la Cassazione annulla l’ordinanza di custodia cautelare per Gaetano Saracino

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Roma, 22 gennaio 2025 – Con una sentenza significativa e di recente pubblicazione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Roma che confermava la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Gaetano Saracino, accusato di partecipazione a operazioni di traffico internazionale di stupefacenti.

La decisione, che segna un passo importante nell’ambito delle indagini contro il narcotraffico, rimette al Tribunale di Roma il compito di esaminare nuovamente la posizione dell’imputato, sollevando interrogativi sulla completezza della motivazione che aveva portato alla misura cautelare.

Il ricorso di Saracino e le motivazioni

Saracino, 45 anni, originario di Cerignola, era stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta che coinvolgeva una vasta operazione di importazione di droga dall’estero. Secondo le accuse, l’uomo aveva rivestito un ruolo di cofinanziatore nel traffico di cocaina proveniente dalla Colombia e di hashish importato dalla Spagna. La misura cautelare in carcere era stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma il 27 maggio 2024, ma l’ordinanza venne confermata dal Tribunale del riesame il 27 giugno dello stesso anno.

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In seguito, il difensore di Saracino aveva proposto ricorso contro l’ordinanza, contestando la motivazione alla base della decisione e sollevando numerosi punti giuridici. Il ricorso, articolato su quattro motivi, metteva in discussione la gravità indiziaria delle accuse, la descrizione del ruolo ricoperto dal suo assistito, e la proporzionalità della custodia in carcere in relazione alle circostanze del caso.

Le accuse e l’indagine sul traffico internazionale

Le indagini sul caso Saracino erano parte di un più ampio lavoro investigativo che ha coinvolto un gruppo criminale legato a Marcello Colafigli, un noto narcotrafficante, che aveva organizzato operazioni di importazione di droga per un valore di centinaia di migliaia di euro. La cocaina proveniente dalla Colombia, in particolare, era destinata al mercato italiano, e il gruppo criminale si era avvalso della collaborazione di diversi soggetti, tra cui Saracino e Pasquale Napolitano, un altro indagato.

Le prove a carico di Saracino si basavano principalmente su intercettazioni telefoniche e ambientali, che avevano rivelato la sua presenza durante incontri cruciali tra i coindagati, in cui si discuteva di operazioni di traffico di droga. In alcune conversazioni, gli investigatori avevano identificato Saracino come uno degli “investitori” o cofinanziatori dell’operazione, insieme a Napolitano, il quale veniva considerato il principale referente del gruppo.

Tuttavia, nonostante l’esistenza di questi elementi indiziari, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione alla base della custodia cautelare fosse insufficiente, soprattutto per quanto riguarda il ruolo concreto di Saracino nell’operazione di traffico di stupefacenti.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, ha riconosciuto che l’ordinanza impugnata fosse corredata da una descrizione adeguata delle prove a carico di Saracino. Tuttavia, ha ritenuto che la valutazione del suo ruolo, in particolare il suo presunto coinvolgimento come “cofinanziatore”, fosse stata formulata in modo impreciso e non completamente motivato. La Corte ha sottolineato che, pur sussistendo prove indirette che lo collegavano all’attività illecita, come le intercettazioni telefoniche in cui veniva fatto riferimento a “proprietari pugliesi” e “quelli dei soldi”, mancavano indicazioni precise e coerenti che descrivessero il contributo concreto di Saracino al traffico di droga.

In particolare, la motivazione dell’ordinanza si era limitata a considerare Saracino un “cofinanziatore” senza spiegare adeguatamente quali fossero i suoi effettivi compiti o responsabilità nell’ambito delle operazioni illecite. La Corte ha ritenuto che fosse necessario un esame più approfondito per determinare il suo ruolo, e ha rinviato il caso al Tribunale di Roma per un nuovo giudizio.

La posizione giuridica e la critica alla motivazione

Il ricorso, infatti, metteva in evidenza la scarsa chiarezza circa il contributo materiale o morale che Saracino avrebbe apportato alla realizzazione dei reati contestati. In particolare, il difensore aveva sostenuto che non fosse stato fornito alcun riscontro sulle modalità con cui Saracino avrebbe contribuito al finanziamento delle operazioni di traffico di droga. Inoltre, gli interrogatori di garanzia di Saracino e Napolitano, nei quali entrambi avevano dichiarato che gli incontri tra i coindagati riguardavano la ricerca di un locale per l’attività commerciale di Saracino, erano stati ritenuti non credibili dal Tribunale del riesame, in quanto contraddetti dalle prove raccolte nelle indagini.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che, nonostante la presenza di prove circostanziate che legavano Saracino alle operazioni di narcotraffico, la sua effettiva partecipazione alle operazioni di acquisto della droga non fosse stata adeguatamente descritta nell’ordinanza di custodia cautelare. L’analisi degli incontri e delle intercettazioni, infatti, non bastava a giustificare la qualificazione del suo ruolo come cofinanziatore senza ulteriori dettagli e chiarimenti sulla sua posizione concreta.

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Il rinvio al Tribunale di Roma

In virtù di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare e ha disposto il rinvio del caso al Tribunale di Roma. Quest’ultimo dovrà riesaminare il caso alla luce delle osservazioni fatte dalla Corte, in particolare per quanto riguarda la motivazione relativa al ruolo di Saracino. Il Tribunale dovrà fornire una valutazione più approfondita sul contributo di Saracino nell’operazione illecita, chiarendo in modo più preciso e completo la sua responsabilità nel contesto dell’attività criminale.

Le implicazioni della decisione

La decisione della Corte di Cassazione rappresenta un’importante correzione alla valutazione iniziale del Tribunale di Roma. Se da un lato le indagini hanno fornito elementi significativi a carico di Saracino, dall’altro la Corte ha evidenziato l’importanza di una motivazione precisa e circostanziata per giustificare l’adozione di una misura cautelare così grave come la custodia in carcere. La sentenza apre un nuovo capitolo per il processo, che ora dovrà essere riesaminato con maggiore attenzione e in conformità ai principi di legalità e di adeguatezza delle misure cautelari.

Il rinvio al Tribunale di Roma offre anche la possibilità di esaminare più approfonditamente le circostanze del caso, non solo dal punto di vista dell’imputato, ma anche per valutare la completezza delle indagini e la correttezza dell’interpretazione degli elementi raccolti dagli inquirenti.

In definitiva, la decisione della Corte di Cassazione evidenzia la necessità di un equilibrio tra il rispetto dei diritti degli imputati e l’esigenza di garantire l’efficacia delle misure cautelari in processi complessi come quelli relativi al traffico di droga. La vicenda di Saracino rimane aperta e, con il nuovo esame da parte del Tribunale di Roma, si prospetta un ulteriore capitolo nella lotta contro il narcotraffico internazionale.



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