La Sicilia è tra le Regioni italiane più in difficoltà nell’implementazione e utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), evidenziando problematiche che rischiano di accentuare il divario digitale con le aree più virtuose del Paese, nonostante sia una delle priorità nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
“In Sicilia manca ancora una vera digitalizzazione dei dati sanitari, ma in realtà non è l’unica regione. In realtà manca un Fascicolo elettronico sanitario unico in Italia”, spiega l’ex eurodeputata della Lega Annalisa Tardino.
“Nella scorsa legislatura, abbiamo approvato il regolamento per lo scambio dei dati sanitari, che entrerà in vigore molto presto – prosegue -. Proprio questa settimana è stato approvato l’ultimo atto definitivo da parte del Consiglio, e a breve il regolamento verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questo prevede l’introduzione obbligatoria del Fse in tutta Europa. Quindi ogni regione dovrà dotarsi di sistemi adeguati per allinearsi agli standard europei“.
I dati in Sicilia
Secondo i dati aggiornati al 31 agosto 2024 elaborati dalla Fondazione Gimbe, il Fse si configura come uno strumento incompleto e scarsamente utilizzato in Sicilia. Mentre a livello nazionale il 79% dei documenti previsti dal Decreto del Ministero della Salute del 7 settembre 2023 è disponibile nel Fse, la Sicilia rimane al di sotto della media, senza raggiungere la completezza documentale necessaria per garantire un servizio efficace ai cittadini.
La situazione peggiora sul fronte dei servizi digitali. Attualmente, sempre secondo il report, solo il 37% dei servizi previsti dal Fse è accessibile in Sicilia, molto distante da Regioni come Lazio e Toscana, che offrono rispettivamente il 67% e il 64% delle funzionalità disponibili. Questo limita fortemente l’utilizzo del del fascicolo come strumento per la prenotazione di visite, la consultazione delle liste d’attesa o il pagamento dei ticket sanitari.
Uno degli indicatori più critici riguarda l’utilizzo del Fse da parte dei cittadini. Tra giugno e agosto 2024, solo l’1% degli utenti siciliani ha effettuato un accesso al proprio fascicolo, a fronte di una media nazionale del 18% e del 50% registrato nella Provincia autonoma di Trento. Questo dato evidenzia una scarsa alfabetizzazione digitale e una limitata sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza del Fse per migliorare l’accesso ai servizi sanitari.
Anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta in Sicilia registrano tassi di utilizzo inferiori alla media nazionale: il 92% ha effettuato almeno un accesso al Fse tra giugno e agosto 2024, mentre altre Regioni raggiungono il 100%. Per i medici specialisti, il dato scende ulteriormente, con il 73% degli operatori abilitati, un valore al di sotto della media nazionale del 76%.
Le criticità
“Credo che la principale ragione di questi risultati, in primis, sia la mancanza di un’armonizzazione delle normative a livello nazionale, che ci impedisce di essere veramente competitivi a livello europeo“, sottolinea la Tardino. Tuttavia, a questo si aggiungono altre criticità che penalizzano profondamente l’Isola.
Tra i principali problemi, la Tardino evidenzia anche:
- infrastrutture inadeguate: la mancanza di una rete digitale capillare e di strumenti tecnologici avanzati rappresenta un ostacolo all’adozione diffusa del Fse;
- burocrazia e formazione del personale sanitario: processi burocratici complessi e una formazione insufficiente del personale medico e amministrativo rallentano l’implementazione del Fse e l’utilizzo efficace degli strumenti digitali;
- alfabetizzazione digitale insufficiente: molti cittadini siciliani, soprattutto nelle fasce più anziane e vulnerabili, non hanno le competenze necessarie per utilizzare strumenti digitali complessi come il Fse;
- bassa fiducia nella sicurezza dei dati: i timori legati alla privacy continuano a limitare l’espressione del consenso alla consultazione dei dati sanitari, fermo al 41% a livello nazionale, ma significativamente più basso nel Sud Italia.
Le azioni da intraprendere
“Il fascicolo elettronico europeo è stato introdotto con due obiettivi principali: uniformare la legislazione tra i Paesi membri e rendere la vita dei cittadini europei più semplice“, ribadisce l’ex eurodeputata.
“Pertanto, per affrontate le criticità vi è l’urgenza di rafforzare le infrastrutture digitali regionali, standardizzare i processi e avviare campagne di sensibilizzazione per cittadini e professionisti sanitari – aggiunge – .Inoltre, la dematerializzazione della ricetta bianca, rappresenta un ulteriore incentivo per l’utilizzo del Fse, rendendolo uno strumento più pratico e integrato nella gestione quotidiana della salute“.
“Mi auguro che la Regione Siciliana si impegni a uniformarsi alle infrastrutture nazionali ed europee. Abbiamo molte risorse, come giovani talenti nel campo dell’informatica e della digitalizzazione, che possono aiutare a costruire un sistema sanitario più efficiente e moderno – conclude -. Non perdiamo la speranza di avere una sanità all’avanguardia anche in Sicilia”.
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