CONFLITTI, Ucraina. Gaza adombra la guerra in Europa, nella quale la Russia annaspa

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a cura di Ciro Maddaloni, esperto di e-government internazionale; pubblicato da “Giornale Diplomatico” il 21 gennaio 2025,  https://www.giornalediplomatico.it/gaza-adombra-la-guerra-in-ucraina-ove-la-russia-annaspa.htmI terribili eventi che si stanno succedendo in Medio Oriente, in Siria con la caduta di Bashar al-Assad e in Israele, con le infinite trattative per una fragilissima tregua e il rilascio sbilanciato degli ostaggi, hanno distolto l’attenzione della pubblica opinione mondiale dal conflitto in Ucraina, che non è una guerra dimenticata, ma come accade spesso, la gente preferisce parlare delle novità e non delle situazioni stagnanti.

MASSACRO E STALLO

Ma, cosa sta succedendo nella Federazione Russa attualmente? Qual è la situazione reale della guerra quasi dimenticata in Ucraina? Malgrado le parole degli assertori della vittoria di Putin «avrebbe già vinto la guerra», la realtà non è così semplice come si vorrebbe far credere. In quasi tre anni di conflitto nulla sta andando secondo i piani e le intenzioni iniziali del Cremlino. L’inflazione in Russia è al 35%, il Fondo patrimoniale nazionale è vuoto, non ci sono soldi per pagare i soldati, le scorte di armi sovietiche sono praticamente esaurite e Mosca si vede costretta a implorare Iran e Corea del Nord al fine di ottenere munizionamento e missili. Per giunta, sono centinaia di migliaia i soldati russi mutilati o rimasti uccisi al fronte.

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UNA SITUAZIONE NON CERTO ROSEA

L’Ucraina ha iniziato a colpire in profondità il territorio russo: installazioni militari, depositi di armi e raffinerie. La gente, anche in Siberia, inizia a preoccuparsi temendo che la guerra possa arrivare anche a casa loro e Mosca, per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, ha dovuto annunciare la mobilitazione generale. L’armata di Putin ha già utilizzato diecimila missili tratti dalle riserve di cui disponeva, ma non è riuscita a distruggere la rete elettrica ucraina, aspetto che lo stesso inquilino del Cremlino aveva ammesso essere il suo primo obiettivo, necessario a piegare la resistenza e la resilienza del popolo ucraino. A causa delle sanzioni internazionali l’industria petrolifera russa ha registrato una fortissima contrazione e, a seguito degli attacchi delle forze di Kiev alle raffinerie, comincia ad avere difficoltà perfino a rifornire di carburante l’esercito per continuare i combattimenti.

FAME AL FRONTE

In un dialogo intercettato dall’intelligence ucraina è emerso come i russi non siano più in grado di rifornire di cibo le loro posizioni avanzate al fronte e Kiev afferma che i soldati russi stanno morendo letteralmente di fame. Non ci sono droni per assicurare i rifornimenti, né personale per le rotazioni dei militari in prima linea. Nelle intercettazioni si sente un soldato russo dire: «Tutti sono storditi e indeboliti dalla fame e non hanno forza neanche di uscire dalle trincee. Pensate che uno o due cioccolatini possano salvare sei persone?», essi implorano poi il loro comando di comunicargli cosa fare. Dopo quasi tre anni di guerra totale Mosca non è riuscita a occupare alcuna nuova regione dell’Ucraina e neppure alcuna grande città.

LA GUERRA DELLE CITTÀ

Donetsk e Lugansk, nella regione orientale del Donbass, erano state occupate nel 2014 dai separatisti filorussi, mentre Mariupol e Sloviansk, importanti centri urbani della regione, erano state coinvolte nel conflitto e occupate parzialmente o per limitati periodi di tempo. In ogni caso le forze armate di Kiev controllano ancora l’80% del loro territorio. Nel mentre, da sei mesi l’Ucraina ha invaso la regione russa di Kursk e Mosca non riesce neppure a liberare il proprio territorio nonostante siano sopraggiunti contingenti di truppe nordcoreane in suo aiuto. Intanto, la NATO ha aggiunto milletrecento chilometri al suo confine con la Federazione Russa, questo poiché Finlandia e Svezia hanno deciso di abbandonare la loro tradizionale neutralità e di aderire all’Alleanza Atlantica.

ARMI E GAS

L’Ucraina si è approvvigionata di armi tecnologicamente avanzate e moderni sistemi di difesa aerea prodotti in Occidente, qualitativamente superiori ai materiali russi. Nel frattempo Mosca ha perduto il lucroso mercato europeo del gas e sta perdendo quelli del petrolio, ovunque nel mondo. Non solo: ha pure perso in pochi giorni le sue basi militari in Siria, senza riuscire a salvare dalla rivolta popolare il regime dittatoriale del suo protetto Bashar al-Assad. Non ultimo le truppe russe sono state cacciate dal Nagorno-Karabakh dall’Azerbaigian. Il Paese è in grave difficoltà a causa delle sanzioni e del surriscaldamento dell’economia, fattore esclusivamente dovuto alla militarizzazione delle industrie nazionali, interamente indirizzate alle produzioni belliche. Il tasso di interesse di base della Banca centrale è del 21%, i mutui per la casa sono a oltre il 30%, i prestiti al consumo al 40-50 per cento.

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LA «ZAMPA» DEL DRAGONE E IL VETERANO DEL VIETNAM

Quasi un milione di giovani russi, istruiti e con qualifiche appetibili sul mercato, sono fuggiti all’estero per evitare di venire arruolati e mandati al fronte a combattere. Intanto, la dipendenza dalla Cina Popolare è aumentata notevolmente e, per contro, il peso internazionale dell’Ucraina è salito alle stelle. I russi sono sempre più i paria del mondo, hanno perso «l’aureola» di potenza militare e si trovano a fare i conti con un arsenale ormai depauperato, che richiederà sacrifici titanici e decenni di tempo per venire ripristinato. Insomma, le cose non stanno andando bene a Vladimir Putin e, se spera nella benevolenza di Donald Trump, lo fa invano. L’inquilino della Casa Bianca già oltre un mese fa aveva nominato Joseph Keith Kellogg quale inviato speciale per l’Ucraina e la Russia. Un veterano della guerra del Vietnam che non nutre «grandi simpatie» per i russi. A breve si assiterà quale piano di pace proporrà Kellogg, con l’auspicio che conduca finalmente a una pronta e giusta risoluzione del conflitto.



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