Round di un milione di dollari per Almanax, la startup della sicurezza web3

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“Nel 2024, le minacce informatiche Web3 hanno portato a perdite superiori a 2,3 miliardi di dollari su 165 incidenti, segnando un aumento del 40% rispetto al 2023. Per questo motivo abbiamo deciso di affrontare il problema alla radice”, a parlare è l’italiano ventisettenne Francesco Piccoli fondatore, e amministratore delegato, insieme all’americano Maxwell Watson (Ex Coinbase) di Almanax, startup che ha sviluppato un sofisticato modello d’intelligenza artificiale per prevenire il fenomeno dei furti di cripto valute da parte di hacker e truffatori.

Nata a New York nel 2024, con sede a Wall Street (nello stesso palazzo dell’unicorno Stripe), la startup ha appena messo a segno un nuovo round da un milione di dollari, partecipato da Blockchain Builders Fund, Exor Ventures, Vento Ventures, Italian Angels for Growth (IAG), Eden Ventures by IAG, Moonbase e da angel investor strategici provenienti da Circle, Ripple e Coinbase. Questo finanziamento si aggiunge al precedente pre-seed round da 500 mila dollari raccolto a giugno 2024, e guidato da defy.vc, veicolo di venture capital con sede a San Francisco. Non solo, Almanax è sotto l’ombrello di NVIDIA, fa parte di ‘Inception’, il programma di accelerazione del colosso dei microchip che supporta le startup più promettenti a livello globale nel campo dell’intelligenza artificiale (con circa 17mila startup in portfolio).

Cosa sono gli smart contract e come funzionano
“Almanax opera nel campo degli smart contract, programmi informatici utilizzati per gestire operazioni sulla tecnologia blockchain, spesso di matrice finanziaria, pensiamo a prestiti, scambi tra valute, creazioni di token. Caratteristica chiave degli smart contract è la loro immutabilità, nel senso che una volta pubblicati, non possono essere modificati, o meglio ‘riscritti’. Ciò comporta che, eventuali errori nel codice, possono essere intercettati da criminali informatici e, sfruttati per rubare fondi”, ci spiega Piccoli.

Gli smart contract stanno rivoluzionando il mondo della finanza decentralizzata (DeFi) e del Web3, ma come ogni nuova tecnologia porta con sé nuove sfide in termini di sicurezza. Nel dettaglio, si tratta di linee di codice informatico che rappresentano il cuore pulsante di un’applicazione blockchain. Storicamente sono stati il punto di attacco preferito dei criminali informatici.

Il problema degli attacchi agli smart contract è cruciale, così accade che, per difendersi le aziende blockchain si affidino a esperti di sicurezza per testare il codice prima del rilascio, processo molto costoso, che richiede settimane o mesi di attesa, e spesso si rivela inefficace. “Il nostro prodotto affronta l’urgenza degli audit di sicurezza, utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale all’avanguardia, tra cui i Large Language Models (LLM), simili a quelli di OpenAI e Anthropic, ma addestrati specificamente per identificare e risolvere le vulnerabilità negli smart contract alla radice, trovando errori prima che lo facciano gli hacker”.

“Con il nostro modello ALMX-1 abbiamo identificato la vulnerabilità di uno smart contract di Vitalik Buterin, l’inventore della blockchain Ethereum e uno degli ingegneri informatici più influenti al mondo, che ci ha pagato una ricompensa per la scoperta”. ALMX-1 è disponibile nel prodotto di Almanax, e supporta già gli sviluppatori informatici negli ecosistemi blockchain di Base, Solana, Ethereum e Stellar, individuando vulnerabilità prima che i criminali possano trarne vantaggio.

Punti deboli della sicurezza Web3 e vantaggi del modello

“Negli ultimi 3 anni, una sorprendente quantità di denaro pari a circa 9 miliardi di dollari è stata rubata utilizzando le vulnerabilità del web3. Le cause vanno dagli exploit degli smart contract a schemi di phishing e compromissione di portafogli. L’hacking dei portafogli personali del co-fondatore di Ripple Chris Larsen, con conseguente furto di oltre 112 milioni di dollari in di XRP, e l’attacco da 197 milioni di dollari a Euler Finance dimostrano come sia alto il rischio delle vulnerabilità presenti nel panorama degli asset digitali di oggi. Abbiamo deciso di creare Almanax proprio per risolvere questi problemi”, precisa Piccoli.

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I vantaggi dello strumento di Almanax affrontano dunque alla radice i punti dolenti del settore Web3: riduzione dei costi, gli audit tradizionali possono essere proibitivamente costosi, aggirandosi spesso tra le decine e centinaia di migliaia di dollari, rendendo la sicurezza inaccessibile per molti progetti; tempi di attesa ridotti, l’alta domanda di esperti di sicurezza blockchain qualificati ha creato lunghe liste di attesa, a volte fino a 8 mesi, che possono ritardare lo sviluppo e il lancio dei progetti; limitazione temporale, gli audit convenzionali offrono solo una fotografia statica nel tempo, non fornendo una garanzia di sicurezza continua dopo il lancio; inefficacia, dovuta all’errore umano. Accade infatti che il 91% degli smart contract che hanno subito frodi nel 2022 avevano almeno un audit, portando a perdite superiori a 2 miliardi di dollari; ridondanza, è normale che i progetti affrontino numerosi audit manuali durante lo sviluppo per avere seconde opinioni, aggravando tutti i punti deboli appena indicati. “Stiamo portando l’intelligenza artificiale e la sicurezza automatizzata, dove è più necessario, per costruire un Web3 con meno rischi e renderlo più accessibile a tutti”.

Obiettivi del round
Ma come sarà utilizzato il nuovo capitale? “Parte del finanziamento sarà destinato allo sviluppo del Web3 Security Atlas, un’iniziativa open source realizzata in collaborazione con TRM Labs, AnChain.AI, Hypernative e supportata dalla Stellar Development Foundation. Il progetto è già un punto di riferimento per i ricercatori di sicurezza Web3, e punta a favorire lo sviluppo di test che possono essere utilizzati per misurare le performance di nuovi modelli di intelligenza artificiale in problemi relativi alla sicurezza Web3. Inoltre vogliamo ampliare il team. Abbiamo assunto ad oggi sei talenti provenienti da alcune delle più importanti istituzioni del mondo blockchain, tra cui Fireblocks, Circle, Mastercard e dal MIT di Boston. Ma non bastano”.

La startup cybertech sta portando avanti un periodo di test con alcuni dei principali esperti di sicurezza informatica al mondo. “Questo ulteriore finanziamento ci consentirà di accelerare lo sviluppo del nostro ‘AI Security Engineer’. Presto introdurremo ALMX-2, la prossima generazione dei nostri modelli AI basati sui Large Language Model. Questo nuovo modello sfrutta il supporto già esistente a vari linguaggi di programmazione e aumenta notevolmente i tassi di rilevamento di vulnerabilità e bugs, riducendo al contempo i falsi allarmi. Con ALMX-2 miriamo a migliorare ulteriormente l’accuratezza e la copertura, consentendo a sviluppatori di applicazioni blockchain di creare sistemi decentralizzati più robusti e resilienti”.

Piccoli, laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, giovanissimo si è trasferito in Silicon Valley, dove ha lavorato in aziende specializzate in Web3, intelligenza artificiale e sicurezza informatica. Arrivato a New York, la sua passione per l’informatica e la tecnologia lo ha portato a fondare Almanax, senza mai allentare il suo legame con l’Italia: “Torno spesso, l’ultima volta sono stato a Torino per l’Italian Tech Week di settembre, dove ho avuto il privilegio di incontrare Sam Altman. Tra i nostri piani futuri ci piacerebbe aprire una sede in Italia, con talenti italiani. L’ecosistema startup italiano sta crescendo rapidamente grazie anche a politiche governative favorevoli e a un crescente interesse per l’innovazione. Noi vogliamo farne parte”.



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