Italia interlocutrice di Trump in Ue

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La Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni è l’unico leader europeo presente a Washington D.C per partecipare alla cerimonia di insediamento di Donald J. Trump che si sta tenendo in queste ore. Secondo diverse fonti, Meloni potrebbe avere un faccia a faccia all’inauguration day con Trump e con Elon Musk. La premier sarà dunque la figura di maggior rilievo di tutto il Vecchio Continente presente all’evento, distinguendosi in un contesto in cui il presidente Usa ha escluso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, e ha invece invitato figure come il presidente argentino Javier Milei e rappresentanti della destra populista europea, tra cui Nigel Farage ed Eric Zemmour.

Tra Trump e Meloni non c’è solamente una mera affinità ideologica: con l’asse franco-tedesco in crisi politica e sociale, l’Italia può avere un ruolo centrale. Come nota POLITICO, infatti, Meloni, definita dal tycoon “una donna fantastica” che “ha conquistato l’Europa”, ha recentemente visitato il presidente eletto a Mar-a-Lago, consolidando la sua posizione come interlocutrice principale di Trump in Europa. Non è un mistero che il Presidente del Consiglio punti a rafforzare il ruolo di Roma come ponte tra Stati Uniti e Unione Europea, cercando di rassicurare i vertici europei sulle politiche commerciali del nuovo presidente americano, soprattutto riguardo ai dazi, che preoccupano sia Bruxelles che il nostro Paese.

La premier blinda il rapporto con Trump

Numerosi sono i dossier che definiscono il rapporto tra Stati Uniti e Italia in questo momento. Questo non solo perché gli Stati Uniti rappresentano la potenza egemone del blocco occidentale, ma anche perché l’Italia, come parte integrante di tale blocco, occupa una posizione subordinata rispetto alla leadership americana. Il dossier più chiacchierato è senza dubbio quello relativo a Starlink.

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Nelle scorse settimane, infatti, ha fatto discutere l’ipotesi di un accordo tra il governo italiano e SpaceX per l’uso dei servizi satellitari Starlink, del valore di 1,5 miliardi di dollari, per la gestione di sistemi crittografati dello Stato. La notizia, lanciata da Bloomberg e poi smentita da Palazzo Chigi e Giorgia Meloni, è stata comunque ripresa da Matteo Salvini ed Elon Musk sui social, alimentando il dibattito sulle implicazioni di un simile accordo, proprio la visita di Meloni a Mar-a-Lago.

Come ha spiegato Andrea Muratore su InsideOver, SpaceX è già presente in Italia grazie a un’intesa con Telespazio, società partecipata da Leonardo, per la commercializzazione dei servizi Starlink. Dato il coinvolgimento di Leonardo nella sicurezza nazionale, un accordo diretto tra SpaceX e il governo sembra improbabile, ma eventuali trattative potrebbero riguardare applicazioni più strategiche, legate alla sicurezza e alla difesa.

L’Italia è inoltre un nodo cruciale per le comunicazioni globali, grazie alla sua posizione strategica e alle infrastrutture di telecomunicazione. Questo la rende un obiettivo privilegiato per gli interessi americani, come dimostrano le recenti acquisizioni di reti e infrastrutture da parte di colossi come Kkr, BlackRock e Microsoft.

La via dell’Oro passa da Trieste

Non solo lo Starlink. Secondo The National Interest, Donald Trump potrebbe giocare un ruolo cruciale nel consolidare la sicurezza e la cooperazione economica nella regione che si estende dal Mar Arabico al Mar Mediterraneo, grazie all’espansione degli Accordi di Abramo e alla possibile normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita. In questo contesto, l’Italia, e in particolare il porto di Trieste, assumerebbero inoltre una centralità strategica come snodo chiave del futuro Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), una “Nuova Strada d’Oro” che promette di rivoluzionare i collegamenti commerciali tra Asia, Medio Oriente ed Europa.

Con Donald Trump, infatti, il porto di Trieste potrebbe assumere un ruolo centrale nel Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), trasformandosi in un crocevia strategico. La sua posizione geografica e le acque profonde lo rendono ideale per accogliere grandi navi cargo, consolidando l’Italia come ponte tra Oriente e Occidente. Come sottolineato dall’analista Marco Gombacci su The National Interest, nel prossimo futuro Trieste può diventare un hub fondamentale per un commercio globale più equilibrato, riducendo la dipendenza da potenze centrali e contrastando l’influenza cinese legata alla Nuova Via della Seta. In questo scenario, il supporto degli Stati Uniti rafforzerebbe la proiezione strategica italiana, valorizzando il porto come nodo chiave della geopolitica globale.

Ma i rischi non mancano

Come ha sottolineato Andrea Muratore su InsideOver, diventare l’interlocutore privilegiato degli Stati Uniti non è una strategia priva di rischi. L’eccessiva vicinanza a Washington potrebbe spingere l’Italia a rinunciare a una posizione negoziale autonoma, subordinando l’interesse nazionale a quello americano. Inoltre, la scelta di privilegiare i legami con gli USA potrebbe isolare Roma all’interno di un’Europa in cui un rinnovato asse franco-tedesco potrebbe reagire con ritorsioni politiche. In diplomazia, il primato dell’interesse nazionale deve sempre prevalere sulle affinità personali o ideologiche.

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