Dietro il belletto delle parole, il nuovo nucleare del ministro Pichetto Fratin è “sostenuto” piuttosto che “sostenibile” – Italia Libera

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Riparte l’ennesimo valzer politico per rimettere in moto l’energia nucleare già bocciata due volte dai referendum popolari del 1987 e 2011. E si comincia dal belletto sui vocaboli con cui presentare l’ennesima avventura atomica: abolita l’espressione “centrali nucleari” (troppi brutti ricordi…), si dà il via a «nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile». Economicamente molto costosa e fuori mercato, il testo governativo già prevede «l’attribuzione di eventuali forme di sostegno». Ma non sono gli imprenditori privati a fremere per costruire impianti e centrali? Torna in mente, al riguardo, la favoletta che la Tav (o il Tav, treno ad alta velocità) si sarebbe autofinanziata, a proposito di bugie di Stato. Via libera anche «alla costruzione e all’esercizio di impianti di fabbricazione e di riprocessamento del combustibile nucleare», decide il ministro in barba ad ogni «provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso, comunque denominato» 


◆ L’analisi di GIAN PIERO GODIO, Legambiente e Pro Natura del Vercellese

Nel testo (ufficioso, per ora) del Disegno di legge (Ddl) che sta per essere presentato dal Governo, campeggia il titolo “nucleare sostenibile”. Già, ma “sostenibile” per chi? Per i lavoratori che avranno a che fare con materiali radioattivi? Per i cittadini che saranno oggetto di rischi di incidenti e di scarichi di sostanze radioattive in atmosfera e nei corsi d’acqua? Per l’ambiente la cui radioattività sarà inevitabilmente aumentata e che dovrà custodire scorie ad alta radioattività come minimo per centinaia di anni che si rinnoveranno in continuazione? Per chi abiterà la terra dopo di noi, che si dovrà tenere queste scorie pericolose senza averne avuto alcun beneficio? Oppure, più verosimilmente, il nuovo nucleare sarà sostenibile per i padroni dei mega centri di informatica e dei mega impianti energivori, che hanno fame di sempre maggiori quantità di energia per arricchirsi sempre di più, e per i quali il testo prevede anche «l’attribuzione di eventuali forme di sostegno»?

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Curiosamente nel testo del Ddl non compare l’espressione “centrali nucleari”, forse troppo antipatica ai cittadini, ma in compenso si parla di «nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile». Non manca la previsione «della costruzione e dell’esercizio di impianti di fabbricazione e di riprocessamento del combustibile nucleare», come se non fossero bastati i rischi corsi in Italia con gli impianti di riprocessamento Eurex di Saluggia (Vc) e Itrec di Trisaia (Mt), per non parlare degli impiantì all’estero, tristemente famosi, come quello di La Hague (Francia) o quello di Sellafield (Gran Bretagna). Ad autorizzare tutti questi vari impianti nucleari sarà il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), con procedimenti che «sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso, comunque denominato», ad eccezione della Valutazione di impatto ambientale (Via), e che «costituiscono anche variante ai vigenti strumenti urbanistici».

La costruzione delle centrali nucleari è molto complessa e richiede lunghi anni di lavoro

Eppure, persino il Piano nazionale per l’Energia il Clima (Pniec) per la Valutazione Ambientale Strategica (Vas) − pubblicato nel sito governativo https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/10421/15391 − nell’avviso al pubblico che comunica l’avvio della consultazione, parla solo di «nucleare nella dimensione ricerca e innovazione». Nella lunga relazione che accompagna il testo del disegno di legge, si evidenzia invece il fatto che «l’energia nucleare genera emissioni di gas serra prossime allo zero nella fase di produzione», ma, come al solito, nulla viene detto delle emissioni di gas serra che sono dovute alla estrazione e all’arricchimento dell’uranio, alla costruzione della centrale, al suo smantellamento, alla costruzione e alla custodia dei depositi millenari. 

Si evidenzia anche che «l’Agenzia internazionale per l’energia ritiene che “ridurre drasticamente il ruolo dell’energia nucleare e della cattura del carbonio richiederebbe una crescita ancora più rapida del solare fotovoltaico e dell’eolico, rendendo più costoso e meno probabile il raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050”». Gli estensori della Relazione messa in mano al ministro Pichetto Fratin dimenticano, però, che in Italia non si tratta di ridurre il ruolo dell’energia nucleare, perché per nostra fortuna l’energia nucleare è stata messa alla porta da ben due referendum, nel 1987 e nel 2011, e le centrali nucleari andrebbero costruite completamente ex novo, così come tutti gli impianti nucleari necessari per farle funzionare. Si dimenticano anche che in Italia non abbiamo uranio disponibile, e men che meno abbiamo impianti per il suo arricchimento.

Los Alamos (Stati Uniti), 1949. Il primo reattore a neutroni veloci denominato “Clementine”

Per la relazione, però, i risultati dei due referendum non contano più, a seguito della «mutazione del quadro politico, e delle circostanze di fatto»! Nel Ddl si parla pomposamente di nucleare realizzato con «tecnologie modulari o avanzate»: a mio parere, i futuribili reattori di ennesima generazione potrebbero persino determinare esposizioni e rischi maggiori, come nel caso dei reattori a neutroni veloci raffreddati a piombo e bismuto fusi insieme. In questo caso, potremo ad esempio avere più corrosione e più difficoltà operative, pur senza che vi sia niente di particolarmente innovativo, tant’è che il primo reattore di questo tipo risale al 1949, si chiamava “Clementine” e  fu, appunto, il primo reattore a neutroni veloci raffreddato a metallo liquido (mercurio, allora), noto anche come reattore veloce al plutonio di Los Alamos, come mostra la foto qui a fianco. 

E poi c’è il maledetto Plutonio, e gli armamenti atomici. Le recenti notizie su una contaminazione radioattiva da plutonio e/o da americio presso il centro di ricerca Enea della Casaccia (Roma) hanno riportato l’attenzione su questi materiali radioattivi che hanno una vita lunghissima e una radiotossicità molto grande. Essi si formano mentre avviene la fissione nucleare, o spontaneamente oppure per scelta progettuale, come nei reattori a neutroni veloci a cui abbiamo precedentemente accennato. In qualsiasi modo si formi, il Plutonio è estremamente radiotossico, al punto che un solo milligrammo, se inalato, costituisce dose mortale; inoltre è molto duraturo, dato che la sua radioattività impiega 24.000 anni per dimezzarsi, ed è anche un materiale strategico per gli armamenti nucleari e per il terrorismo. E, parlando di guerra, non si può non ricordare come una centrale nucleare di qualsiasi tipo rappresenti in quel caso un vero e proprio bersaglio.

Fukushima, 11 marzo 2011. Disastro alla centrale nucleare giapponese

Conclusioni. Si potrebbe dire che negli anni ’50-’60 del secolo scorso non si avevano tutte le necessarie conoscenze per valutare i rischi e i benefici del nucleare, ma di certo oggi queste conoscenze le abbiamo tutte: abbiamo visto ciò che è successo a Three Mile Island, a Chernobyl, a Tokaimura, a Fukushima; abbiamo visto incidenti nucleari causati da eventi naturali, da errori umani e da guasti, abbiamo anche visto di cosa sono capaci il terrorismo e le guerre, abbiamo visto le problematiche generate dalla produzione nucleare nel nostro Paese. Ora sappiamo quali rischi comporta il nucleare e la sua millenaria eredità velenosa, e pertanto non abbiamo più attenuanti!

A tutti noi spetta invece costruire insieme un futuro energetico fatto di maggiore sobrietà, maggiore efficienza ed energia solare, ben sapendo che il nucleare è invece l’emblema di quella ingordigia consumistica che si basa sul sempre maggiore consumo di materia e di energia e che non può avere un futuro sostenibile davvero. Al Disegno di legge sul nucleare sostenibile possiamo rispondere senza esitazione: “No grazie, déjà vue”. E possiamo tornare a manifestare il nostro dissenso rispetto alle posizioni del governo, come abbiamo fatto con successo a Trino nel 1986, o come più recentemente abbiamo fatto in Val di Susa quando transitavano i treni con le scorie nucleari, oppure ancora come abbiamo fatto il 3 febbraio 2024, sempre a Trino, per scongiurare una incauta autocandidatura fatta dal sindaco per realizzare il purtroppo necessario deposito nucleare nazionale proprio in mezzo alle risaie, anziché in un luogo che possa costituire, per quanto possibile, il minor rischio per tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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