quanto tempo ha l’Agenzia delle Entrate

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L’Agenzia delle Entrate ha termini precisi per fare gli accertamenti  fiscali: 4 anni per dichiarazioni presentate, 5 anni per omessa dichiarazione, e 4 mesi per controlli preventivi su incoerenze o rimborsi elevati.

Sapere quanto tempo ha l’Agenzia delle Entrate per effettuare i controlli fiscali è fondamentale per ogni contribuente. I termini di accertamento sono stabiliti dalla legge per garantire certezza e trasparenza nei rapporti tra fisco e cittadini, evitando che l’attività di controllo si protragga indefinitamente.

Sai che l’Agenzia delle Entrate ha un tempo limitato per bussare alla tua porta con un accertamento fiscale? Ebbene sì, non può tenerti sotto scacco per sempre! Conoscere i termini di accertamento fiscale è essenziale per dormire sonni tranquilli e pianificare le tue finanze. Ignorarli potrebbe invece trasformarsi in un incubo a occhi aperti, con cartelle esattoriali e sanzioni inaspettate!

In questa guida, sveleremo tutti i segreti dei termini di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, analizzando la normativa, i diversi tipi di controllo e la giurisprudenza più recente.  

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Quali sono i termini generali per l’accertamento fiscale?

L’articolo 43 del DPR 600/1973 stabilisce i termini entro i quali l’Agenzia delle Entrate può notificare gli avvisi di accertamento:

  • 4 anni: se la dichiarazione dei redditi è stata presentata, l’Agenzia delle Entrate ha 4 anni di tempo per effettuare i controlli e notificare l’avviso di accertamento. Il termine decorre dalla fine dell’anno in cui è stata inviata la dichiarazione. In buona sostanza l’ufficio delle imposte può notificare gli avvisi di accertamento entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi;
  • 5 anni: se invece il contribuente non ha presentato la dichiarazione dei redditi o in caso di dichiarazione nulla, il termine si allunga a 5 anni. Quindi l’Agenzia delle Entrate deve effettuare la notifica del controllo entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.

Un contribuente presenta la dichiarazione dei redditi per l’anno 2023 il 30 settembre 2024. L’Agenzia delle Entrate ha tempo fino al 31 dicembre 2028 per notificare un eventuale avviso di accertamento. Se, invece, il contribuente non avesse presentato la dichiarazione, l’Agenzia avrebbe tempo fino al 31 dicembre 2029 per effettuare l’accertamento.

Cosa sono i controlli preventivi?

I controlli preventivi sono effettuati dall’Agenzia delle Entrate prima di emettere l’avviso di accertamento. Servono a verificare la correttezza della dichiarazione dei redditi e a individuare eventuali errori o omissioni. L’Agenzia può effettuare controlli preventivi entro 4 mesi dal termine di presentazione della dichiarazione, o dalla data di trasmissione se successiva, in caso di:

  • incoerenze tra i dati dichiarati e le informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate
  • rimborsi superiori a 4.000 euro

Cosa sono i controlli automatizzati?

I controlli automatizzati sono effettuati dall’Agenzia delle Entrate attraverso procedure informatiche che verificano la correttezza dei dati dichiarati e individuano eventuali errori. Questo tipo di controllo avviene entro l’anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

Qual è la differenza tra decadenza e prescrizione?

Spesso i termini “decadenza” e “prescrizione” vengono usati acriticamente, come se fossero sinonimi. Ma tra i due c’è una sostanziale differenza:

  • la decadenza è il termine entro il quale l’Agenzia delle Entrate deve esercitare il potere di accertamento. Decorso il termine di decadenza, l’Agenzia perde il diritto di accertare le imposte;
  • la prescrizione è il termine entro il quale l’Agenzia delle Entrate può riscuotere le imposte accertate. Il termine di prescrizione è di 10 anni. Quindi, se l’Agenzia delle Entrate rispetta il termine di decadenza ma, dopo aver notificato l’accertamento, non esercita il proprio diritto per un decennio e non notifica alcun altro atto al contribuente, il debito cade in prescrizione.

Un contribuente riceve un avviso di accertamento per redditi non dichiarati dopo sette anni da quando li ha incassati. Il termine di decadenza è scaduto: il controllo andava fatto entro sei anni dal ricevimento del denaro (ossia cinque anni da quando la somma andava dichiarata).

Un contribuente riceve un avviso di accertamento per omessa dichiarazione dei redditi entro 7 anni. Dopodiché riceve una cartella esattoriale dopo 13 anni dal predetto accertamento. In questo caso è stato rispettato il termine di decadenza ma non quello di prescrizione. Sicché la cartella può essere impugnata.

Un contribuente, dopo aver ricevuto l’accertamento prima e la cartella dopo, non riceve alcun’altra intimazione di pagamento da parte di Agenzia Entrate Riscossione. Arriva, dopo 15 anni, un preavviso di ipoteca. L’atto è illegittimo per intervenuta prescrizione.

Cosa dice la giurisprudenza sui termini di accertamento?

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno confermato che l’attività di accertamento è sottoposta a un termine decadenziale certo, fissato dall’art. 43 del DPR 600/1973, e che tale termine non può essere considerato irragionevole (sent. n. 8500/2021).

Conclusioni

Conoscere i termini di accertamento dell’Agenzia delle Entrate è fondamentale per tutelare i propri diritti e evitare sorprese. È importante conservare la documentazione fiscale per almeno 10 anni, in modo da poterla esibire in caso di controlli. In caso di dubbi o problemi, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista (commercialista o avvocato) per ottenere assistenza.



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