Sommo sacerdote scelto fra gli uomini

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Omelia per lunedì 20 gennaio 2025

Cristo Gesù è il sommo sacerdote in grado di sentire giusta compassione per gli uomini, avendo imparato l’obbedienza da ciò che patì.

Letture: Eb 5,1-10; Sal 109 (110); Mc 2,18-22

Riprendendo la lettura continua della Lettera agli Ebrei, ascoltiamo la prima metà del quinto capitolo, che ci immette nella tematica centrale dello scritto, ovvero il confronto tra i due regimi di salvezza: quello ebraico e quello cristiano, effettuato sulla falsariga dei due rispettivi modelli di sacerdozio.

Qualità su cui riflettere

I primi tre versetti sono un abbozzo sommario ma pregnante della qualità essenziali e dello scopo del sacerdozio ebraico; sono annotazioni che – in quanto sacerdote – mi fanno riflettere e interrogare se io mi renda conto di quale grande grazia e responsabilità il Signore mi ha investito.

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Scelto tra gli uomini

Anzitutto ogni sacerdote è scelto fra gli uomini e per il bene degli uomini: occorre che non mi dimentichi mai non solo di essere un uomo come tutti gli altri (il che è evidente, dati i limiti di cui sono piuttosto conscio) ma, soprattutto, che il sacerdozio è un ministero, un servizio, non un posto di onore.

Dio sceglie i Suoi sacerdoti non per ragioni di nobiltà o importanza, ma per la Sua infinita misericordia, e li sceglie perché si mettano a servire, come ci ha mostrato Suo Figlio (cfr Lc 22,24-27).

Nelle cose di Dio

La seconda annotazione è altrettanto importante:

viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.

Quante volte noi sacerdoti corriamo dietro a mille cose per ragioni di “pastorale”… ma quante di queste riguardano veramente Dio? Quante sono davvero sacrifici per i peccati, ovvero offerta della propria vita in favore della salvezza di tutti?

In grado di sentire compassione

Il tratto più bello di questa descrizione del ministero sacerdotale, però, è quella che segue:

Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza.

La compassione è la forma più grande e sincera di amore, e anche la qualità fondamentale richiesta a chi voglia esercitare il ministero. Tutti i cristiani, ma in particolare i sacerdoti, devono raccogliere l’esortazione dell’apostolo Paolo:

Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto (Rm 12,15).

Siamo tutti peccatori

Anche la seconda parte della frase non va mai dimenticata:

A causa di questa [debolezza] egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.

Nessun prete potrà mai pensare di essere un distaccato “funzionario del sacro”, di «celebrare i Sacramenti per gli altri»: egli deve invocare la misericordia di Dio anche, e prima di tutto, per se stesso, ricordando quello che diceva san Paolo:

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Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io (1Tim 1,15).

Dono e compito

Altra cosa da non dimenticare mai è che questo “onore”, questo compito, non ce lo si dà da soli, ma lo si riceve come chiamata e vocazione da Dio:

Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.

L’esempio di Cristo

Il testo della Lettera si sposta, poi, a contemplare un modello di sacerdozio ancora più grande, perfetto, perché reso tale dall’obbedienza piena e totale di Gesù al Padre.

Obbedienza perfetta

Dio ha detto a Cristo Signore «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek», perché il suo sacerdozio è stato perfezionato dall’obbedienza nella sofferenza:

Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Nella sofferenza

L’immagine dell’abbandono confidente di Cristo nella Sua sofferenza è struggente:

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.

È la riproposizione di tutta la Passione di Cristo, in particolare della scena del Getsemani (cfr Lc 22,39-44).

Siamo grati a Dio!

Oltre ad avere un modello sublime di sacerdote in Cristo, tutti gli uomini, e in particolare noi sacerdoti, siamo chiamati ad un senso di gratitudine infinita, non dimenticando mai che siamo stati comprati a caro prezzo,1 quello del sangue prezioso di Cristo!2

Non rendiamo vana la Sua sofferenza e la Sua croce!3

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