Giustizia, la piaga dei processi lenti: lo Stato ha risarcito ai veneti oltre due milioni di euro

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di
Alberto Zorzi

L’allarme carceri per il sovraffollamento e i troppi suicidi: «In un anno 8 morti, di cui 5 a Verona, 139 tentativi e 687 atti di autolesionismo»

Conto e carta

difficile da pignorare

 

È vero che il ministero negli ultimi mesi ha imposto uno sprint, che avrà forse ancora più effetto nell’anno appena iniziato. Ma fa impressione leggere, tra i dati dell’anno giudiziario, che nel 2024 la Corte d’appello di Venezia ha accolto 335 istanze nei procedimenti per la cosiddetta «legge Pinto», che punisce il ministero in caso di «violazione del termine ragionevole del processo»: lo Stato ha dovuto pagare, alla fine, oltre due milioni di euro per la «giustizia lumaca». La Corte ha accolto 137 istanze depositate nel corso di quest’anno, mentre le altre 198 riguardavano gli anni precedenti, con tre addirittura relative al 2016, incagliate nei meandri della burocrazia. Altri 360 mila euro sono invece stati liquidati a 13 persone (su 25, rigettate le altre 12 istanze) per ingiusta detenzione: in un caso un ex carcerato, che era finito dietro le sbarre per un errore giudiziario, ha ricevuto 90 mila euro.

I numeri delle carceri

Nel corso della cerimonia di sabato si è parlato molto anche del problema annoso delle carcere e del loro sovraffollamento. «Al 30 giugno scorso c’erano 2675 detenuti a fronte di 1947 posti, 728 in più della capienza regolamentare – ha spiegato il presidente della Corte d’appello Carlo Citterio – In un anno ci sono stati 8 suicidi, di cui 5 a Verona, poi 139 tentativi e 687 atti di autolesionismo. E spesso questo episodi tragici accadono negli istituti più sovraffollati, perché la pena espiata in queste condizioni ha un tasso di sofferenza eccessivo». «Stiamo facendo degli investimenti importanti – ha promesso il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari – proprio ieri (venerdì, ndr) abbiamo inaugurato una nuova ala al Due Palazzi di Padova, che dà più dignità ai detenuti. È in via di conclusione il nuovo istituto per minori a Rovigo. Inoltre stiamo rinforzando anche il personale, dalla polizia penitenziaria a educatori e psicologi. Serve formazione e lavoro e abbiamo avviato un piano di prevenzione dei suicidi».




















































Citterio aveva aperto citando la famosa frase dell’altro sottosegretario Andrea Delmastro sugli arrestati che non dovevano «respirare», ringraziando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver detto invece che «i detenuti devono potere “respirare” un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità». Anche l’avvocato Tommaso Bortoluzzi ha insistito su questo punto (ricordando che ben 69 suicidi in cella sono avvenuti proprio per soffocamento o impiccamento), ma poi ha anche riferito di un altro episodio finito nel tritacarne mediatico: il famoso colloquio in carcere tra Filippo Turetta, il killer dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e i suoi genitori. «Quale interesse processuale o informativo aveva, tanto più che è avvenuto in un momento in cui il ragazzo era ritenuto a rischio suicidio? Nessuno – ha accusato – Non spetta a me, ma le chiedo scusa, signor Turetta». Sovraffollato è anche il carcere di Treviso che ospita (o meglio dovrebbe, visto che in realtà ci sono anche maggiorenni) i minorenni: rispetto ai 12 posti previsti l’anno scorso si sono toccati picchi di 22 presenze.

Le mafie e la corruzione

Il procuratore generale Federico Prato ha rilanciato l’allarme sul tema della mafia, a cui il governatore Luca Zaia ha subito risposto. «È fondamentale non abbassare la guardia – ha detto Zaia – Questi fenomeni non sono da sottovalutare; noi non siamo addetti ai lavori ma siamo a disposizione di procure e forze dell’ordine». Un po’ di imbarazzo c’è stato quando Prato ha letto un passaggio, recependo le segnalazioni relative alle varie attività della procura, sull’inchiesta per tangenti sul Comune di Venezia. In prima fila c’era infatti il sindaco Luigi Brugnaro, che è indagato per corruzione, così come il suo braccio destro Morris Ceron, che era qualche sedia dietro.
«Negli ultimi tre anni, nel settore civile la Corte ha ridotto la pendenza del 30,3 per cento e più o meno tutti i tribunali, tranne Venezia che soffre per la questione dei ricorsi per la cittadinanza dei brasiliani – ha detto Citterio – Nel penale sono significative le percentuali di riduzione delle pendenze: in Corte del 31,6, a Padova del 44, Rovigo del 32». Anche in questo caso Venezia invece aumenta del 39 per cento: «colpa» soprattutto dei maxi-processi di criminalità organizzata.

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