Rassegna Stampa – Sinner numero unico: un anno d’oro. E ora non ha più limiti

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Il suo anno d’oro. Slam, Finals, il numero 1 e 65000 euro al giorno (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un anno rosso fuoco. Da Melbourne a Melbourne. Un’avanzata tumultuosa. un’eruzione inarrestabile di talento, determinazione, volontà, feroce rifiuto della sconfitta anche di fronte a destini avversi che parevano ineluttabili e ad avversari subdoli che si sono materializzati conte fantasmi fuori dal campo, dove non puoi mantenere il controllo delle tue azioni. Questa è l’Era Sinner, ci sono tre Siam vinti in 12 illesi a
certificarlo, il numero uno sigillato almeno fino alla primavera e un grande futuro davanti, perché La differenza tra Jannik e gli altri, in questo momento, ha scavato un solco incolmabile. Nel gennaio del 2021, la Volpe Rossa approdò a Melbourne sulla scia del trionfo in Coppa Davis, maturato grazie al successo in semifinale contro Djokovic nella famosa partita dei tre match point di seguito annullati al titano serbo. Quello rimarrà per sempre un punto di svolta della carriera da possibile intestatario di un’epoca, ma la consapevolezza va coltivata giorno per giorno col sudore della fronte e la passione per sé stessi e il proprio lavoro. E così una stagione bagnata al debutto dal primo successo agli Australian Open ha finito per svelare al mondo tra
campione travolgente come un carrarmato, ma con la grazia del
dominatore gentile. Successi, record, una cavalcata nelle praterie
della leggenda: 80 vittorie in 12 mesi con sole 3 sconfitte: un fantascientifico 93% di cui 60 sul veloce; nove tornei conquistati con
tre Major: 10 partite vinte contro top ten tra ottobre a ieri senza
perdere neppure un set. Una striscia impressionante; un’altra Davis. Nei 16 tornei disputati, ha sempre raggiunto almeno i quarti. Un percorso alla Federer: soprattutto si è arrampicato fino al numero 1, primato ottenuto il 10 giugno e ora sigillato almeno fino a marzo. Da quando è il re della
classifica ha ottenuto 47 vittorie su 50 (il 94%), come solo Connors
e Borg. Insomma, a 23 anni Jannik é già sulla scia dei fenomeni
che hanno scritto la storia del suo sport e con 38 milioni di euro sul
conto, più di 23 guadagnati solo negli ultimi 12 mesi. […]

Numero unico (Paolo De Laurentiis, Corriere dello Sport)

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Tre finali Slam e tre vittorie, numero 1 del mondo da giugno scorso. Anzi numero unico: nessuno nello sport di oggi vince come Sinner. In un mondo in cui il prima e il dopo (meglio se urlato, ancora meglio se trash perché fa più traffico sul web) conta quasi più dell’evento stesso, Jannik rimette a posto le cose derubricando qualsiasi attacco frontale con un’alzata di spalle martellando sempre e solo in campo. Di Kyrgios è inutile parlare ancora, Djokovic che si coccola il bizzoso australiano (un buon modo per riconquistare Melbourne senza tornare a parlare dei pasticci dell’era Covid) e fa il tifo per Zverev viene liquidato in 10 secondi […], la Bild – autorevole (?) giornale tedesco che alla vigilia della finale gli linciato banalmente del dopato, sostenendo che il vero numero 1 sarebb proprio Zverev – probabilmente non l’ha neanche letta.

Tre set a zero, partita mai in discussione e tanti saluti. In tutto questo c’è un’ulteriore evoluzione nel modo in cui Sinner affronta e vince i grandi tornei. La lucidità dei numeri uno, che dosano le energie fisiche e mentali in base alle esigenze. Impossibile giocare uno Slam sempre al 100% e allora in queste due settimane lo abbiamo visto accettare di soffrire contro avversari non di primo piano, sa pendo che dopo un set, un set e mezzo, sarebbero crollati. Oppure poco conosciuti e quindi poco studiati: qualche game per prendere le contromisure e poi via in discesa. Contro il vero big Zverev è comunque il numero 2 del mondo – non c’è stata storia. Al tedesco non ha concesso palle break: sul suo servizio gli
ha fatto fare tre punti nello stesso game solo in due occasioni. Una mattanza. […]

Sinner, cose dell’altro mondo (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Il momento in cui atterra il povero Zverev con l’ultimo cazzotto di rovescio, concedendosi un istante di estasi a occhi chiusi. […]. L’abbraccio all’antieroe sconfitto […] oppure al fratello Mark, che non l’aveva mai visto conquistare uno Slam. […] O forse la dedica al coach Darren Cahill, che si ritirerà a fine anno […]. Non è facile scegliere una
polaroid di questa avventura di Jannik Sinner dall’altra parte del mondo, un viaggio lungo sette incontri, due set perduti in tutto il torneo e nessuna palla break concessa in finale alla maniera di Sampras (Wimbledon ’95), Federer (Wimbledon 2003) e Nadal (Us Open 2017), cioè dei grandissimi.

Ha sofferto con Rune per un virus raccattato per strada, ha avuto i crampi per la tensione con Shelton, ha umiliato De Minaur nei quarti e Zverev in finale, una lezione di tennis a un avversario in totale confusione tattica (come si può pretendere di battere il n.1 aspettando i suoi errori?), che alla fine aveva la faccia di chi ha visto un fantasma. Quell’ossesso è nato a Sesto Pusteria, dove tornerà la seconda coppa consecutiva dell’Australian Open, a haus Sinner, insieme a quella dell’US Open. […] Un anno dopo, i riferimenti sinneriani non sono cambiati. Lavoro, famiglia, margini di crescita. Beve un sorso di champagne, promette che festeggerà il terzo Major a 23 anni come si deve (Alcaraz ne ha quattro e dorme preoccupato), però ragiona di paragoni, superfici, atteggiamento. Non gli è servito strafare, come l’anno scorso quando Medvedev lo costrinse alla rimonta col cuore in gola. […]

Perché Jannik non ha più limiti (Vincenzo Santopadre, La Stampa)

Che cosa ci può stupire ancora di quel fenomeno chiamato Jannik Sinner? Lo abbiamo già detto, ma lo ripetiamo: la sua “zampillante” voglia di migliorarsi. Già agli US Open i progressi erano evidenti, ma non per questo si è fermato. Poi ogni volta che in un match c’è un momento topico, decisivo, lui ha un radar infallibile per accorgersene e alzare il livello. E questa qualità che fa di te “un giocatore”, come si dice in gergo, e credo che molto del merito sia di Simone Vagnozzi. È una qualità che si allena, ma che Sinner abbina ad una freddezza impressionante Jannik sa sempre essere se stesso, cioè darsi un ordine di gioco e adattarlo alla situazione ad esempio facendo giocare qualche diritto in più a Zverev o
fargli qualche palla corta. A mio parere, infatti, è la tattica il lato dove Jan ha fatto più progressi. La domanda ora e dove può ancora migliorarsi? Il suo obiettivo ora diventa vincere il Roland Garros e Wimbledon, quindi deve trovare tempi di gioco che sono. Un pizzico diversi da quelli che usa magistralmente sul cemento e indoor.

Si tratta, conoscendolo, di avere solo un po’ di pazienza. Pensare a dove può arrivare Jannik a questo punto mette i brividi. Abbiamo sempre detto che ciò che hanno fatto Federer, Nadal e Djokovic è irripetibile, fuori da qualsiasi immaginazione. Ma il pensierino Jannik ce lo sta mettendo. Del resto se può vincere tornei dello Slam lasciando per strada uno o due set vuol dire che la distanza con la concorrenza non solo non cala, ma sta addirittura aumentando.

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Infine la questione del sostituto di Cahill, che a fine anno smetterà (sempre che Jannik non gli faccia cambiare idea). Non è facile da trovare, perché oltre ad avere grande esperienza per incastrarsi bene con il team dovrà avere grande sensibilità, saper dare il suo contributo restando al proprio posto come sa fare benissimo Cahill. Becker, Agassi, McEnroe? Mi sembrano troppo “ingombrati”. A mio parere i candidati più probabili sono Magnus Norman, che però è un “freddo”, e Carlos Moya, che da latino può trovarsi bene al fianco di Vagnozzi.





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