A cinquant’anni dal suo impatto sconvolgente, Scene da un Matrimonio torna sulla scena teatrale, in una nuova e intensa versione firmata dal regista Raphael Tobia Vogel, che riesce a restituire tutta l’attualità di un’opera senza tempo. Il testo di Ingmar Bergman, che dal 1973 ha segnato un capitolo imprescindibile della storia del cinema, continua ad interrogare con la sua visione cruda e profondamente umana la complessità dei legami amorosi. Oggi, nel contesto del Teatro Franco Parenti dove è in programma dal 21 al 26 gennaio 2025, Scene da un Matrimonio è un invito a riflettere sulle dinamiche intime di coppia e famiglia, sollecitando un’analisi dolorosa e affascinante delle crepe che attraversano le nostre vite affettive.
In questa nuova nuova versione, Vogel, che ha già mostrato nelle sue precedenti regie – da Costellazioni a Marjorie Prime – una straordinaria capacità di esplorare le sfumature più intime delle relazioni, si confronta con la tragedia psicologica e affettiva di Johan e Marianne. La coppia, ben interpretata da Fausto Cabra e Sara Lazzaro, vive un matrimonio che apparentemente funziona ma che nasconde un vortice di insoddisfazioni, risentimenti e conflitti non risolti. Un microcosmo che, sebbene ambientato nella borghesia svedese degli anni ’70, parla con la stessa forza universale e senza tempo anche agli spettatori contemporanei.
Le dinamiche di Johan e Marianne, che sembrano perfette all’esterno ma che progressivamente si disgregano, sono il riflesso di quelle fragilità che accomunano ogni relazione, soprattutto quando le maschere sociali diventano un ostacolo insormontabile alla conoscenza reciproca. In un’epoca in cui la distanza emotiva sembra dilatarsi sotto il peso delle tecnologie e della comunicazione virtuale, questo spettacolo offre uno spunto potente e urgente: una riflessione su come la mancanza di contatto diretto e autentico con l’altro possa erodere anche le fondamenta dell’amore.
L’interpretazione di Cabra e Lazzaro, due attori dalla straordinaria intensità emotiva, è uno degli elementi più riusciti di questa produzione. Sara Lazzaro, volto noto al grande pubblico per la sua partecipazione a DOC e The Young Pope, e Fausto Cabra, pluripremiato e apprezzato per il suo lavoro al fianco di registi come Ronconi e Martone, sono perfetti nel dare vita a due protagonisti complessi e vulnerabili. La regia di Vogel, con il suo tocco sobrio e preciso, esalta la profondità del testo e l’immediata connessione che esso riesce ancora a stabilire con il pubblico. La scenografia, curata da Nicolas Bovey, e le luci delicate di Oscar Frosio, giocano un ruolo fondamentale nel creare l’atmosfera claustrofobica e intima, in cui ogni parola e ogni silenzio diventano significativi.
La drammaturgia di Bergman, già capace di squarciare il velo dell’ipocrisia sociale e di indagare la dimensione umana del matrimonio, qui si tinge di una nuova forza. L’analisi sulla violenza psicologica – in particolare, sul suo impatto quotidiano e sotterraneo – è uno dei temi più potenti e disturbanti dello spettacolo. Un processo di autodistruzione che, come affermano gli interpreti, non è altro che il riflesso di un’umanità disorientata e asfissiata dal proprio ego.
La scelta di rivisitare Scene da un Matrimonio in questa fase storica non è casuale. Se, cinquanta anni fa, l’opera di Bergman restituiva efficacemente l’immagine patinata del matrimonio borghese svedese, oggi la sua potenza evocativa si amplifica nella percezione di un mondo in cui le relazioni umane sono sempre più mediate e distorte dalle nuove tecnologie, dalla comunicazione virtuale e da una pervasiva solitudine individuale. Eppure, come sottolinea Vogel, Scene da un Matrimonio è soprattutto un invito a tornare a noi stessi, a non smettere mai di confrontarci con la realtà del nostro essere e della nostra vulnerabilità, sia in coppia che nel contesto familiare.
Questa riscrittura teatrale, che non rinuncia alla profondità emotiva e all’asprezza del conflitto, invita gli spettatori a entrare nell’anatomia di una relazione, a fare i conti con le incomprensioni e con l’impossibilità di trovare una pace duratura, ma anche a riscoprire quella forza di cambiamento che, a dispetto di tutto, può ancora emergere dalla devastazione.
La chiusura di questa riflessione non è un lieto fine, ma un’apertura dolorosa alla consapevolezza. Johan e Marianne, dopo aver attraversato la valle di lacrime, si ritrovano come persone nuove, consapevoli della propria fragilità e della necessità di una trasformazione interiore che non è mai semplice né indolore. In fondo, il matrimonio, con tutte le sue cristi e contraddizioni, non è mai solo una questione di amore, ma anche di autoconoscenza e di crescita reciproca. E Scene da un Matrimonio, in tutta la sua brutalità, ci ricorda proprio questo: che la verità, per quanto dolorosa, è il punto di partenza per una nuova possibilità.
Una voce potente e urgente sul nostro presente, capace di risvegliare quella parte di noi che è spesso assopita, nascosta, eppure sempre in cerca di una verità più profonda. Un testo che, come un campanello d’allarme, ci invita a non smettere mai di guardare in faccia la complessità dell’amore e delle relazioni umane.
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