Inchiesta Fanpage titoli comprati, il segreto di Pulcinella: lo scambio iniquo tra soldi e punteggio in graduatoria è una vecchia storia

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Leggo, su La Tecnica della Scuola del 24 gennaio 2025, due articoli dedicati alla trasmissione Piazza pulita, che la sera prima ha mandato in onda un‘inchiesta di Fanpage sullo scandaloso mercimonio di certificazioni atte a “generare” punteggi validi per l’inserimento nelle graduatorie dei docenti. I telespettatori hanno appreso che, con qualche migliaio di euro a disposizione, complici enti di formazione compiacenti, si possono acquistare “punti”, senza aprire un libro, senza studiare nulla e – dulcis in fundo – senza sostenere alcun esame. Nel servizio in questione, la giornalista di Fanpage “infiltrata” riusciva ad ottenere 22 punti (non pochi) in cambio di 3.600 euro. I commenti sul servizio, anche sui social, sono stati tanti e tutti – è naturale – scandalizzati.   Quello che, secondo me, riassume meglio la questione è molto breve: “Tutta Italia sa tutto da decenni”.

È vero: per chi si occupa di scuola, ieri Fanpage ha svelato il segreto di Pulcinella. Lo sanno tutti e nulla cambia. Intervenuta nella trasmissione di Formigli, anche l’ex ministra Lucia Azzolina ammette di averlo sempre saputo. Alla domanda che chiede conto del fatto che non si sia fatto e non si faccia nulla per frenare tali abusi, risponde che non è compito del  ministro intervenire. E perché mai il ministro, conosciuti tali misfatti, dovrebbe far finta di niente? Azzolina si vanta di aver promosso una formazione seria (?) e afferma che le circostanze le hanno impedito di procedere (?). Non vogliamo certo prendercela con Lucia Azzolina, la cui autodifesa, comunque, è davvero debole da tutti i punti di vista: qualcosa si può fare sempre, soprattutto se si è ministro dell’Istruzione. Per esempio, si può sollevare il problema e mettere un correttivo immediato a tale corruzione di piccolo cabotaggio, che però fa lucrare persone senza scrupolo.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ma lasciamo stare quello che Azzolina, né altri prima o dopo di lei, non ha fatto. E torniamo all’affermazione da cui siamo partiti: “Tutta Italia sa tutto da decenni”. Si trattava di voci di corridoio, di esperienze personali raccontate sottovoce ai propri amici cui si confidava, con un po’ di vergogna (forse) di aver acquistato un punto e mezzo a cinquecento euro? C’era un passa-parola fitto fitto tra precari, che vicendevolmente si lamentavano per il molto denaro speso al fine di acquisire punteggio? Insomma, si svolgeva, da parte di enti di formazione autorizzati a fornire certificazioni un commercio illecito sottobanco, complici gli acquirenti della “merce”?

E a nessuno veniva in mente che “gonfiare” in tal modo il punteggio in graduatoria era da sciocchi, che meglio sarebbe stato denunciare il tutto all’autorità competente invece di far lievitare gli introiti di gente poco onesta? No, non era il “pissi pissi bau bau”, il bisbiglio da corridoio – c’erano abbondanti commenti ed articoli in rete, contenziosi sempre aperti sul valore in punti da attribuire a quel corso o a questo.

La storia di tale inutile delirio, in cui però, sino ad ora, hanno avuto la meglio i furbastri, sarebbe complicata da scrivere. Basterebbe andare a rivedere un articolo de Il Fatto quotidianodel 6 settembre 2011, vale a dire 14 anni fa (ma anche qualche anno prima la situazione era la stessa) – sullo scabroso argomento. Titolo e occhiello: “Dispense scritte male con errori madornali” Ma sufficienti per avanzare in graduatoria. Corsi di perfezionamento, master, istituti spesso presenti solo online e sempre a pagamento: eppure basta essere accreditati al Miur per avere il diritto di assegnare punti ad aspiranti insegnanti che così possono scalare le classifiche e avvicinarsi (con maggiori facilità) all’assegnazione di una cattedra. Gli insegnanti che hanno partecipato (e pagato) dicono: “Una buffonata”.

Non credo ci siano altri commenti da fare su questo mercato che certifica crediti in cambio di denaro. Non credo nemmeno che il Ministro “non possa farci nulla”, come sostenuto da Azzolina. Perché qualsiasi Ministro, anche quello attuale, e per le specializzazioni per insegnare sostegno il titolare del dicastero dell’Università e della Ricerca, avrebbe tutte le giustificazioni, ad esempio, per verificare la qualità dei corsi – lavoro senz’altro impegnativo e faticoso – togliendo l’accreditamento agli enti che si comportano senza alcuna serietà e che agiscono unicamente in nome del profitto.

Ci preme mettere in evidenza ancora una volta che lo “scandalo” fatto esplodere dal servizio di Fanpage riguarda materia ben conosciuta da molti e anche pubblicamente denunciata più volte. Ripetere insistentemente “il re è nudo” può sollecitare le coscienze e, prima o poi, far nascere la giusta indignazione e infine spingere verso la soluzione di un problema? A me sembra piuttosto che far passare ciò che è vecchio per nuovo, ciò che è notorio per sconosciuto obbedisca allo spirito sensazionalistico che domina i nostri tempi e finisca col generare un fuoco di paglia pronto a spegnersi in un attimo. In ogni caso, spero di sbagliarmi.





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