anzi al contrario indifferenza, proprio i grandi carnivori. E questo la dice lunga rispetto a tutti coloro che, da “esperti”, consigliano contro il rischio di incontri infausti con orsi e lupi di parlare e farsi sentire. L’ecologista Mark Ditmer, coautore dello studio e ricercatore del Rocky Mountain Research, ha dichiarato: “le nostre attività hanno bisogno di una pianificazione per considerare un abbassamento del livello di fastidio, cercando di ridurre l’impatto sulla fauna, studiando le attività ricreative per la gente”. Anche il Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise tempo fa ha pubblicato un opuscolo intitolato “Per passare in Natura inosservati”, nel quale viene esaminata una serie di attività che creano veri e tangibili problemi a tutta la fauna. Questo tuttavia non significa certo dover imbalsamare i territori. Tutto deve, e dovrà sempre più, essere a misura delle attività umane, ma tendenti a considerare in primis i risvolti negativi sui nostri animali e foreste. Per cui il concetto retrogrado e immobilista di “lascia fare alla Natura” non produce nulla di buono. Nelle 47 pagine, corredate di disegni, vengono prese in considerazione tutte le attività…TURISTICHE. Con grande coraggio comunicativo, scevro da convenienze e tiepidismo. Attività, guarda caso, benedette invece da certo protezionismo. Si comincia dicendo che senza accorgersene lasciamo impronte, suoni e tracce odorose. E spesso rifiuti, aggiungiamo noi. Gli animali percepiscono tutti questi fattori di “inquinamento”, dovendo adattare la loro esistenza alle nostre intrusioni. Evidenziando che proprio l’ecoturismo mal fatto è il comparto che cresce di più e più velocemente. Ciò provoca fughe, abbandono dei piccoli, interruzione delle fasi di alimentazione e tante altre cose. L’escursionismo è la prima delle intrusioni negative nell’ambiente. E il suo impatto sarebbe il primo requisito da conoscere. Si badi bene che l’attività venatoria, che logicamene crea disturbo anch’essa, è spesso messa a confronto di altre che sembrano molto ecologiche. Ma ne esce come meno impattante. Paradossalmente, l’osservazione dei nidi di aquile a distanza provoca, secondo lo studio, un impatto simile rispetto alla caccia stessa. Avvicinarsi troppo ai nidi significa stare anche solo a 1 km, per osservarli in maniera invasiva, per la sete sempre più nefasta di video e foto da condividere a caccia di like. Vera peste dei nostri anni. Altro elemento impattante, procedere fuori dai sentieri autonomamente: lo sci-alpinismo, le motoslitte, e specialmente tutto ciò che porta gli uomini a entrare in ambiti innevati lontani, che sono il rifugio tranquillo per molti esseri viventi. Non escluse le sempre più deleterie e invasive camminate sulle nevi con racchette, molto propagandate impunemente da enti turistici e guide locali. Senza che alcuna associazione animalista dica qualcosa. Si vanno a disturbare aree in cui le specie debbono centellinare le loro forze e calorie a disposizione per superare gli inverni. Non parliamo poi di mountain bike, che ormai s’incontrano in boschi profondi e inaccessibili a velocità folli in discesa. In luoghi nei quali invece si dovrebbe soltanto andare a piedi. Poi i droni per fare riprese autonome, i voli in elicottero per andare a vedere i camosci dall’alto sui pascoli. Che provocano fughe disperate e senza logica. Cani? Troppi, e molti dei quali non tenuti al guinzaglio. Gli animali, orsi, lupi e cinghiali specialmente, li vedono come predatori. E fuggono, o li scacciano dal loro spazio. Tante di queste cose dovrebbero essere proibite. O gestite mettendo prima mano alla conoscenza.
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