Diritti umani nel mondo: 2024 amaro

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Il rapporto annuale di Human Right Watch chiama alla mobilitazione in difesa delle libertà individuali e critica l’inerzia della politica. 546 pagine per fare il punto sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Una fotografia dello stato di salute del diritto internazionale e umanitario a livello globale, con la puntuale analisi della situazione di oltre 100 Paesi. Gravi le responsabilità dei Paesi a tradizione democratica e liberale nell’indebolimento del diritto e della giustizia internazionali. Occidente, Europa e Italia compresi.

Human Rights Watch

Il rapporto mondiale di Human Rights Watch, storica organizzazione non governativa per la tutela dei diritti fondamentali della persona e alla denuncia di ogni offesa alla dignità umana, lascia l’amaro in bocca. e non ne esce una fotografia edificante. Accanto a situazioni incancrenite di crisi politiche, conflitti, guerre e persecuzioni più che decennali, il 2024 ha lasciato in eredità nuove preoccupazioni per la tenuta del sistema di tutela dei diritti umani, anche nei Paesi a tradizione democratica e liberale. Italia compresa.

Immobilismo internazionale e repressione

Dalle prime righe del rapporto, sotto accusa l’inerzia proprio di quei governi, pubblicamente campioni dello stato di diritto, che con le proprie omissioni hanno di fatto indebolito la legittimità dei diritti umani e delle norme del diritto internazionale. Preoccupa il linguaggio d’odio e discriminazione che inquina i dibattiti politici e elettorali in Occidente, tanto negli Usa quanto nell’Ue, dove – sottolinea il report – i partiti di estrema destra hanno conseguito importanti risultati.

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Governi autoritario cresciuti ovunque

Molti governi autoritari hanno rafforzato il proprio potere facendo leva sulla paura e la disinformazione, reprimendo il dissenso in Russia, El Salvador, in Mali, Burkina Faso e Niger. Eppure – fa notare il rapporto – l’inasprimento delle misure repressive ha provocato la reazione e la mobilitazione della società civile in diversi Paesi: le proteste degli studenti contro la corruzione in Bangladesh, le decine di migliaia di manifestazioni in Venezuela, la mobilitazione popolare in Kenya e le dimostrazioni europeiste in Georgia.

La giustizia internazionale

Sull’aspetto umanitario Human Rights Watch punta il dito contro l’immobilismo e le complicità dei governi nell’aggravare le sofferenze della popolazione civile in contesto come quello di Gaza, Sudan, Ucraina e Haiti. Luoghi in cui, sostiene il report, sono commessi terribili crimini contro l’umanità, nei confronti dei quali l’arma della giustizia internazionale viene delegittimata dagli stessi governi che dovrebbero invece implementarla. «Una corsa al ribasso nella difesa dei principi fondamentali, destinata a ripercuotersi anche su chi ancora si crede al sicuro».

Elezioni tra contraddizioni e regressione

Il 2024 ha visto oltre 70 Paesi andare al voto, ma in molti casi, le elezioni sono state occasione per retoriche di odio, discriminazione e repressione. Negli Stati Uniti, il ritorno alla presidenza di Donald Trump solleva inquietanti preoccupazioni sulla ripresa delle politiche xenofobe e sui diritti delle minoranze. In Europa, le elezioni del Parlamento europeo hanno consolidato l’ascesa dei partiti di estrema destra, con forze populiste che cavalcano il malcontento sociale e promuovono politiche di chiusura verso i migranti.

Conflitti e catastrofi umanitarie

Nel corso del 2024, il mondo ha assistito a una serie di crisi umanitarie che hanno messo a nudo l’incapacità della comunità internazionale di intervenire. A Gaza Israele ha intensificato il blocco di aiuti umanitari e le operazioni militari, hanno colpito deliberatamente infrastrutture civili come ospedali e scuole. Oltre alla 50mila vittime certe, intere comunità sono state private dell’accesso all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria. Secondo il rapporto, queste pratiche appaiono crimini contro l’umanità e, in alcuni casi, genocidio.

Guerre aperte e crisi irrisolte

In Ucraina, verso il quarto anno di conflitto, nella crisi militare del Paese aggredito, solo ora si parla di trattativa possibile, oltre le vanterie dell’ormai neo presidente statunitense di una pace il 24 ore. In Sudan, la guerra civile devasta il Paese, con episodi di pulizia etnica, violenze sessuali sistematiche e sfollamenti forzati. Il Darfur occidentale è stato teatro di atrocità indescrivibili. L’isola di Haiti è sprofondata in un caos senza precedenti, con gruppi criminali che hanno intensificato le violenze. Mancano le risorse per una missione Onu, lasciando milioni di haitiani in balia dell’anarchia.

Resistenza popolare baluardo di libertà

Di fronte a Governi oppressivi, i movimenti di resistenza popolare hanno rappresentato in molti casi la sola speranza. In Bangladesh, le proteste studentesche contro la corruzione hanno portato alla caduta del primo ministro, e un difficile percorso di riforma. In Corea del Sud, la dichiarazione di legge marziale da parte del presidente Yoon Suk Yeol ha scatenato proteste di massa che hanno portato alla sua destituzione. In Georgia e Romania, partita aperta tra proteste popolari filo occidentali e uno schieramento anti Nato.  La caduta del regime di Assad in Siria è crisi strategica aperta.

Governi populisti contrari ai diritti umani

Le pagine del World Report 2025 dedicate all’Italia partono dalle violazioni dei diritti delle persone migranti. Il report denuncia come «il governo italiano ha ostacolato le operazioni di soccorso delle organizzazioni non governative almeno 25 volte tra febbraio 2023 e settembre 2024». Dallo scorso ottobre «il potere di multare e trattenere gli aerei delle Ong utilizzati per monitorare il Mediterraneo e segnalare imbarcazioni in difficoltà». E la politica dei porti lontani, «navi di soccorso costrette a sbarcare in posti lontani e ricorrenti detenzioni amministrative sulle stesse imbarcazioni».

Forbice sociale e informazione tagliata

Human Rights Watch ricorda che, secondo i dati Istat del 2024, circa il 10% della popolazione italiana viveva in condizioni di povertà nel 2023. A chiudere la panoramica sull’Italia è lo stato di salute dell’informazione e del diritto di protesta. Human Rights Watch definisce ‘allarmanti’ la mancanza di indipendenza dei media e l’uso di intimidazioni legali contro i giornalisti in Italia, segnala «un aumento delle cause legali contro i giornalisti, un uso eccessivo dei decreti di emergenza da parte del governo e la restrizione dello spazio civico».



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