32 misure cautelari, tra cui uno psicologo e due avvocati [VIDEO]

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Dal Ser.D. dell’Asl Roma 2 sarebbero stati compilati certificati falsi per misure alternative di detenzione. Tra i beneficiari, un trafficante che ha continuato a gestire lo spaccio nella zona sud-est della Capitale.

Roma – Un’inchiesta condotta dai carabinieri, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha portato alla luce un sistema per favorire il rilascio di false certificazioni utili a far ottenere ai detenuti misure alternative alla detenzione all’interno del carcere romano di Rebibbia.

In base alle carte dell’inchiesta, ad agire sarebbe stata un’organizzazione all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2, operante nel penitenziario, con a capo uno psicologo. Nell’ambito di questa indagine, i carabinieri, in collaborazione con la polizia penitenziaria, hanno eseguito quattro arresti cautelari. In un altro filone dell’inchiesta, 28 individui sono stati sottoposti a misure cautelari per reati di detenzione illegale e associazione finalizzata al traffico di droga.

La mente del sistema, lo psicologo finito agli agli arresti domiciliari, consentiva ai detenuti di accedere a misure alternative alla detenzione sulla base di certificazioni false che attestavano abuso di sostanze stupefacenti o condizioni psicologiche compromesse. Inoltre, l’inchiesta ha portato all’arresto di 28 persone accusate di traffico di droga, a partire dal monitoraggio di un detenuto di spicco nel narcotraffico romano, il quale avrebbe intrattenuto legami con lo psicologo del Ser.D.

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Le indagini hanno rivelato che, nonostante la sua detenzione, il narcotrafficante, grazie anche alla complicità di due avvocati (uno dei quali è stato arrestato), continuava a gestire un’associazione per il traffico di stupefacenti, operante principalmente nelle zone sud-est di Roma, tra cui Tor Bella Monaca, Cinecittà-Tuscolano e Valle Martella a Zagarolo.

Nel dettaglio durante le attività, che hanno interessato diversi quartieri della città di Roma e alcune province sul territorio nazionale (Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo) sono stati inoltre notificati 5 avvisi di fissazione di interrogatorio preventivo (ex art. 291 co.1 quater c.p.p.) nei confronti di altrettanti ulteriori indagati (di cui 2 già detenuti per altra causa) ed eseguite complessivamente 44 perquisizioni.

Le investigazioni, avviate nel giugno 2017 e condotte in piena sinergia dai reparti investigativi operanti, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di sviluppare parallelamente due filoni di indagine, strettamente collegati tra loro.

In particolare, in una prima fase di indagini, poi terminata nel novembre 2020, personale del NIC – Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha raccolto gravi elementi indiziari in ordine alle dinamiche delittuose che si celavano dietro ad alcune anomalie riscontrate all’interno della Casa Circondariale di Roma Rebibbia, circa l’illecita concessione di benefici penitenziari ai detenuti (quali la prosecuzione dell’espiazione della pena con misure alternative alla detenzione e meno afflittive, quali il collocamento in comunità terapeutiche). A tal proposito sono stati raccolti gravi elementi indiziari circa l’esistenza, all’interno del Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’ASL Roma 2 operante presso la Casa Circondariale di Rebibbia, di un sistema, promosso in particolare da uno psicologo (destinatario di misura cautelare agli arresti domiciliari), finalizzato all’avvio dei detenuti a trattamenti terapeutici funzionali all’ottenimento di misure alternative alla detenzione, basate sulla redazione di mendaci certificazioni attestanti un abuso di stupefacenti/stato di tossicodipendenza o comunque precarie condizioni psicologiche.

In un’occasione è stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo della somma di € 1.000,00, da parte di un detenuto, in cambio della redazione – peraltro nei tempi dettati dallo stesso detenuto – di un’apposita relazione psicologica con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari.

È stato inoltre ipotizzato e circostanziato il rapporto intrattenuto dallo psicologo con alcuni detenuti – anche per il tramite di alcuni operatori volontari del Ser.D. – finalizzato a rintracciare “nuovi” detenuti da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro dall’Azienda Sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio suicidario dei detenuti.

Gli investigatori del NIC hanno inoltre raccolto gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un disegno criminoso escogitato dallo psicologo – anche con la complicità di altri professionisti sanitari – diretto a reperire fondi di natura pubblica (circa 100.000,00 euro) tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”, effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dai citati operatori volontari del Ser.D. su input dello psicologo. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata a seguito del riscontro di alcune anomalie circa l’organizzazione dell’associazione, ritenuta non “congrua e sostenibile” dal presidente della commissione giudicatrice.

La seconda fase di indagini, avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati nel marzo 2018 è scaturita proprio dal monitoraggio – all’interno del carcere di Roma-Rebibbia – di un detenuto, personaggio di spicco del narcotraffico romano, che si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Ser.D..

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Le risultanze investigative hanno consentito in breve tempo di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che il narcotrafficante, pur ristretto in carcere, grazie al determinante contributo di due avvocati, solo uno dei due arrestato, (incaricati di trasmettere messaggi e direttive da/per l’esterno e che si ipotizza abbiano anche introdotto nel carcere telefoni cellulari e sostanze stupefacenti) ha continuato a promuovere un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante perlopiù nel quadrante sud-est della Capitale (quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecittà-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo).

I successivi approfondimenti investigativi, svolti dai Carabinieri tramite pedinamenti, servizi di osservazione e attività tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, hanno consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di due distinte ed articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati: una con a capo il citato narcotrafficante, che ha visto la partecipazione, peraltro con ruolo apicale, anche di un altro importante narcotrafficante romano recentemente deceduto suicida, e l’altra che la riforniva, anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), con al vertice un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, sono state arrestate in flagranza di reato 7 persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 kg circa di cocaina, complessivi 1,5 kg di marijuana e hashish, 2 pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84.000,00 €.

Nel corso delle fasi operative dell’esecuzione delle ordinanze, questa mattina, a Tor Bella Monaca, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza, poiché trovato in possesso di 200 g di cocaina; in zona Nuovo Salario, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché trovato in possesso di 5 panetti di hashish per oltre 1 kg, 220 g. di marjuana e 7.000,00 euro in contanti; in un’officina di Torvajanica i Carabinieri hanno rinvenuto all’interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti € 69.940,00 in contanti e 3 Rolex per un valore complessivo di oltre € 160.000,00; in altri 3 obiettivi, i Carabinieri hanno sequestrato la somma in contanti di € 19.320,00 e altri due Rolex per un valore di circa € 30.000,00).



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