Il comprensorio sciistico? “Ultima spiaggia per salvare una valle”. A parlare a L’AltraMontagna è Walter Semperboni, sindaco di Valbondione (paese delle Orobie bergamasche), che ha esordito dichiarando aperte le porte del municipio per chiunque volesse prendere visione del progetto e promettendo di non parlare del tatuaggio, una “M” di Mussolini, per non “buttare tutto in caciara, altrimenti si parla di questo e non delle ragioni della necessità di ammodernare gli impianti”. Ha anche colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e lanciarlo verso il Cai e “gli pseudo ambientalisti, anche un po’ rossi, che danno lezioni ma che non hanno idee e soluzioni”.
Il primo cittadino non ha appunto digerito le critiche che sono state mosse verso il progetto, sfociando nell’ormai celebre post – “Succhiate e lo dico da sindaco, stronzetti pseudo ambientalisti e comunisti” – affidato qualche giorno fa ai social network (Qui articolo). È infatti un convinto sostenitore del collegamento del comprensorio sciistico di Colere con la stazione di Lizzola (Qui articolo) tanto da chiedere al nostro quotidiano di essere intervistato.
“L’ammodernamento degli impianti è possibile solo in presenza di un comprensorio, altrimenti restano solo i pali”, sostiene Semperboni. “È un’ipotesi che risale al 1954 e mi chiedo perché le altre stazioni costruiscono e realizzano opere mentre noi dobbiamo restare indietro: la montagna si spopola se si resta fermi. Siamo passati da 4 o 5 alberghi a solo un hotel in valle: dobbiamo pensare a come far rimanere le persone a vivere e non a sopravvivere”.
A esprimersi contro il progetto c’è anche la sezione della Val di Scalve dei Cai. “Non conoscono il progetto, ho invitato i referenti nel mio ufficio a visionare il piano, ma sono contrari senza aver visto nulla”, attacca duramente il sindaco. “Anzi, parlano di uso e abuso della montagna ma i loro 5 rifugi c’erano prima oppure hanno intaccato un territorio vergine? Loro possono guadagnare e gli altri invece non possono far nulla? Dovrebbero pensare a sistemare i sentieri di loro competenza che fanno letteralmente schifo invece di fare quelli intelligenti. Quali sono le loro idee alternative? Ho già la risposta: nessuna“.
Tuttavia non è l’unico affondo: Semperboni si rivolge anche alle altre associazioni del territorio – come per esempio TerreAlt(r)e, che abbiamo raccontato in questo articolo – che hanno manifestato la contrarietà al comprensorio. Ne parla così: “Ambientalisti che fanno yoga nel bosco, anche se a -10 gradi d’inverno è un po’ difficile, che inviano lettere anonime, lasciano adesivi e fanno schiamazzi durante gli incontri. Non ho paura delle mie idee. Sono convinto che qualcosa bisogna fare per rilanciare la stagione invernale. Chiedo: quali sono i loro progetti per far restare le persone in valle? Nessuno e forse non hanno bisogno di lavorare perché sono pensionati o dipendenti statali”.
Il sindaco prende in esame anche la situazione in val Canali, lanciandosi in un parallelismo. “C’è una stazione a 20 chilometri di distanza con caratteristiche simili a quelle di Lizzala”, dice Semperboni. “L’area è chiusa da 30 anni e ci sono i pali abbandonati. Gli ambientalisti possono provare a rilanciare quella zona. Vengono a insegnare a noi ma non hanno progetti. È solo un ‘No’ senza tante alternative. Forse ho la colpa di non aver un piano B, ma l’ipotesi del comprensorio è stata inserita nel programma elettorale che è stato votato dai cittadini. Se ci fossero altre idee da poter studiare e approfondire sarei il primo a cavalcare volentieri il progetto”.
A ogni modo il progetto prevede la realizzazione di tre nuove piste, impianti a fune, una funicolare ipogea e un bacino per l’innevamento artificiale, con un finanziamento di 50 milioni pubblici su un totale di 70 milioni. “L’accusa è che non sia sostenibile, ma l’investitore è Massimiliano Belingheri: il bancario più pagato d’Italia. Questa ci sembra una garanzia sull’importanza del progetto. Certo, ci sono poi soldi pubblici ma vengono utilizzati per poter salvare una valle e credo che vengano impiegati meglio rispetto al superbonus 110%: sono stati spesi miliardi per cosa?”.
Tra i nodi il traforo “di 400 metri appena e gli pseudoambientalisti fingono di dimenticare che le montagne sono state scavate per le miniere di ferro“, aggiunge Semperboni. “Parlano di una raccolta firme di 6 mila persone, sottoscrizioni da tutta Italia e quasi tutte non conoscono la zona o la nostra realtà. Il comprensorio è fondamentale per diventare attrattivi, per portare turismo e per poter poi sistemare, per esempio, anche la viabilità. Gli impianti ammodernati possono poi essere usati anche d’estate e si crea un circolo. Ci dobbiamo scordare anche altri investimenti se tutto resta così come è adesso e non proviamo a intervenire: il paese muore e gli abitanti lasciano la valle se non ci sono opportunità”.
In chiusura il sindaco replica anche all’alpinista Eleonora “Lola” Delnevo, intervenuta sulla limitata accessibilità degli impianti in questione per chi ha una disabilità come la sua (Qui articolo). “Certo, oggi è impossibile perché gli impianti di Lizzola sono vetusti. Il comprensorio garantisce l’opportunità per ammodernare la stazione con un occhio di riguardo all’inclusività”, conclude Semperboni.
Bisogna tuttavia fare i conti anche con un aspetto, messo in evidenza con grande chiarezza proprio da Delnevo, che non si può più trascurare quando si parla di iniziative macroscopiche come questa: “Con l’aumento delle temperature“, affermava l’alpinista, “potrebbero rivelarsi investimenti scarsamente lungimiranti“.
A margine di quanto ascoltato dal sindaco rimane quindi un’ultima domanda: quanto ha senso vincolare oggi intere comunità a un’industria fortemente condizionata dalle mutate condizioni climatiche?
Una cosa è sicura: i rifugi Cai (quando non si trovano in contesti particolari) non sono legati a freddo e neve. Di questi tempi non è cosa da poco.
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