Sostanze chimiche pericolose rilevate in alcune fontanelle pubbliche. Il 79% dei campioni in Italia positivi ai Pfas, con valori preoccupanti nelle Marche.
Il monitoraggio di Greenpeace sulle acque potabili
Greenpeace ha recentemente pubblicato i risultati di un monitoraggio sull’acqua potabile in Italia, evidenziando la presenza di Pfas, composti chimici industriali considerati pericolosi per la salute umana.
Queste sostanze, che non esistono in natura e vengono prodotte dall’industria, sono state rilevate in un campione di 260 prelievi effettuati in 235 città italiane.
I risultati, secondo l’organizzazione, sono preoccupanti: il 79% dei campioni è risultato positivo a una o più sostanze appartenenti al gruppo dei Pfas.
L’indagine, focalizzata sulle fontanelle pubbliche, mette in luce la presenza di queste sostanze nell’acqua che quotidianamente utilizziamo.
Le Marche, come altre regioni italiane, non sono immuni a questo problema.
In questo articolo, esploreremo i dettagli del monitoraggio condotto nella regione, che ha evidenziato un numero significativo di campioni positivi e ha portato alla luce alcuni valori che potrebbero destare preoccupazione.
Cosa sono i Pfas e perché sono pericolosi?
I Pfas (per- e polifluoroalchilici) sono una famiglia di composti chimici ampiamente utilizzati in vari prodotti di consumo e in processi industriali, grazie alle loro proprietà di resistenza all’acqua, agli oli e alle alte temperature.
Si trovano comunemente in articoli come scarpe, vestiti impermeabili, padelle anti-aderenti e anche nelle schiume antincendio.
La loro presenza nelle acque potabili è preoccupante perché queste sostanze non si degradano facilmente nell’ambiente, accumulandosi nei corpi acquatici e, infine, nell’organismo umano.
La pericolosità dei Pfas è legata principalmente al loro effetto sulla salute.
Alcuni composti di questa famiglia sono interferenti endocrini, in grado di alterare il normale funzionamento ormonale. Inoltre, sono associati a danni al fegato, alla tiroide e, in alcuni casi, a forme tumorali.
Sebbene la legislazione europea stia iniziando a regolare la presenza di queste sostanze nelle acque potabili, la situazione rimane preoccupante, poiché i parametri fissati sono ancora ritenuti troppo permissivi da Greenpeace.
Il monitoraggio nelle Marche: i risultati e le preoccupazioni
Il monitoraggio effettuato da Greenpeace nelle Marche ha rivelato risultati significativi.
Su 12 campioni raccolti, ben 10 sono risultati positivi alla presenza di almeno una sostanza del gruppo dei Pfas.
I comuni di Civitanova, Fermo e Ancona hanno mostrato i risultati peggiori.
Tuttavia, Greenpeace sottolinea che, sebbene la presenza di Pfas sia stata rilevata in molti campioni, i valori rilevati sono generalmente molto bassi, e in molti casi non superano i limiti di legge fissati dall’Unione Europea.
Civitanova Marche e Fermo, in particolare, hanno registrato le concentrazioni più alte.
Le fontanelle pubbliche di queste due località hanno mostrato valori superiori alla media, sollevando interrogativi sulla qualità dell’acqua che arriva ai cittadini.
Al contrario, i campioni di Macerata e Falconara sono risultati negativi, indicando un’infezione meno diffusa o comunque limitata.
Nonostante la concentrazione relativamente bassa di Pfas in alcuni campioni, Greenpeace ha sottolineato che la presenza di queste sostanze è comunque un allarme. “Anche in quantità ridotte, i Pfas possono accumularsi nel corpo umano nel tempo, con effetti dannosi a lungo termine,” ha spiegato Giuseppe Ungheresi, rappresentante di Greenpeace.
Ancona: tra i valori più alti in Italia
Un caso particolarmente preoccupante riguarda il comune di Ancona, che figura tra i primi tre in Italia per la presenza di Pfos, una delle sostanze chimiche del gruppo dei Pfas, considerata potenzialmente cancerogena.
Il campione prelevato ad Ancona ha mostrato una concentrazione di 5.3 nanogrammi per litro.
Sebbene questo valore possa sembrare relativamente basso, in paesi come gli Stati Uniti e la Danimarca, una simile concentrazione potrebbe essere sufficiente per dichiarare l’acqua non potabile.
Questo fatto pone in rilievo la necessità di una regolamentazione più severa e di una maggiore attenzione al monitoraggio delle risorse idriche in Italia.
La legislazione e le richieste di Greenpeace
Ad oggi, la presenza dei Pfas nelle acque potabili non è regolamentata in modo adeguato.
Solo all’inizio del prossimo anno entrerà in vigore una direttiva europea che imporrà parametri specifici per la presenza di Pfas nelle acque.
Secondo Greenpeace, i limiti fissati dalla nuova normativa sono troppo alti per garantire la sicurezza dei consumatori.
L’organizzazione ha sollecitato da tempo una legislazione più rigorosa, chiedendo che l’uso dei Pfas venga vietato e che le autorità pubbliche siano obbligate a monitorare costantemente la qualità delle acque. “Gli enti pubblici hanno il dovere di proteggere la salute dei cittadini, e questo implica un monitoraggio completo delle acque potabili e un’azione più incisiva contro l’inquinamento da Pfas,” ha affermato Ungheresi.
Conclusioni e prospettive future
I risultati del monitoraggio condotto da Greenpeace nelle Marche e in altre regioni italiane evidenziano una realtà preoccupante: la contaminazione delle acque potabili da parte dei Pfas è un fenomeno diffuso, anche se spesso a concentrazioni relativamente basse.
La scoperta di livelli significativi di Pfas, soprattutto in alcune aree come Civitanova, Fermo e Ancona, solleva interrogativi sulla gestione delle risorse idriche e sulla protezione della salute pubblica.
Il monitoraggio delle acque potabili, sebbene fondamentale, non può essere un compito limitato a singole organizzazioni come Greenpeace.
Gli enti pubblici sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nel garantire la qualità dell’acqua che arriva ai cittadini, adottando misure più rigorose e monitorando costantemente la presenza di sostanze pericolose come i Pfas.
La lotta contro l’inquinamento da Pfas è solo all’inizio e richiede l’impegno di tutte le istituzioni e della società civile per garantire acque potabili sicure e salubri per tutti.
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