Eolico, raccolte oltre 6500 firme contro le pale sull’Appennino

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Ben 6599. E’ il numero dei cittadini che hanno messo nero su bianco il loro dissenso all’installazione di 69 pale eoliche sull’Appennino tra i comuni di Foligno, Trevi, Sellano, Valtopina, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, cui si aggiungerebbero i 32 previsti nei comuni marchigiani limitrofi. Lo hanno fatto firmando la petizione “No agli impianti eolici nell’Appennino. Difendiamo l’Umbria Cuore verde d’Italia”, con cui nelle scorse settimane cittadini e associazioni del territorio hanno serrato i ranghi nella battaglia contro gli otto progetti di impianti industriali eolici che “solo nell’ultimo anno sono stati depositati al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e presso la Regione Umbria” come ricordano i coordinatori della raccolta firme che tra banchetti fisici e piattaforma online, ha chiamato a raccolta ben 6599 cittadini contrari, di cui 700 non residenti in Umbra.

“Risultati significativi” per gli organizzatori, che in queste settimane hanno accompagnato la raccolta firme con “iniziative e interventi – sottolineano- volti a un’informazione diffusa, esaustiva e trasparente e a dare voce alle preoccupazioni e istanze del territorio”. La petizione ora è stata depositata all’Assemblea legislativa della Regione Umbria, cui i sottoscrittori “chiedono – si legge nella nota diffusa – di proteggere l’Appennino dalle conseguenze irreversibili dell’installazione di impianti eolici e industriali e di opporre alle suddette criticità risposte efficaci, sostenibili e socialmente eque, attraverso una pianificazione di settore strategica e lungimirante”. E tra le richieste dettagliate nel documento c’è ovviamente quella di individuare con la legge regionale “le aree idonee e non idonee” all’installazione degli impianti eolici, dichiarando non idonea “l’intera fascia dell’Appennino umbro-marchigiano”.

Ma cosa prevedono nel dettaglio i progetti? A spiegarlo sono gli stessi coordinatori della petizione, documenti alla mano: “oltre 100 aerogeneratori tra i 180 e i 200 metri di altezza e potenza unitaria media di circa 5 megawatt ciascuno dei quali richiede decine di pilastri con profondità di almeno 30 metri”. L’installazione comporterebbe “ingenti e irreversibili movimenti terra” per la costruzione di piattaforme, piazzole di servizio in cemento, nuove strade di accesso, cavidotti e aree di stoccaggio. Il tutto “con deforestazioni, – spiegano- tagli di versante che causeranno in un territorio a elevato rischio sismico, un’alterazione della geomorfologia”.

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Non solo, viene sottolineata altresì la concentrazione dei progetti “in una ristretta porzione della dorsale appenninica, pari al 2,5% del territorio regionale – spiegano – sulla quale ricadrebbe l’onere di coprire il 20% dei 1756 mw di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili che l’Umbria, ai sensi del dm 21 giugno 2024, dovrà assicurare entro il 2030”.

A preoccupare in particolare è “l’alterazione permanente” del territorio montano e collinare, con le ricadute sull’integrità ambientale e paesaggistica, la biodiversità, e “l’inestimabile patrimonio storico-archeologico”. “Compromesse sarebbero le prospettive di sviluppo economico-sociale delle aree montane -spiegano- e vanificate le politiche tese a combattere lo spopolamento, a sostenere le attività agricole e il settore turistico”. Per i sottoscrittori la transizione ecologica “non deve essere lasciata alle proposte “mordi e fuggi” di singole società ma deve essere oggetto di una valutazione territoriale complessiva” delle istituzioni nazionali e regionali, ed “esclusiva pertinenza del governo pubblico”. 

Le richieste alla Regione

Nel dettaglio, sono cinque le istanze contenute nella petizione consegnata in Regione. Ecco i punti: 

– assicurare un processo legislativo trasparente e frutto di un vero e proprio esercizio di concertazione collettiva che preveda la partecipazione attiva dei singoli, delle associazioni e delle comunità locali

raggiungere un equilibrio tra gli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili e la protezione dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità, con l’individuazione, nella Legge Regionale, principalmente delle aree Non Idonee e quindi delle Aree Idonee

– assicurare che la lotta al cambiamento climatico, la decarbonizzazione e la transizione ecologica siano il risultato di una pianificazione di settore e non dipendano dalle scelte arbitrarie e unilaterali di imprese private che con un’azione speculativa perseguono esclusivamente i propri interessi economici

– dichiarare l’intera fascia dell’Appennino umbro-marchigiano quale area NON Idonea alla realizzazione di impianti eolici e in particolare di quelli di grande e media taglia

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– promuovere soluzioni energetiche integrate con il paesaggio e volte a soddisfare le esigenze delle comunità locali (Comunità Energetiche Rinnovabili) e utilizzare prioritariamente aree già destinate ad attività industriali e logistiche quali ad esempio capannoni industriali e parcheggi



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