cos’è lo “scandalo” dei fondi alle ong?

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Dopo un’inchiesta di un giornale olandese parte la crociata contro l’ex vice-presidente della Commissione UE, Frans Timmermans, che deteneva la delega alla transizione. Ma Bruxelles chiarisce: non c’è nessuno scandalo, vogliamo solo cambiare le regole per certi usi specifici dei fondi UE

Christian Michelides, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0

È stato “inopportuno” finanziare ong ecologiste con fondi UE per promuovere le politiche del Green Deal, come ha detto il neo commissario europeo al Bilancio Piotr Serafin? Oppure non solo non c’è nessun “contratto segreto”, ma è anche “una cosa positiva” che Bruxelles aiuti le ong per bilanciare lo strapotere delle multinazionali e ottenere un dibattito più equilibrato, come sostiene l’ex vice presidente della Commissione UE Frans Timmermans? E qual è la portata reale dello scandalo delle lobby ecologiste sollevato da un’inchiesta del giornale olandese De Telegraaf?

Le “rivelazioni” di De Telegraaf

Tutto nasce dall’inchiesta del giornale olandese, uno dei più letti a livello europeo e avvezzo a cercare risvolti scandalistici e all’uso di una retorica populista. L’articolo sulle lobby ecologiste non fa eccezione. Ma quali sono, esattamente, le rivelazioni sulle ong?

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Il titolo parla di “scandalo”. Bruxelles avrebbe finanziato “segretamente” decine e decine di associazioni ambientaliste. Per fare attività di lobbying, cioè contattare decisori politici e promuovere alcune politiche (ovviamente in linea con il Green Deal, il cui titolare era Timmermans). Esisterebbero anche dei contratti “riservati”. Che prevederebbero, tra le altre cose, liste di obiettivi concreti da raggiungere in termini di persone contattate. Il fine ultimo, in un caso, sarebbe stato “orientare il dibattito sull’agricoltura”, anche nel contesto della Legge sul Ripristino della Natura.

Fondi Life “inopportuni”?

Messa così, sembra che la Commissione UE abbia stretto accordi privati e segreti con le ong per avere una “stampella” occulta e rendere più accettabili le politiche del Green Deal. La realtà, a quanto si sa finora, appare molto diversa. E lo spiega lo stesso Serafin, che pure è della schiera di chi accusa le ong e Timmermans, riferendo all’Europarlamento.

I finanziamenti provengono dal programma Life. Le ong finanziate sono associazioni ecologiste che hanno partecipato a bandi pubblici e, come in ogni bando Life (e non solo), hanno indicato misure e azioni per disseminare i risultati dei progetti, con relativi indicatori per misurarne l’efficacia. Si tratta di fondi pubblici, accordati tramite procedure codificate e trasparenti. Il programma Life è dedicato alla tutela della natura e, con il Green Deal, si è orientato per promuovere sinergie con il piano di transizione della Commissione Von der Leyen.

“I finanziamenti del programma Life sostengono entità no profit che supportano l’attuazione delle politiche dell’Unione, in linea con le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio Ue”, ha spiegato Serafin, che appartiene alla famiglia politica del PPE. Per poi definire “inopportuno per alcuni servizi della Commissione sottoscrivere degli accordi che obbligano le Ong a fare lobby con i membri del Parlamento europeo”.

Parte la crociata contro le “lobby ecologiste”

Nonostante la dinamica sia probabilmente molto meno “segreta” di quanto il De Telegraaf l’abbia fatta apparire, l’inchiesta è stata presa come occasione per lanciare una campagna anti-ong e, soprattutto, fare nuove pressioni sulla Commissione UE per rivedere le politiche del Green Deal.

I protagonisti, in Italia come in molti altri paesi UE, sono partiti e associazioni che in questi anni si sono schierati risolutamente contro le politiche verdi di Bruxelles e, non di rado, contro lo stesso Timmermans.

“Oltre al danno anche la beffa e l’illegalità!”, lamenta il presidente del gruppo ECR, Procaccini di FdI. Coldiretti pretende “trasparenza” e suggerisce che quei fondi siano serviti per “criminalizzare” gli agricoltori. La Lega scrive sui suoi social che l’UE “regalava” soldi alle lobby per “imporre il green”.

Tutti attori che stanno sorvolando sulle ulteriori precisazioni da parte della Commissione. L’esecutivo ha ribadito che finanziare quelle ong non è problematico, né che lo sia con obiettivi legati al Green Deal. La criticità, per Bruxelles, è solo che ci siano fondi comunitari usati per fare lobbying (apertamente) direttamente con funzionari dell’UE e con europarlamentari.

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Ha chiarito ieri il portavoce di Serafin: “Non c’è alcun problema nel fatto che la Commissione fornisca fondi Ue alle Ong idonee. È sempre stato fatto, più o meno, ed è qualcosa che stiamo cercando di portare avanti. Ciò che stiamo analizzando è il modo in cui questo viene fatto, e ciò che vogliamo evitare, e penso che il commissario Serafin sia stato estremamente chiaro, è di fornire finanziamenti alle Ong, che vengono poi utilizzati da loro specificamente per fare pressioni su alcuni membri dello staff della Commissione europea e membri del Parlamento europeo in modo estremamente mirato. Questa è la pratica che vogliamo eliminare”.

Peraltro, la correzione sull’uso dei fondi è una non-notizia: la stessa Commissione ha già messo mano alle regole a novembre 2024. Non solo per il programma Life ma per tutti gli altri programmi di finanziamento comunitari. Specificando che i fondi non sono utilizzabili per attività di lobbying e di advocacy verso certi soggetti istituzionali. Inoltre, il tema è al vaglio della Corte dei Conti UE e Bruxelles si attende una relazione dei revisori entro metà 2025.

EEB, rete di oltre 180 ong europee tirata in ballo dall’inchiesta, rispedisce tutte le accuse al mittente: “Gli errori fondamentali pubblicati sui finanziamenti alle ONG, uniti ai tentativi di inventare un falso scandalo, ci portano a considerare questo attacco alla società civile molto più sinistro di quanto sembri”, si legge in una nota diffusa il 23 gennaio.



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