Attacchi, polemiche e accuse. Il ricordo come arma di offesa

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Nella Giornata della Memoria, quest’anno attraversata dalle polemiche più paradossali dalla sua istituzione, la premier Meloni riesce a parlare di «complicità del fascismo» nello sterminio di ebrei voluto da Hitler. Un messaggio meno fumoso del solito quando è obbligata a fare riferimenti al fascismo, ma è difficile farlo passare per una reale svolta, come fanno notare gli storici.

LA GIORNATA si è svolta tra pesanti polemiche e accuse incrociate (tra sionisti di estrema destra e Ong, tra alcune comunità ebraiche e l’Anpi e altre tra le stesse comunità ebraiche) ed è in questo contesto che Meloni si è trovata a commemorare la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, affermando che il «piano condotto dal regime hitleriano in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni». Il concetto è, per una volta, palese ma le parole sembrano scelte con cura per minimizzare il ruolo del regime di Mussolini. Lo nota la storica Anna Foa che ritiene «il termine complicità un po’ vago, è qualcosa in più: è deportazione fatta per i tedeschi». «È nota a tutta la storiografia che gli arresti e le deportazioni, dopo il 30 novembre del 1943, in Italia, sono stati affidati tutte agli italiani» sottolinea Foa. Per la storica se il discorso di Meloni rappresenti una svolta rispetto alla vocazione nostalgica della destra «non è chiaro» ma, dice, «credo che c’entri qualcosa con la conflittualità di cui è stato circondato quest’anno il Giorno della Memoria, con il richiamo a Gaza e alle accuse di genocidio e con la posizione di una parte del mondo ebraico che mette a rischio la memoria».

IN EFFETTI già la settimana precedente alle commemorazioni era stata scandita da polemiche che il turbinio di eventi istituzionali di ieri non è riuscito a mettere in secondo piano. E lo si è capito già dall’alba. Nella notte, a Roma, sono stati proiettati sulla Piramide Cestia (a piazzale dei Partigiani) e sulla sede della Fao dei cartelli gialli con la scritta: «Se Israele avesse bombardato i treni per Auschwitz, vi sareste schierati con Hitler. Ipocrisia e antisemitismo le vostre bandiere. Buon giorno della memoria». I destinatari sono chiari e sono indicati a fianco, con la storpiatura dei nomi: Amnesty International diventa Amnesy, Emergency è chiamata Hypocrisy e poi Anpi, Croce Rossa, Medici senza frontiere. La Digos sta indagando sugli autori, ancora ignoti. Ma se non rivendicazioni, sui social, sono arrivati quantomeno messaggi di giubilo per l’iniziativa.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

COME QUELLI DI Progetto Dreyfus, portale di informazione sionista di destra, che applaude al «forte messaggio di denuncia nei confronti dell’ipocrisia delle Ong e dell’Anpi», colpevoli di «campagne social» attraverso le quali «bombardano gli utenti raccogliendo fondi e sfruttando la pietà con accuse di genocidio e crisi umanitaria, indirizzando odio a senso unico verso Israele».
Non solo: per l’associazione sionista di destra Ong e Anpi «si sono rese portavoce di accuse inesistenti mentre collaboravano con Hamas». I soggetti accusati, naturalmente rispondono. «Tra i tanti usi indebiti del logo di Amnesty International questo è il più ignobile di tutti», commenta il portavoce della Ong, Riccardo Noury mentre per Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana si tratta di «un gesto che lascia basiti». Per l’Anpi, sotto attacco su più fronti, è «vile e provocatorio delirio che si qualifica da sé». Emergency annuncia di star valutando «un’azione legale contro ignoti con le organizzazioni che lo riterranno opportuno per le scritte diffamatorie».

A PARTE LA FIOM non arriva molta solidarietà alle organizzazioni umanitarie, mentre si fanno sentire quanti non sconfessano l’azione degli ambienti sionisti di estrema destra e anzi provano a giustificarla. «Credo che un dolore forte faccia scrivere determinate cose, è una risposta alla distorsione che subiamo ogni giorno», ha detto la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, seguita da Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma che legge nell’azione di Piramide «una reazione comprensibile».

INTANTO, DOPO il rifiuto di partecipare a eventi in cui fosse presente anche l’Associazione degli ex partigiani, alcuni rappresentanti della comunità ebraica hanno continuato a polemizzare con l’Anpi. «Ho avuto anche io la tessera – dice il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – ma l’Anpi è una galassia dove alcuni leader si sono dimenticati gli scopi istituzionali e fanno battaglie che li contraddicono». Più duro ancora Alexander Meloni, rabbino capo di Trieste, per il quale «l’antisemitismo più pericoloso e più attivo viene dalle sinistre». Immediata la replica del presidente dell’Anpi, Pagliarulo: «L’associazione ha sempre la stessa linea: due popoli in due Stati. È evidente che le cose cambiano, ma non per colpa dell’Anpi», rinnovando l’invito al rabbino capo di Roma e tutta la comunità ebraica «a un chiarimento fraterno».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link