La loro divisa è il camice. Perché prima di essere carabinieri sono medici altamente specializzati. Sono gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina, uno dei quattro centri all’avanguardia di cui dispone l’Arma in tutta Italia. MessinaToday ha trascorso alcune ore all’interno della sede di via Monsignor d’Arrigo che ospita il Reparto dal 2017. Visto da fuori sembra un palazzo come tanti, ma dentro tutto cambia. Tra scale e corridoi in cui è facile perdersi ci sono sofisticati laboratori dove lavorano 75 professionisti. Si tratta di personale reclutato direttamente dalle università, specializzato in Chimica, Fisica, Ingegneria o Biologia.
Codice d’accesso: il dna
“Mai dare nulla per scontato”. Questo il motto del tenente colonnello Paolo Fratini che dal 2023 svolge il ruolo di comandante. È lui ad accompagnarci nel cuore del Reparto svelandoci le fasi più salienti delle procedure condotte nelle sei sezioni operative. Ogni sala ha singole caratteristiche e funzioni. Il nostro viaggio nel cuore del Ris inizia dal laboratorio adibito all’ispezione dei reperti che provengono dalle province siciliane e calabresi. Si accede solo se il proprio dna è registrato perché ogni tipo di contaminazione estranea va assolutamente evitata. Gli operatori, durante la nostra visita, stanno lavorando su un pantalone ritrovato sulla scena del crimine con l’obiettivo di ricavare e tipizzare i codici genetici. “Ogni reperto – spiega il tenente colonnello Enrico Di Luise – è foriero di una verità indiscutibile, l’abilità sta nel rendere l’informazione utile interpretabile dalla giustizia. Per questo utilizziamo strumentazione all’avanguardia”.
Dal pantalone alla busta. Su quest’ultimo oggetto si concentra la nostra attenzione una volta raggiunto il laboratorio Impronte. “Il contatto papillare – precisa il comandante Fratini – ha una notevole rilevanza investigativa. Illuminando il reperto con lunghezze d’onde variabili potremo ricercare le impronte in esso contenute”. E sempre al buio si utilizza il luminol, la sostanza più nota tra quelle in dotazione ai Ris. Vedremo come si utilizza per rinvenire tracce di sangue su un capo d’abbigliamento.
Le analisi sulle armi e sulla droga
E poi le delicate analisi sulle armi, spesso incentrata al recupero della matricola precedentemente abrasa dai criminali. Nella sezione Balistica si utilizzano particolari acidi per risalire al “numero di targa” che ogni arma possiede. Così spiega il capitano Gioele Caruso: “Riportiamo alla luce la vera identità di un fucile o una pistola”. In quelle stanze ci lavorava anche Alfio Ragazzi, il maresciallo caduto a Nassiriya nel 2003. Il ricordo dei colleghi va oltre le lapidi commemorative e le fotografie, passa anche dal vecchio microscopio comparatore esposto nel corridoio che porta ai laboratori della Balistica. Uno strumento che Ragazzi ha utilizzato fino a pochi giorni prima di morire.
Sui tavoli di lavoro non può mancare la droga. Lo stupefacente è senza dubbio il reperto con cui gli specialisti del Ris lavorano. MessinaToday ha assistito alle delicate procedure che consentono di quantificare il principio attivo e l’eventuale dose di hashish e marijuana frutto di sequestro. Il prodotto finale è una provetta contenente un liquido, l’estratto mediante solvente organico del materiale vegetale che compone lo stupefacente. Un servizio delicato e importante, fondamentale per le indagini condotte in Sicilia e Calabria per cui il Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina ha competenza territoriale.
“I Ris di Messina – spiega il comandante Fratini – insieme a quello di Parma, Roma e Cagliari, dà un contributo tecnico alle indagini svolte. La prova scientifica è sempre più determinante per i processi giudiziari, noi facciamo accertamenti che spaziano in quasi tutte le branche forensi. Siamo ufficiali con un percorso diverso rispetto ai colleghi della linea territoriale, veniamo reclutati tramite bando di concorso in base alla nostra formazione scientifica. Io ho ad esempio sono laureato in Fisica dal 1994, mi trovo qui dopo le esperienze ai Ris di Parma e Roma. Ai miei colleghi dico di non dare mai nulla per scontato, le nostre indagini ci permettono di trovare elementi che non avevamo valutato inizialmente”.
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